martedì 25 novembre 2014

Cappellani militari e insegnanti di religione: gli sprechi dello Stato e gli sfruttatori vaticani

Premettiamo una cosa nel contesto basilare: i cattolici praticanti in Italia sono poco più di 7 milioni e non il 98% della popolazione, come invece dichiara il clero conteggiando, in malafede, tutti gli iscritti nei registri parrocchiali dei battezzati. Questo dato si può approfondire leggendo l’articolo “Il falso dato sul numero dei credenti cattolici in Italia. Istruzioni per sbattezzarsi” reperibile al link: http://elnino.blog.tiscali.it/2011/08/22/il-falso-dato-sul-numero-dei-credenti-cattolici-in-italia-istruzioni-per-sbattezzarsi/
Il dato qui sopra premesso è fondamentale per capire l’origine e la forza dello sfruttamento vaticano nelle esorbitanti spese per cappellani militari e insegnanti di religione (oltre altre pretese economiche di vario genere), basato sulla falsa dichiarazione del numero dei fedeli cattolici che rappresenterebbero il 98% degli italiani. La pretenziosa e saccente forza vaticana alla base è il ricatto della capacità presunta di orientare il voto, terrorizzando i partiti della pagnotta e delle poltrone.
Un’altra chiarificazione doverosa è che la maschera del Concordato nel caso di Cappellani militari e insegnanti di religione non ha alcun fondamento, non essendo cvostoro da esso regolamentati né nemmeno nominati.
Ma quanto costa in totale, annualmente, allo Stato italiano la cura spirituale dei militari? Quasi 17 milioni di euro. Questa cifra comprende gli stipendi, le pensioni e il mantenimento degli uffici (solo questi ultimi pesano 2 milioni di euro l’anno).
I cappellani in attività sono 134 e i loro stipendi, equiparati a quelli dei generali, ammontano a 6 milioni e 300 mila euro. 
L’importo annuo lordo del trattamento pensionistico ordinario dei cappellani dovrebbe ammontare a circa 43 mila euro lordi (il “dovrebbe” è dovuto al fatto che su queste cifre al Ministero della Difesa sul questo genere di cifre si mantiene il più stretto riserbo). Considerando che i cappellani che sono andati in pensione negli ultimi 20 anni sono 156, l’importo complessivo è di 6 milioni e 700mila euro.
Ma c’è di più: i cappellani non solo ricevono gli stipendi dallo Stato italiano, ma possono maturare la pensione (sempre elargita dallo Stato italiano) in anticipo rispetto agli altri lavoratori dipendenti e rispetto ai militari di pari grado e non mancano nemmeno casi di baby-pensionati.
Il prelato, infatti, che porta a casa la stessa busta paga di un generale di brigata in congedo, ha diritto a una pensione fino a 4 mila euro al mese. Questo nonostante abbia scandalosamente prestato servizio per soli 3 anni. Per approfondimenti, vi consiglio di consultare il link: http://www.lanotiziagiornale.it/cappellani-a-peso-doro-costano-come-i-generali/
E passiamo ai professori di religione.
Nell'anno scolastico 2009/10, in Italia vi erano 26.326 insegnanti di religione, con un aumento del 4% (nonostante il calo del numero di alunni e, di conseguenza, di aule) rispetto a quelli dell'anno scolastico 2008/9. Quelli di ruolo erano 12.446 e i precari con incarico annuale 13.880.
Gli insegnanti di religione, al pari di tutti gli altri insegnanti, sono retribuiti dal MIUR (Ministero Istruzione, Università e Ricerca). Il costo annuo a carico dello Stato per la loro retribuzione, nel solo 2008, è stato di ben 800 milioni di euro, pari a circa il 2% della spesa complessiva della scuola italiana, che è di circa 42,5 miliardi).
Altra informazione poco diffusa dai media è che, prima del concorso per l'immissione in ruolo del 2004, la totalità dei docenti di religione veniva nominata su segnalazione della curia diocesana al dirigente scolastico, che normalmente confermava la nomina. Il contratto era annuale e non esisteva uno statuto giuridico di ruolo, al contrario dei docenti delle altre materie.
La legge 186 del 18 luglio 2003, tanto per fare un ulteriore favore alla mafia vaticana, ha previsto l'entrata in ruolo, previo concorso abilitativo, di circa quindicimila insegnanti (sui circa venticinquemila complessivi), a copertura del 70% delle ore di insegnamento, rendendo il docente "organicamente inserito nei ruoli della scuola e non più soggetto ai caroselli degli incarichi annuali" (affermazione del ministro Giuseppe Fioroni, 6 marzo 2007).
La nomina del restante 30% è lasciata alla discrezione della Curia diocesana e alla conferma del dirigente scolastico.
L'autorità diocesana si riserva, comunque, di revocare l'idoneità dell'insegnante vincitore del concorso per alcuni gravi motivi (leggi: minacce e ricatto), come incapacità didattica o pedagogica, e/o condotta morale non coerente con l'insegnamento.
In totale, cappellani militari e insegnanti di religione, facendo un po’ di conti, costano agli italiani (cattolici e non) attorno ai 18 milioni di euro annui, pari a una somma intorno ai 35.000 miliardi delle vecchie lire. Una somma astronomica che, se dirottata diversamente, salverebbe stato sociale, pensioni, sanità, istruzione etc etc.
Altra assurdità lampantemente anticostituzionale è che, pur dichiarando per legge facoltativa la partecipazione dell’alunno alle lezioni di religione, gli studenti che vi partecipano hanno diritto a crediti formativi da far valere agli esami di maturità.
Ad onor del vero, gli alunni che non frequentano l’ora di religione potrebbero frequentare, all’interno della stessa scuola, attività alternative organizzate per mettere insieme crediti formativi per la maturità. Questo però, demagogicamente, solo sulla carta, visto i sensibili tagli dei fondi destinati all’istruzione, ormai ridotti talmente al lumicino da non consentire nemmeno l’acquisto della carte per la fotocopiatrice.
A questo punto, urge la risposta alle domande: “L’Italia è uno Stato laico e libero?” e, inoltre, “Gli italiani hanno diritto al reinvestimento dei loro esborsi fiscali in attività atte a migliorargli la qualità della vita, lasciando ai fedeli (e solo ai fedeli) delle varie religioni il sostentamento del proprio clero?”
Le invasioni di convenienza bigotta nel nostro Stato laico non possono più essere ammesse, soprattutto in periodo di crisi profonda, dove i preti si abbuffano e i cittadini sono ridotti allo stremo, in salute e per fame.
Nino Caliendo
Approfondimenti, dati e notizie da:
1.     Wikipedia Encyclopedia
7.     D.M. 42/2005, D.M. 37/2006 e D.M. 61/2007
12.  Articolo su Repubblica del 27 agosto 2008.
21.  Scelto dal 9,7% degli interessati, secondo la CEI
22.  Scelto dal 18,8% degli interessati, secondo la CEI
23.  Scelto dal 24% degli interessati, secondo la CEI
24.  Scelto dal 47,5% degli interessati, secondo la CEI
25.  Scelte possibili, UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. URL consultato il 6 luglio 2010.
26.  Indice delle pronunce della Corte Costituzionale. URL consultato il 17 ottobre 2010.
27.  DA QUANTI STUDENTI È FREQUENTATA?, UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. URL consultato il 6 luglio 2010.
33.  Legge n. 121 del 25 marzo 1985, Art. 9.2
34.  CM n.9/91e D.P.R. n.175 del 20/08/2012 punto 2.1.a
35.  Circolare Ministeriale n. 18 del 4 luglio 2013
36.  c.m. 368 del 1985
37.  Sentenza della sesta sezione del Consiglio di Stato, n. 2749/2010
38.  Circolare ministeriale 129
39.  Circolare ministeriale 129/86 e 130/86
40.  Circolare ministeriale 130
41.  Ordinanza ministeriale n° 13 dell'anno scolastico 2012-2013, art. 8.14
42.  Tali attività sono valutabili ai fini del punteggio, in base alla nota 6 alla tabella di valutazione allegata al D.M. n. 131 del 13.6.2007, consultabile a questa pagina
43.  Le organizzazioni di insegnanti sostengono che tali attività devono essere valutate anche all'interno delle Graduatorie ad esaurimento, in quanto il reclutamento del docente avviene, così come per tutte le altre attività di supplenza, secondo la relativa graduatoria e quindi secondo il principio del “merito”. Vedi Orizzonte Scuola
44.  Sentenze del Tar Lazio n. 33433 (15 novembre 2010) e n.924 (1º febbraio 2011)
45.  DPR 122/09 che riconosce al docente lo stesso ruolo degli altri docenti
46.  Vedi tabella riassuntiva a cura di Pisci Alberto dell'Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiosedal sito delle elledici.
47.  V. in particolare L'Espresso del 10 settembre 1989, dove scrive: "Perché i ragazzi debbono sapere tutto degli dei di Omero e pochissimo di Mosè? Perché debbono conoscere la Divina Commedia e non il Cantico dei Cantici (anche perché senza Salomone non si capisce Dante)?"
49.  Maria Bonafede, Ora islamica? Meglio una scuola laica e pluralista, chiesavaldese.org. URL consultato il 7 luglio 2010.
50.  COME VENGONO SCELTI GLI INSEGNANTI DI RELIGIONE?, UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. URL consultato il 6 luglio 2010.
51.  Progetto ora alternativa, UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. URL consultato il 6 luglio 2010.
52.  V. Saverio Santamaita, Storia della Scuola, Milano 1999, p. 48.
54.  Salvo Intravaia, In un anno 4% di insegnanti in meno, ma i prof di religione sono ancora in crescita in la Repubblica, 02 luglio 2010. URL consultato il 13 luglio 2010.
55.  Il "taglione" del Governo cancella 40.000 cattedre, salvi solo i prof di religione in La Tecnica della Scuola, 06 luglio 2010. URL consultato il 3 dicembre 2010.
56.  Insegnamento della religione cattolica sul sito http://www.chiesacattolica.it, sezione "Educazione, Scuola e Ricerca"
59.  Ora di Religione, dell'UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
62.  Testo della legge 18 luglio 2003, n. 186, relativa al concorso per l'immissione in ruolo
63.  Annuario della CEI circa l'IRC relativo al 2008/2009

domenica 2 novembre 2014

Massacro sociale: i nazisti erano meno subdoli

Quattro milioni e 68.250 persone, in Italia, costrette a chiedere aiuto per mangiare nel 2013, con un aumento del 10% cento sull’anno precedente. Lo ha calcolato la Coldiretti, sulla base della relazione che riguarda il “Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti” realizzato dall’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, in riferimento ai dati Istat sulle famiglie senza redditi da lavoro. Numero approssimato per difetto: tiene conto soltanto di chi ha chiesto aiuto attraverso canali più o meno ufficiali, trascurando chi si è rivolto a famiglie, genitori e amici. «Se mettessimo in fila quelle persone, dando a ciascuna soltanto mezzo metro di spazio, si formerebbe una fila che parte da Reggio Calabria e finisce a Bruxelles», scrive “Come Don Chisciotte”. Bruxelles, cioè la città «in cui ha sede il meccanismo di dominazione tirannica basato sullo smantellamento delle istituzioni democratiche e sull’impoverimento generalizzato che si definisce Unione Europea».
«Facciamo ora uno sforzo più grande, e immaginiamo di prendere non solo gli italiani che grazie ai destini magnifici e progressivi dell’Europa reale hanno dovuto calpestare la propria dignità per avere un piatto di minestra, ma quelli di tutti i paesi che aderiscono all’Ue, ridotti in miseria dalla moneta unica. A quel punto – continua il blog – il continente che un tempo possedeva il più avanzato e inclusivo sistema di welfare, e per questo era universalmente stimato e rispettato come quello in cui la sua civiltà millenaria si esprimeva al livello più alto, si vedrebbe attraversato in ogni direzione da file di diseredati, lunghe migliaia e migliaia di chilometri». Se i progetti grandiosi della Ue, come i cosiddetti corridoi ferroviari trans-europei ad alta velocità che avrebbero dovuto attraversare il continente sono rimasti in gran parte sulla sulla carta, in compenso «l’Europa reale ha realizzato file ancora più lunghe di poveri, disoccupati e affamati». Statistica: «Solo la più sanguinosa delle guerre, quella combattuta dal 1939 al 1945, è stata capace di produrre qualcosa di simile. Malgrado le armi convenzionali non siano finora entrate in gioco, le conseguenze della moneta unica sono di entità simile a quelle proprie di un evento bellico di tale portata».
Come ormai sostengono diverse fonti autorevoli, negli Stati che dovrebbero essere affratellati dai trattati di unione si sta effettivamente combattendo una guerra, anche se non con i mezzi corazzati, ma con gli strumenti della finanza. «Che sono forse più micidiali, essendo capaci di produrre danni ancora maggiori». Tutto questo per che cosa? «Per dare soddisfazione alla patologia di accumulazione compulsiva di un branco di oligarchi, e il doveroso compenso ai politici non eletti da nessuno al loro servizio», e anche «per il prestigio politico da essi speso nella realizzazione del più micidiale strumento di devastazione sociale e istituzionale oggi conosciuto, quello che risponde al nome di Euro». Di fronte a un disastro simile, «causato deliberatamente», il capo del terzo “governo fantoccio” che si succede in Italia in poco più di due anni, Matteo Renzi, «non trova di meglio che rispondere con l’elemosina degli 80 euro», che dovranno essere ripagati «mediante misure più costose e permanenti, come al solito a spese dei redditi medio-bassi».
“L’elemosina” va comunque a chi ha già una busta paga, per quanto misera: viceversa, «chi non ha niente, ovvero il milione e più di famiglie che non percepiscono reddito da lavoro alcuno, sempre certificato dall’Istat, niente avrà». Questo, «in base alla logica consolidata negli anni che prevede di abbandonare al proprio destino la fascia dei più bisognosi, di giorno in giorno più ampia: se non si ha nulla, nulla si ha da pretendere e tantomeno da offrire». E’ la politica sociale «dei partiti di falsa sinistra, da decenni intenta alla spoliazione e all’impoverimento generalizzato dei ceti subalterni». Quei partiti, secondo “Come Don Chisciotte”, «hanno definitivamente sancito l’assenza di qualunque volontà di porre un benché minimo rimedio alle conseguenze delle loro politiche scellerate», ossia «l’essersi messi al servizio delle élite per eseguire le politiche più oltranziste della destra finanziaria», il capitalismo assoluto. «Si perviene così a una forma di dissociazione dalla realtà in base a ordini superiori, quelli provenienti dai vertici del partito, che a prima vista potrebbe apparire patetica ma in realtà è ignobile e vergognosa», perché «se si agisce in modo tale da favorire l’aggravarsi delle condizioni generali, oltretutto su mandato di poteri esterni al proprio paese», allora «ci si assumono responsabilità enormi». .
“Come Don Chisciotte” traccia un parallelo tra «l’attività ademocratica e antisociale della politica attuale» e il comportamento dei magnate degli inizi del secolo scorso, come Rockefeller: «Per il loro arricchimento personale, e migliorare la competitività della propria impresa, non hanno esitato a ordinare che donne e bambini fossero trucidati: erano le famiglie dei lavoratori impiegati nelle miniere del Colorado che chiedevano condizioni di vita meno disumane». Gli autori della restaurazione iper-capitalistica e della conseguente macelleria sociale oggi in atto sono «come nazisti e moderni Mengele». “Nazista” è parola assurta a sinonimo universale della crudeltà peggiore e della negazione per il valore e l’intangibilità della vita umana: nel mondo occidentale, si viene ammaestrati fin dalla più tenera età a riconoscere il nazismo come il male assoluto per definizione. Ma i “nazisti” di oggi si riparano dietro al “frame” della persuasione occulta: il sangue non si vede, la strage non viene percepita subito. Perfino gli esiti quotidiani del disastro-Europa «diventano controversi e di interpretazione incerta,malgrado ciascuno si ritrovi con meno soldi in tasca e un potere d’acquisto ridotto ai minimi termini», la prole disoccupata o precaria.
La potente manipolazione mediatica rende gli individui incapaci di stabilire «persino il più elementare legame di causa ed effetto». Eppure, il «massacro sociale odierno» va oltre il nazismo, secondo “Come Don Chisciotte”: «Infatti il nazismo, come tutte le altre dittature dello scorso secolo, in primo luogo agiva in nome e per conto del proprio Stato o parte di esso, sia pure con metodi condannevoli. La classe politica di oggi, invece, opera su mandato di poteri esterni, dei quali si è fatta collaborazionista, o meglio fantoccio». Soprattutto, «il nazismo riconosceva la propria natura e non aveva problemi a palesarla». Viceversa, «i moderni sgherri dell’assolutismo iper-capitalista si mascherano vilmente dietro le loro teorie deliranti», palesemente insostenibili ma «ripetute fino a renderle i dogmi su cui si basa il lavaggio del cervello di massa». E questo avviene «dietro la facciata delle istituzioni democratiche che nel frattempo hanno provveduto a sovvertire, svuotandole del loro contenuto originario, con lo scopo di trasformarle negli strumenti atti a giungere agli obiettivi di dominazione assoluta che si sono prefissi».
Si adotta questo modello, oggi, grazie alla consapevolezza «che proprio l’essersi palesate in quanto tali è stato il primo punto debole di quelle dittature», all’epoca «finanziate molto generosamente dalle banche controllate da chi oggi persegue il disegno di dominazione globale». Proprio «la necessità di tenere nascosto quel disegno, per non renderlo riconoscibile fino al suo compimento definitivo, sta a testimoniare il valore che chi lo ha attuato è il primo ad attribuirgli: il che equivale a una piena e inappellabile confessione di colpevolezza». In più, le guerre di allora erano dichiarate e combatture alla luce del sole. «I tiranni di oggi invece muovono guerre invisibili ma ancora più micidiali, che sovente hanno per vittima il loro stesso Stato». Se e quando il popolo se ne accorge, «è troppo tardi per rimediare». Per di più, «la tirannide attuale ritiene di poter fare a meno di una qualsiasi base di consenso che non sia quella dell’1%, cosa che le permette di colpire indiscriminatamente qualunque ceto sociale e di porsi come obiettivo la distruzione totale di tutto ciò che possa essere assimilato a una qualche forma di welfare». Al contrario, «le dittature storiche ricercavano comunque un consenso, il che le portava a realizzare opere di valore sociale, sia pure per motivi demagogici e inserite nel contesto delle loro politiche totalitarie».
Per “Come Come Don Chisciotte”, dunque, «definire nazisti gli autori dell’odierno massacro sociale è fuorviante, ma soprattutto riduttivo». Il perché ce lo spiega George Orwell, nel suo capolavoro “1984”, in cui denuncia i problemi di percezione indotti dalla manipolazione linguistica, un deficit cognitivo che porta al blackout mentale e all’incapacità di articolare un’autodifesa fondata sul pensiero critico. «Assieme alla negazione sistematica della realtà e alla riscrittura altrettanto sistematica del passato, proprio questo va a costituire l’architrave dell’ordinamento tirannico descritto dallo scrittore inglese, cui non a caso la realtà di oggi rassomiglia in maniera sempre più evidente». E’ urgente che «qualche intellettuale di buona volontà si sforzi per coniare un neologismo», un termine «che condensi in sé tutta l’enorme e inedita carica di vile malvagità insita nel disegno restaurativo dell’assolutismo capitalista e dei suoi esecutori», in modo da incidere nell’immaginario comune. «Fino ad allora non sarà possibile far sì che l’opinione pubblica si renda conto fino in fondo di quanto sta avvenendo».
Tratto da: Idee Libre