Oggi, gli analisi più onesti si sforzano
di leggere gli eventi in termini tradizionalmente geopolitici riconoscendo le
ragioni del risentimento russo, dopo il tradimento – da parte degli Usa – risalente ai tempi dei Bush: non
era affatto previsto (anzi: era solennemente vitetato) che la Nato venisse
estesa ai Paesi Baltici, alla Polonia, a Romania e Bulgaria. Figurarsi poi
all’Ucraina. Negli ultimi decenni, la Russia è stata costantemente accerchiata
e attaccata: in Cecenia e nel Daghestan, in Georgia, in Siria. La minaccia –
spesso affidata anche a manovalanza terroristica – ha scosso l’Armenia, si è introdotta
in Kazakhstan; la stessa mano ha tentato di abbattere il regime bielorusso di
Lukashenko, satellite di Mosca, fiero avversario della narrazione “pandemica”.
Anni fa, in previsione delle Olimpiadi Invernali di Sochi, Vladimir Putin
rivolse all’Occidente uno storico appello: mettere da parte il passato e
provare a diventare veri amici, in una prospettiva di collaborazione senza
precedenti. Obama rispose con il gelo, poi con il “regime change” a Kiev,
mentre i tagliagole dello Stato Islamico terrorizzavano la popolazione siriana.
Il blocco atlantico ha le carte in
regola, per dettare le sue condizioni: dopo aver raso al suolo l’Iraq e
l’Afghanistan, facendo volare lo jihaidsmo, gli “esportatori di democrazia” hanno distrutto un altro
paese, la Libia, e assassinato l’ennesimo leader locale in grado di arginare i
Fratelli Musulmani. Qualcosa del genere accadde anche in Egitto con la caduta
del despota Mubarak, dopo il discorso incendiario di Obama. Ed era solo
l’antipasto per arrivare all’altro bersaglio grosso: la Siria di Bashar Assad,
figlio di Hafez Assad, un tempo alleato di Saddam Hussein e Muhammar Gheddafi.
Una cancrena inarrestabile, quella del terrorismo pilotato, che invece è stata
poi arginata proprio dalla Russia. E’ lo stesso potere che
– anche attraverso la Bielorussia – si è opposto alla dominazione Covid,
denunciandone il carattere golpista e corruttivo. Lo stesso Putin si è distinto
anche nello smascherare la distorsione politica messa in piedi, sempre sulla base di menzogne, per trasformare
la crisi ecologica del pianeta in un
progetto autoritario, se non totalitario, cavalcato dalle élite finanziarie
dell’Occidente.
Probabilmente mai, negli ultimi cent’anni,
si era scesi così in basso: l’impero marittimo euro-atlantico, mercantilista e
bellicista dietro il paravento della democrazia e della libertà (in casa propria), dopo le atomiche sui civili di
Hiroshima e Nagasaki deve ancora scontare l’infame, sanguinosa menzogna dell’11
Settembre, e oggi parla attraverso l’ometto finito alla Casa Bianca nel 2020 in
mezzo al colossale imbroglio del voto postale e dei software di Dominion. E’
esattamente il potere che ha trasformato la Cina
nel paese-mostro della tessera a punti che misura la buona condotta del
suddito, il potere che – d’intesa coi cinesi – ha trasformato un ipotetico virus (mai
isolato biologicamente) in una micidiale arma di distruzione di massa:
distruzione sociale, politica, economica, psicologica. E’
il potere che ieri usava lo spread e oggi il
Tso, i lockdown, i coprifuoco, il Green Pass. Il potere che finge di idolatrare Greta, per
imporre la sua legge possibilmente con le buone, ma – nel caso, come si è visto
– anche con le cattive. Ora, in modo drammatico, le cannonate russe sembrano
interropere questa farsa mondiale, fondata sull’ipnosi. Nessuno azzarda
previsioni precise, sugli eventuali sviluppi dell’improvviso cambio di copione.
La sensazione, però, è che un’intera epoca stia letteralmente per crollare, in
modo pericoloso e inevitabilmente rovinoso.
Giorgio Cattaneo
26 febbraio 2022
da: Libre
Idee