martedì 8 ottobre 2019

Il falso dato sul numero dei credenti cattolici in Italia. Istruzioni per sbattezzarsi


Fonte battesimale
Oltre al grande potere economico da Stato più ricco del mondo, la Chiesa di Roma millanta anche di avere un grande potere di orientamento politico e elettorale grazie ai suoi presunti “milioni” di “fedeli”.
Il trucco sta nel diffondere cifre tratte dai registri dei battezzati tenuti dalle parrocchie. Sono cifre chiaramente fantasiose, premeditatamente false.
Tale registro è il frutto di un semplice aggiornamento del dato in possesso del parroco alla data di rilevazione precedente, aumentato dei battesimi e diminuito dei funerali (vengono cancellati però solo coloro che hanno avuto un funerale ecclesiale, cioè in chiesa, rimangono iscritti quelli che, sia pur battezzati, non hanno voluto un funerale cattolico e non hanno usufruito dello sbattezzo né hanno mai comunicato il proprio allontanamento dalla Chiesa Cattolica).
Ed ecco che con questo criterio vengono diffuse delle cifre assurde ed evidentemente improbabili: secondo il Vaticano gli italiani “fedeli” al Cattolicesimo sarebbero ben il 98% della popolazione (inclusi gli infanti, i bambini, gli adolescenti ed i minorenni, che non sono ancora iscritti nelle liste elettorali e, quindi, ancora non votano).
Una cifra, come dicevo, improbabile, poiché secondo le ultime rilevazioni statistiche, in Italia, solo gli Atei sono 9 milioni, cioè più del 15% della popolazione italiana: e qui già dal presunto 98% scendiamo all’83%.
Poi ci sono i “fedeli” (residenti in Italia o italiani) di altre religioni, compresi quelli delle altre Chiese cristiane: ortodossi 1,3 milioni, protestanti 700.000, Ebrei 36.000, Mormoni 22.000, Testimoni di Geova 243.400, Musulmani 1,2 milioni, Buddisti 103.000, Induisti 108.000, Sikh 25.000, Animisti 45.000, movimenti neopagani 13.000. Per un totale di circa 3.800.000 persone, circa un altro 6.5% della popolazione, che fa scendere la percentuale al 76,5%.
Un’altra considerazione da fare è che nella percentuale fornita dal Vaticano sui battezzati sono compresi gli italiani ormai residenti all’estero, ma iscritti nei registri battesimali delle parrocchie (dato importante utilizzato per gonfiare quella famosa percentuale iniziale del 98%).
I cittadini italiani residenti all’estero (cioé che si sono trasferiti ed hanno cancellata la propria residenza dalle anagrafi italiane, quindi il dato è per difetto in quanto limitato a questi, essendo esclusi i numerosi residenti all’estero che hanno conservata anche la residenza in Italia) iscritti nell’elenco aggiornato al 31 dicembre 2007, previsto dall’art. 5 della citata legge 459/2001, sono 4.115.235, per un ulteriore 7%, che fa scendere la percentuale iniziale al 69,5%.
Tenendo conto che la popolazione italiana è intorno ai 60 milioni d’unità, secondo i dati forniti dalla Chiesa di Roma, scalati delle dovute correzioni, i credenti cattolici sarebbero 41.700.000.
Ora, tenendo presente una recente rilevazione tra coloro che si dichiarano religiosi, tra praticanti (cioé, quei talebani bigotti, facilmente condizionabili dal clero) e i non praticanti (cioé, che non frequentano la Chiesa e, quindi, difficilmente condizionabili nella dichiarazione di voto), i praticanti rappresentano una percentuale del 24,4%, cioé sono appena 10.174.800 (cifra ancora eccessiva, considerando che in essa sono compresi adolescenti, bambini e neonati con una percentuale intorno al 30% che fa scendere il numero dei probabili elettori orientabili dal Clero a poco più di 7 milioni) i talebani bigotti a cui la Chiesa può dichiararsi in grado di lavare il cervello.
Meno degli atei e meno del doppio dei “fedeli” di altre religioni.
Il millantare credenti in sovrannumero da parte della Chiesa papalina è dovuto al fatto che chi si allontana da essa non pensa a farsi sbattezzare (forse, nemmeno sa che può farlo), cioé a chiedere la cancellazione del suo nominativo dal registro parrocchiale dei battezzati.
E il Vaticano c’azzuppa!
Nino Caliendo

Come sbattezzarsi

Molti non lo sanno, ma da qualche anno in Italia esiste un modo per sbattezzarsi.
Per coloro che non si ritengono cattolici ma sono stati battezzati ecco alcune motivazioni per farlo tratte dal sito dell’UAAR:
·      per coerenza: se non si è più cattolici non v’è alcuna ragione per essere considerati ancora tali da chi non si ritiene più degni della propria stima;
·      per mandare un chiaro segnale a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica;
·   per una questione di democrazia: troppo spesso il clero cattolico, convinto di rivolgersi a tutta la popolazione della propria parrocchia, “invade” la vita altrui (pensiamo alle benedizioni pasquali o, più banalmente, al rumore prodotto dalle campane). Si crea così una sorta di “condizionamento ambientale” e si diffonde la convinzione che bisogna battezzare, cresimare, confessarsi e sposarsi in chiesa per non essere discriminati all’interno della propria comunità. Abbattere questo muro, rivendicando con orgoglio la propria identità di ateo o agnostico, è una battaglia essenziale per vivere in una società veramente libera e laica.
·      per la voglia di far crescere il numero degli sbattezzati, contrapponendolo alla rivendicazione cattolica di rappresentare il 96% della popolazione italiana;
·    perché si fa parte di gruppi “maltrattati” dalla Chiesa cattolica: gay, donne, conviventi, ricercatori progressisti…
·       per rivendicare la propria identità nei passaggi importanti della propria vita. Non essere più cattolici comporta l’esclusione dai sacramenti, l’esclusione dall’incarico di padrino per battesimo e cresima, la necessità di una licenza per l’ammissione al matrimonio (misto), la privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di ripensamento da parte dell’interessato. Significa quindi non dover sottostare alle richieste del proprio futuro coniuge di voler soddisfare la parentela con un rito in chiesa, non vedersi rifilare un’estrema unzione (magari mentre si è immobilizzati), e avere la relativa sicurezza che i propri eredi non effettueranno una cerimonia funebre in contrasto con i propri orientamenti.
·   per non essere considerati, dalla stessa legge italiana, «sudditi» delle gerarchie ecclesiastiche. Il Catechismo della Chiesa cattolica rammenta (nn. 1267 e 1269) che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa». Qualora non lo siano, le autorità ecclesiastiche sono giuridicamente autorizzate a “richiamare” pubblicamente il battezzato. Nel 1958 il vescovo di Prato definì «pubblici peccatori e concubini» una coppia di battezzati sposatasi civilmente. La coppia subì gravi danni economici, intentò una causa al vescovo e la perse: essendo ancora formalmente cattolici, continuavano infatti a essere sottoposti all’autorità ecclesiastica. Ogni prelato può dunque tranquillamente permettersi esternazioni denigratorie nei confronti dei battezzati: perché rischiare?
·       per un vantaggio economico: se si è battezzati e capita di dover lavorare, anche saltuariamente, in Paesi come la Germania o l’Austria, si finisce per essere tassati per la propria appartenenza alla Chiesa cattolica, e in modo assai salato (anche 60 euro al mese su uno stipendio di 2.000 euro, etc).
Ecco invece cosa occorre fare per sbattezzarsi:
·       Chi conosce la parrocchia presso la quale si è stati battezzati deve semplicemente scrivere una lettera al parroco con la quale si chiede che sia annotata la propria volontà di non far più parte della Chiesa cattolica. La lettera deve essere inviata per raccomandata a.r. allegando la fotocopia del documento d’identità. Non è necessario fornire alcuna motivazione. Qui trovate una lettera modello, scaricabile in formato *.RTF (e modificabile a piacimento secondo le proprie esigenze); ne è altresì disponibile una versione in formato *.PDF.
·      Se non si è subita né la prima comunione né la cresima, inoltre, si può provare a inviare alla parrocchia un modulo (*.RTF; *.PDF), recentemente sperimentato con successo, contenente la richiesta di prendere nota che non si è mai stati cattolici.
·    Se non si conosce la parrocchia, la prima strada è quella di fare una ricerca sul portale parrocchie.it: qualora vi fossero dubbi tra più parrocchie si può provare a chiedere un aiuto a soslaicita@uaar.it.
·      Qualora l’esito fosse infruttuoso bisogna inviare una richiesta al parroco dove è stata impartita la prima comunione (a partire dal 1984) o la cresima, chiedendogli di provvedere all’annotazione della richiesta sui documenti che attestano la somministrazione di questi sacramenti.
·      In alternativa, se ci si è sposati con il rito concordatario, si può anche inviare una richiesta alla parrocchia delle nozze, chiedendo di conoscere la parrocchia di battesimo.
·    Sbattezzarsi si concretizza nel giro di quindici giorni, termine di legge (anche se talvolta vanno oltre) entro cui le parrocchie sono tenute a rispondere con una lettera con cui confermano di aver annotato sull’atto di battesimo e/o sul registro dei battezzati quanto richiesto dallo ‘sbattezzando’. In mancanza di risposta da parte della parrocchia è possibile presentare ricorso al Garante per la protezione dei dati personali. Tutti i ricorsi presentati finora si sono conclusi con esito positivo.


giovedì 3 ottobre 2019

Gesù? E’ dimostrato che non è mai esistito. La sua vita s'ispira a quella del rivoltoso Giovanni di Gamala

Luigi Cascioli
«La Storia ha insegnato quanto ci abbia giovato quella favola su Cristo» (Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula), scriveva Leone X dei Medici, papa dal 1513 al 1521, in una lettera al Cardinale Bembo, grande umanista. Una frase drammaticamente cinica e rivelatrice, ma ben fondata a quanto risulta dagli studi (Arch. Vaticani, Corr. Leone X, vol. 3°, scaff. 41). E non basta: almeno altri due Papi, uno dei quali grandissimo, andarono molto oltre.
Il Vangelo insegna più menzogne che verità, era solito dire, due secoli prima, papa Bonifacio VIII (1235-1303): il parto di una vergine è assurdo; l’incarnazione del figlio di Dio è ridicola; il dogma della transustanziazione è una pazzia.
Le quantità di denaro che la favola di Cristo ha apportato ai preti è incalcolabile (afferma lo storico Giovanni Villani nella sua famosa "Cronaca" scritta durante il Giubileo a Roma nel 1300).
Ed ecco che cosa scriveva l’ambasciatore spagnolo in Vaticano, Mendoza, su Paolo III, papa dal 1534 al 1549: «Spingeva la sua irriverenza [il Pontefice] fino al punto di affermare che Cristo non era altri che il sole, adorato dalla setta Mitraica, e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto la forma di montone e di agnello. Spiegava le allegorie della sua incarnazione e della sua resurrezione mettendo in parallelo Cristo e Mitra. Diceva ancora che l'adorazione dei Magi non era altro che la cerimonia nella quale i preti di Zaratustra offrivano al loro dio oro, incenso e mirra, le tre cose attribuite all'astro della luce. Egli sosteneva che la costellazione della Vergine, o meglio ancora d'Iside, che corrisponde al solstizio in cui avvenne la nascita di Mitra, erano state prese come allegorie per determinare la nascita di Cristo, per cui Mitra e Gesù erano lo stesso dio. Egli osava dire che non esiste nessun documento valido per dimostrare l'esistenza di Cristo, e che, per lui, la sua convinzione era che non è mai esistito».
Che cosa c’è dietro queste gravissime, quasi incredibili, ammissioni fatte in segreto da due altissimi esponenti della Chiesa, probabilmente risapute e date per scontate da secoli tra gli altissimi “addetti ai lavori” del Cristianesimo e del Cattolicesimo in particolare, ma sempre nascoste al popolo credulone, dell’assoluta mancanza di prove storiche della reale esistenza in vita di Gesù?
Ebbene, un “cristologo”(1) davvero fuori del comune si era messo in testa di capire e di analizzare le Sacre Scritture solo in base alla logica, alla ragione, all'intelligenza. Aveva studiato per decenni sulla scorta di tutti i documenti possibili e di una stringente razionalità quanto fosse vera quella cinica frase papale. E scoprì un vaso di Pandora: manomissioni di testi, sostituzioni di personaggi storici, pure e semplici invenzioni, e ogni altro genere di imbrogli che stanno dietro alla “creazione” del personaggio storico “Gesù di Nazareth”.
Quest’uomo era Luigi Cascioli (nato a Bagnoregio, 1934), bella figura di uomo onesto, indipendente, idealista, laico, coltissimo, originale libero pensatore e anticlericale, scomparso a Roccalvecce di Viterbo nel 2010, all’età di 76 anni. 
L'avvincente saggio di Cascioli, “La favola di Cristo”, è un bel dono che l'erudito viterbese ci lascia in eredità (e da questo abbiamo tratto le sconcertanti testimonianze dei due Papi sopra riportate), l’unico che dimostra effettivamente, con centinaia di documenti, compresi i manoscritti di Kimberth Qumran o "del Mar Morto" (1947), che tale personaggio semplicemente non è mai esistito, non tanto come nome, perché il nome Joshua era comunissimo, ma "quel Joshua", cioè come insieme costruito a posteriori di brandelli di episodi "storici" e d'una intera impalcatura fantasiosa di attribuzioni spirituali o addirittura "divine".
Si dimostra anche che il famoso passaggio su Gesù dello storico ebreo Giuseppe Flavio fu chiaramente interpolato (infatti, è in evidente contrasto con altri passi) dai Cristiani successivamente, come anche gli Atti degli Apostoli, quando ormai i Cristiani erano il potere assoluto ed erano regolarmente dediti alla censura, alla mistificazione e alla falsificazione delle fonti.
Del resto, perfino due Papi lo hanno ammesso in conversazioni private o lettere ad amici.
«Molti studiosi - scriveva Voltaire - si mostrano sorpresi per il fatto di non trovare nello storico Giuseppe Flavio alcun cenno di Gesù Cristo; tutti gli specialisti infatti sono d’accordo oggi che il breve passaggio in cui se ne fa cenno nella sua Storia è interpolato. Eppure il padre di Giuseppe Flavio avrebbe dovuto essere uno dei testimoni di tutti i miracoli di Gesù. Giuseppe era di schiatta sacerdotale, parente della regina Marianna, moglie d’Erode… Flavio si diffonde in particolare sulle azioni di questo principe Erode, tuttavia non dice una parola né della vita né della morte di Gesù; questo storico che non nasconde alcuna delle crudeltà d’Erode, non parla affatto del massacro di tutti i fanciulli, da lui ordinato, quando apprese che era nato un re dei giudei… Non parla affatto della nuova stella che sarebbe comparsa in Oriente dopo la nascita del Salvatore; fenomeno meraviglioso, che non sarebbe dovuto sfuggire a uno storico così illuminato com’era Giuseppe. Non una parola, inoltre, sulle tenebre che avrebbero coperto tutta la terra in pieno mezzogiorno e per tre ore alla morte del Salvatore; sulla gran quantità di tombe che si sarebbero scoperchiate in quell’istante e sui giusti che sarebbero risuscitati» (Voltaire, Dizionario Filosofico, pp.664-665).
Insomma, gli studi condotti in modo critico e neutrale portano inevitabilmente a ritenere che a questo fittizio personaggio sia stato dato il nome di Gesù, insieme a tutta una serie di "eventi memorabili" creati per l'occasione, attingendo alle più diverse leggende e biografie, solo nel II secolo "dopo Cristo" dai Padri di una Chiesa ormai dominante che non aveva più motivo per essere insieme rivoluzionaria e spiritualista, ma aveva bisogno di un mito più “terreno”, di un personaggio in carne ed ossa da dare in pasto ai fedeli, e anche d’un eroe “buonista” e non-violento da venerare.
Secondo la stringente critica filologica, semantica e storica di Cascioli (che inizia dall’origine, cioè dalla Bibbia, di cui dimostra l’assoluta infondatezza) si dovette, perciò, creare dal nulla un “Dio in Terra”, confezionando su misura una nascita miracolosa, troppo simile a quelle di tanti altri Dei quasi-uomini dell'epoca – efficace pendant al “Dio nel cielo” che ormai aveva avuto successo. Pare infatti che prima di questa “creazione” biografica, Gesù fosse stato proposto come “disceso dal cielo all’età di 30 anni”. I sapienti cristiani provvidero, perciò a creare dal nulla, ma anche ad adattare, interpolare e falsificare documenti preesistenti.
Nell’affascinante e rigorosa ricostruzione di Luigi Cascioli si scopre così che la figura del Gesù (Jeshua o Joshua) “inventato” a posteriori, insieme coi Vangeli (questi ultimi ricavati dai materiali più diversi e rimaneggiati più volte), molti decenni dopo la data stabilita per la sua nascita (poi, guarda caso, fatta coincidere per assicurarsi il successo popolare con le festività dei Saturnalia e del Sole Invitto alla fine di dicembre, come il dio Mitra e tanti altri) coincide in modo impressionante con quella di un certo Giovanni di Gamala (villaggio della regione del Golan), figlio di Giuda il Galileo e nipote del rabbino Ezechia, a sua volta discendente della stirpe degli Asmonei fondata da Simone, figlio di Mattia il Maccabeo.
      Quello che scandalizza fin dall’inizio è la mistificazione e l'uso cinico dei nomi che ha fatto la Chiesa nascente. Il presunto Gesù non è un Nazareno nel senso di abitante di Nazareth (villaggio a quei tempi non esistente), come vorrebbe la Chiesa e come tutti oggi intendono, ma di un “
nazireo” o nazoreo, nel significato proprio del termine nazir, un consacrato fanatico, un monaco radicale ebreo, uno zelota (appartenente alla setta estremista degli Esseni). Dunque, un settario non certo non-violento. I discepoli cercarono in seguito di far derivare l’appellativo da Nazareth – è l'accusa – per confondere le acque. Nei Vangeli si dice che Nazareth è in cima a un monte e vicina al Lago di Tiberiade, ma la vera Nazareth è in collina e dista quaranta chilometri dal lago. Possibile che tanti Padri della Chiesa, tanti intellettuali cristiani, non se ne siano accorti? La città di Gamala, invece, corrisponde perfettamente alla descrizione evangelica, stranamente sfuggita alla censura lessicale e alla omologazione dei Vangeli ufficiali.
Dunque questo capo-banda carismatico, insieme capo militare, politico e religioso, Giovanni di Gamala, alias Jeshua il nazireo, alias Gesù di Nazareth – secondo la stringente ricostruzione di Cascioli – era un fanatico rivoluzionario degli Zeloti, vicini agli Esseni (quelli dei rotoli di Qumram), setta minoritaria di rivoluzionari ebrei armati che si opponevano al governo di Roma con ogni mezzo, compivano atti di terrore uccidendo senza pietà anche donne e bambini. Oggi li definiremmo fanatici religiosi terroristi. E infatti erano banditi per i Romani, che in fatto di religione erano molto tolleranti e liberali, e mai avrebbero crocifisso qualcuno per le sue credenze religiose; ma reprimevano duramente rivolte e atti di violenza. I cosiddetti apostoli o discepoli di Gesù erano in realtà i capi banda di tale movimento politico-militare. 
Lo scopo era evidentemente quello di cacciare i Romani e di instaurare un Regno di Israele con a capo un re del partito zelota, cioè il Giovanni di Gamala-Gesù. Gli ebrei Esseni (che in massa aderirono al cristianesimo) attendevano non uno ma due Messia, il secondo dei quali doveva essere un politico, un capo militare che avrebbe dovuto sconfiggere i Romani e instaurare l’ordine a Gerusalemme. Così affibbiarono a un personaggio realmente esistente, il brigatista Giovanni-Gesù, il ruolo di Messia politico, come ricostruisce oggi lo studioso ebreo Giovanni Della Teva in una bella pagina.
Il Gesù artefatto dei Vangeli, quindi, non per ironia o irrisione, era definito dai soldati romani nella famosa targhetta sulla croce (INRI) “Rex Judeorum”. In realtà, più correttamente, era stato accusato dai Romani proprio di voler fare il re degli Giudei, come aveva tentato suo padre, Giuda il Galileo. Fu così immediatamente crocifisso, con i suoi accoliti armati, che verranno catturati e uccisi negli anni successivi, come riporta lo storico Giuseppe Flavio.
Nonostante le censure di un passato rivoluzionario e armato così imbarazzante, altre tracce eloquenti sono restate per errore nei Vangeli. Come l’episodio dei “discepoli” armati di spade all’Orto dei Getsemani, così non-violenti che uno di loro taglia di netto un orecchio ad un soldato. Questi fanatici della setta estremista, naturalmente, erano duramente osteggiati anche dagli Ebrei. Praticavano il battesimo (Giovanni Battista), la comunione dei beni e vivevano secondo riti monastici sotto la guida dei Nazir o Nazirei o Nazareni. Siamo nel periodo delle Guerre Giudaiche.
D’altra parte, tutto torna storicamente: il padre di Giovanni da Gamala-Gesù era Giuda il Galileo, personaggio realmente esistito citato dallo storico ebreo Giuseppe Flavio, fondatore del movimento ribellistico zelota, ucciso durante una rivolta antiromana. E Giovanni-Gesù aveva, guarda caso, tre fratelli chiamati Giacomo, Simone e Kefas (ossia Pietro), come i principali apostoli. Giovanni di Gamala costituì con essi una banda armata in rivolta contro l'occupazione romana. Gli apostoli sarebbero stati in realtà dei guerriglieri, accoliti del movimento zelota e chiamati banda dei Boanerghes. Come se non bastasse, Giuda Iscariota deriverebbe il suo appellativo da sicario, mentre Simone zelota denuncerebbe l'appartenenza alla setta zelota. I soldati Romani davano loro la caccia, ma quelli affrontavano con gioia il patibolo o la croce nella certezza di avere come ricompensa dopo la morte una vita eterna di beatitudine, un po' come oggi i terroristi dell’Islam. Finché quel Giovanni-Gesù fu catturato nell'orto del Getsemani e crocifisso.
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci ha dato nella “Guerra giudaica” una preziosa informazione sull’esistenza di un rivoluzionario carismatico la cui figura si attaglia perfettamente a quella di Gesù. Peccato che questo personaggio non fosse Gesù. E due vicende simili in così poco spazio di tempo sarebbero impossibili. Dunque, per Giuseppe Flavio si trattava d’un «falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa trentamila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l’aiuto dei suoi seguaci in armi. Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa, sì che, avvenuto lo scontro, l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese» (II, 13, 5).
Molte rivolte e azioni violente i primi Cristiani le organizzarono anche a Roma, dove a detta degli storici romani erano considerati come terroristi e banditi rivoluzionari. Però, come capita a tutti i rivoluzionari, decenni dopo, una volta al potere, furono gli stessi capi della Chiesa che cancellarono ogni riferimento alle imbarazzanti origini rivoluzionarie e violente del loro movimento.
"Dopo le prove fornite dalla Favola di Cristo sulla non esistenza di Gesù, come si può ancora credere che i racconti riportati sui Vangeli, pieni di contraddizioni e grossolanità, siano la biografia di un personaggio storico? Seguendo una fede cieca molti cristiani preferiscono mettere l'accento sul simbolismo contenuto nei testi (e forse lo stesso papa Leone X sopra citato era tra questi).
Quindi, in teoria è possibilissimo – deduciamo noi – che siano esistiti addirittura papi e cardinali che sapevano della non esistenza storica di Gesù, ma hanno taciuto o per paura dello scandalo indicile (e del rischio di essere deposti come pazzi), o rifugiandosi del carattere analogico, simbolico delle Sacre Scritture. Come per le “verità scientifiche” dell’Antico Testamento (la Bibbia). Ma se tutto è simbolico – conclude Johannès Robyn, presidente dell'Unione degli Atei di Francia – che cosa resta del personaggio?" Di un personaggio-Dio, aggiungiamo, dal cui nome deriva la parola e la fortuna del Cristianesimo.
La Chiesa cattolica, in risposta, appare molto meno scandalizzata di quanto noi laici potremmo immaginare. Un tempo avrebbe mandato a morte l’incredulo. Oggi semplicemente obietta con sospetto understatement realista di fronte alla assenza totale di notizie sul personaggio Gesù, che “neanche su Giovanni di Gamala, ci sono sicure fonti storiche”, e che quindi contrapposta alla "favola di Cristo" c'è solo la "favola di Cascioli".
In quanto al libro “La favola di Cristo”, si può aggiungere che è molto avvincente, strutturato come un "giallo" storico "scientifico", e si rivela una miniera di impressionanti notizie concatenate tra loro. Impossibile non proseguirne la lettura, una volta che lo si è iniziato a leggere. Un vero puzzle nel quale i vari tasselli vanno a incastrarsi in modo apparentemente perfetto. Se ne consiglia la lettura. Può essere acquistato presso la famiglia dell’autore, alla quale deve andare tutta la nostra fattiva riconoscenza per la collaborazione offerta ai tanti appassionati e anche in memoria del congiunto studioso.
Complemento efficace al lavoro di Cascioli è la minuziosa e filologica  ricostruzione storica di Marco Guido Corsini, secondo il quale sarebbe fondata l'origine egiziana del capopopolo sedicente Messia. Il suo sito offre per certi punti una ricostruzione di Gesù come rivoluzionario ebreo “egiziano”. Gli indizi e le concordanze coi documenti storici sono affascinanti, così come inquietanti i tentativi della prima Chiesa di cancellarli, a partire dai Vangeli.
Il giorno dopo la 
scomparsa di Luigi Cascioli, la cui opera di ricostruzione della verità storica e di de-costruzione del mito truffaldino del presunto personaggio “Gesù di Nazareth assunto in Cielo come Dio" è ricordata anche su Wikipedia. Riteniamo che questo ricordo possa essere l’omaggio più giusto a lui dovuto. Fu un grande uomo. Grazie alla sua tenacia, al rigore razionale, e all’erudizione di questo studioso coraggioso, profondo conoscitore dei testi dei Vangeli e della Bibbia, che proprio lui ha dimostrato essere stata scritta in tempi molto più recenti di quanto racconta la leggenda.
A lui va il nostro ricordo e la nostra ammirazione.
Naturalmente, molti altri ricercatori sono giunti alle medesime conclusioni. Molto ben documentato, strutturato come una tesi universitaria e ben scritto il saggio "Gesù Cristo non è mai esistito", scritto da Emilio Bossi nel 1976, riprodotto su internet. 
Lo storico americano Michael Paulkovich si dice coinvinto che il personaggio Gesù non è mai esistito, non essendo stato in grado di trovare alcuna menzione verificabile di Cristo analizzando i testi storici di ben 126 scrittori vissuti al tempo di Gesù, dal I al III secolo.
Anche lo scrittore ateista californiano David Fitzgerald afferma in un suo libro che non c’è alcuna evidenza dell’esistenza reale di Gesù. Invece, deve essersi trattato di un’allegoria creata combinando antiche storie e rituali ebraici e di sette rivali.

(1) Cristologo vuol dire studioso specializzato in "cristologia", una branca della teologia cristiana incentrata sugli studi attorno alla figura storica e simbolica di Gesù.

Sui rapporti tra Maria di Magdala e Giovanni, il capo-banda zelota (oggi diremmo fondamentalista e rivoluzionario ebreo, seguace della più stretta legge mosaica) su cui la Chiesa modellò secoli dopo la vita del personaggio inventato Jeoshua, alias Gesù, Salon Voltaire ha ospitato un interessante articolo di Luigi Cascioli. 

Ora la parola a un amico di Cascioli, l’intellettuale olandese Joan Peter Boom, scomparso a Bagnaia nel 2011.

Appendice

IN MEMORIA DI LUIGI CASCIOLI
di Peter Boom
Luigi Cascioli, nato il 16 febbraio 1934 a Bagnoregio (VT) è deceduto il 15 marzo 2010, nella sua casa di Roccalvecce (VT).
Con lui abbiamo perso un appassionato ed erudito storico, specializzato soprattutto nel primo periodo cristiano.
Aveva scritto e pubblicato tre libri "La favola di Cristo" (inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù), "La morte di Cristo" e "La statua nel viale", dei quali sono stati stampati versioni in diverse lingue.
Attraverso approfonditi studi aveva dimostrato che Cristo non era mai esistito ed aveva a proposito denunciato la Chiesa Cattolica, nella persona di Don Enrico Righi, parroco-rettore della ex Diocesi di Bagnoregio per abuso della credulità popolare (Art. 661 C.P.) e per sostituzione di persona (Art. 494 C.P.)
Ateo convinto, Luigi Cascioli aveva voluto attaccare il cristianesimo con questa denuncia contro la Chiesa Cattolica, sostenitrice di un'impostura costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, che aveva imposto con la violenza dell'inquisizione e con il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo ed altre superstizioni.
Ultimamente Luigi Cascioli stava preparando un nuovo libro riguardante Fatima, da lui denominato altro grande imbroglio superstizioso-finanziario.
Luigi Cascioli, un uomo coraggioso, fino all'ultimo sulla breccia per divulgare le sue idee, le sue tesi storiche, delle quali si parlerà ancora a lungo.
Il Libero Pensiero vola ben oltre la morte terrena e questa consapevolezza ci dà la forza di esporre sempre con grande apertura mentale e la massima onestà le nostre idee.
Non abbiamo dogmi e sappiamo tutti di poter sbagliare, ma siamo ben convinti che non si possa imbrigliare il nostro pensiero. Di questo fu grande testimone il filosofo Giordano Bruno, immolato, dopo atroci torture, sul rogo dall'Inquisizione cattolica. Oggi il rogo o la pena di morte, almeno nei paesi di civiltà occidentale non esiste quasi più, ma altri metodi perniciosi per bloccare il Libero Pensiero persistono, bloccando l'informazione su certe idee, frutto di lunghi studi, come quella di Luigi Cascioli sulla non esistenza di Gesù.

Foto e testo dal Blog Salon Voltaire

martedì 1 ottobre 2019

Contraddizioni e ipocrisie del Cattolicesimo, religione di concezione pagana al servizio dei potenti

“La religione è considerata vera dalla gente comune, falsa dalle persone sagge, utile dai governanti”. (Seneca)

“Se si dimostrasse che la Terra è rotonda, tutto il Cattolicesimo cadrebbe in errore”. (Sant’Agostino)

Lo sapevate?
·         Il Sacramento della Confessione fu istituito solo nel 1215.
·         Fino all’anno 1079, i preti potevano sposarsi.
·         Il Papato iniziò a svilupparsi solo dopo l’anno 600 d.C.
·         “L’Assunzione in Cielo” di Maria (quella che si festeggia il 15 agosto, per intenderci) fu introdotta appena nel 1950.

Principali deviazioni e contraddizioni della Chiesa Cattolica
rispetto al Cristianesimo
Nel 375, mentre i primi cristiani veneravano solo Dio (Gesù stesso rifiutò di essere considerato oggetto di culto), la Chiesa introdusse il culto dei Santi e degli Angeli, per compiacere le tendenze pagane del popolo.
Successivamente, nel 431, il Concilio di Efeso, sulla base di forti pressioni popolari che “reclamavano” per l’assenza di “divinità femminili” nel Cristianesimo, proclamò Maria “Madre di Dio” (attenzione al particolare “Madre di Dio”, cioè genitrice, oltre che di Gesù, di Dio stesso).
Tale rassicurante e superstiziosa venerazione colmava il “vuoto” lasciato dalle varie Dee della religione pagana.
Maria prese dunque il posto, nella devozione popolare, di Diana, Iside, Artemide e varie altre dee.
Infatti, numerose caratteristiche del culto della “Madonna” risalgono a divinità femminili precristiane.
L’iconografia della Vergine con in braccio il bambino, è ispirata al culto di Iside (ivi comprese le “grotte”, preferite da Iside come tipico luogo delle sue “apparizioni”).
Lo stesso racconto della verginità di Maria e della nascita “miracolosa” di Gesù fu aggiunto ai Vangeli posteriormente, per facilitare la diffusione del Cristianesimo fra i pagani che già erano ”abituati” ai racconti riguardanti esseri “semidivini” figli di un dio e di una donna vergine (Eracle, Mithra, Horus, etc, tutti figli partoriti da vergini).

Quando la Santa Vergine era Iside e partorì Horus
Nel Paganesimo, la Vergine Iside tiene in braccio Horus.
Il Padre Divino di Horus era Osiride, con cui si amalgamava (“Io e mio Padre siamo Uno”), mentre il padre terreno era Seb.
L’angelo Thot annuncia ad Iside che concepirà un figlio pur essendo vergine.
Horus nasce in una grotta, annunciato da una Stella d’Oriente. Viene adorato da pastori e da tre uomini saggi (i Magi?) che gli offrono doni.
A dodici anni insegna nel Tempio e poi scompare fino ai trent’anni. Horus viene poi “battezzato”, sulle rive di un fiume, da Anup, detto il Battista, il quale, in seguito, verrà decapitato.
Combattè quaranta giorni nel deserto contro Set (una specie di omologo di Satana).
Horus compie numerosi miracoli e cammina sull’acqua (proprio come Gesù).
Con Iside ed Osiride, Horus costituiva la “Trinità Egizia” (vi ricorda qualcosa?)
A Luxor, su edifici risalenti al 1500 a.C. si possono vedere immagini relative all’Annunciazione e all’Immacolata Concezione (riferite ad Iside, non a Maria, che sarebbe nata circa millecinquecento anni dopo).
Nei sotterranei di Roma vi è una rappresentazione di Horus allattato dalla Madre Vergine Iside risalente al II secolo d.C.
Nel 593, il Vescovo di Roma, Gregorio Magno, “inventa” il Purgatorio, che fino a quel momento non esisteva).
Questa leggenda permetterà alla Chiesa di Roma, per molti secoli, fino a tutt’oggi, di “vendere” (per soldi) suffragi, indulgenze, “promozioni” in paradiso, come qualsiasi altro prodotto commerciale, per inculcare nella mentalità della gente che il potere della Chiesa arriva fino… all’aldilà!
Nel 610, praticamente ben oltre sei secoli dopo Cristo, per la prima volta, un Vescovo di Roma viene chiamato “Papa” (si legge “Papa” non “papà”).
L’idea fu dell’Imperatore Foca, che prese il potere facendo assassinare il suo predecessore.
Per tale atto criminale, il Vescovo Ciriaco di Costantinopoli lo scomunicò, ma Foca, per ritorsione, proclamò “Papa” (ossia capo di tutti i Vescovi) il Vescovo di Roma, ossia Gregorio I, il quale (bontà sua) rifiutò un simile titolo, fedele alla tradizione episcopale della Chiesa Cristiana dell’epoca.
Tuttavia, il Vescovo di Roma successivo, cioè Bonifacio III, accettò di avvalersi del titolo di “Papa”.
Il Cristianesimo era nettamente contrario a capi spirituali: l’Autorità era esercitata, più o meno democraticamente, per mezzo dei Concili. In proposito, il messaggio originale di Gesù era ben più radicale: “Ma voi non vi fate chiamare ‘Maestro’; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo…” (Matteo 23:8-10).
Come facilmente deducibile, è lo stesso Vangelo cristiano a dichiarare blasfemo e pagano il Cattolicesimo.
Nel 788, la Chiesa Cattolica adotta ufficialmente l’adorazione del Crocifisso (erroneamente e premeditamente, per confondere le idee, definito anche Croce, che è e rappresenta tutt’altra cosa), delle immagini e delle reliquie dei Santi.
Ovviamente, si tratta di pratiche superstiziose, adatte a sottomettere psicologicamente il popolo analfabeta e a mantenerlo in una suggestionabile macroscopica ignoranza.
I primi cristiani, proprio come gli ebrei, consideravano “idolatria” ogni pratica di questo tipo. Poiché, il secondo dei famosi Dieci Comandamenti di Mosè proibiva il culto delle immagini e ciò poteva turbare i sinceri devoti, la Chiesa di Roma modificò addirittura la lista dei dieci comandamenti, censurandone il secondo e dividendo in due l’ultimo.
A tutt’oggi, anche nelle Bibbie cattoliche, la lista dei comandamenti è riportata fedelmente, mentre il Catechismo Cattolico continua ad alterarne la lista.
Una contraddizione molto evidente che non suscita particolare scandalo solo perché la stragrande maggioranza dei cattolici è pressoché indifferente nei confronti delle questioni spirituali, basando la sua fede sul “Dio del Peccato”, della paura della sua condanna per l’eternità.
Ma ecco la lista dei Dieci Comandamenti di Mosé, così com’è riportata nel libro dell’Esodo al capitolo 20.

I “veri” Dieci Comandamenti della Bibbia
Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, in schiavitù:
1. Non avrai altri dèi all’infuori di me.
2. Non ti farai idolo, né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.
3. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
4. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
5. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
6. Non uccidere.
7. Non commettere adulterio.
8. Non rubare.
9. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
10. Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
Si noti anche la “sostituzione”, operata dalla Chiesa, del Comandamento “Non commettere adulterio”, diventato nel Catechismo Cattolico “non fornicare”, oppure “non commettere atti impuri”.
Nel 995, Giovanni XIV introduce la “Canonizzazione dei Santi”. Fino a quel momento, nel Nuovo Testamento il termine “Santi” generalizzato  si riferisce a tutti i membri della comunità.
Per esempio, Paolo conclude le sue lettere con la tipica espressione “un saluto a tutti i Santi”.
Si potrebbero fare molti altri esempi sul vero significato di questo termine.
L’idea sopravvenuta oggi che essere “Santo” sia una condizione pressoché irrangiungibile per le persone comuni ha una precisa funzione politica, in quanto avvalora l’idea di una società gerarchica, dove i poveri, i semplici e gli umili possono soltanto sottomettersi ai “potenti” (sia del Cielo che della… Terra!) ed invocare la loro “Misericordia” piuttosto che reclamare “Giustrizia”!
Nel 1079, Papa Gregorio VII introduce il “Celibato dei Preti” (fino ad allora erano liberi di sposarsi ed avere figli). 
Sul celibato, nel Nuovo Testamento, si dice l’esatto contrario, ovvero, secondo Paolo, il “Vescovo” deve avere famiglia, in quanto:  “…bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare,  non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?” (Prima Epistola a Timoteo, cap. 3).
Nel 1090, viene introdotto il Rosario.
Ciò costituisce l’ennesimo capovolgimento dell’insegnamento di Gesù, che disse: “… e nel pregare non usate inutili dicerie come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per la moltitudine delle loro parole…. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, serratone l’uscio, fai orazione al Padre tuo che è nel segreto…..” (Matteo 6:5-8).
Nel 1184, il Concilio di Verona istituisce l’Inquisizione per gli Eretici. Di tutte le invenzioni della Chiesa Cattolica, questa è quella più immensamente lontana sia dallo spirito e dalla lettera del Vangelo, sia da ogni minimo spirito umanitario con cui si riempie ipocritamente la bocca.
Da questa data, per oltre cinque secoli, la storia della Chiesa Cattolica sarà una storia criminale, fatta di ossessiva ricerca di potere, di intrighi politici ed economici, di stermini, di torture, di roghi, di repressione di ogni atteggiamento di sia pur vaga opposizione, ma soprattutto la religione sarà usata per sfruttare le istintive paure dell’uomo e per sottomettere la gente semplice ed umile con il terrorismo della paura delle punizioni terrestri e divine.
Nel 1190, inizia la “vendita di indulgenze”. Che il denaro possa far acquisire “meriti spirituali”, oltre ad essere un concetto del tutto opposto allo spirito del Cristianesimo, rappresenta una notevole degenerazione morale, sia per la Chiesa che per la gente comune.
Che Dio stesso si lasci “corrompere” dal denaro rappresenterà uno “schema mentale” che avrà delle conseguenza catastrofiche sull’etica e la morale dominante dei paesi cattolici.
Nel 1215, Papa Innocenzo III proclama il “dogma” della “Transustanzazione”. Ovvero, il pane dell’Eucarestia (in seguito sostituito dall’ostia) cessa di essere un semplice simbolo della Comunione per diventare “vero Corpo e vero Sangue di Cristo”.
Dopo aver rinnegato in mille modi lo spirito dell’insegnamento di Gesù, fondato sull’amore, sull’interiorità e sulla libertà, ora la Chiesa di Roma riduce il povero Nazareno ad una piccola particella farinacea da far mangiare ai fedeli!
Una aberrante cerimonia pagana, un “pasto sacro” sanguinario e cannibalesco!
Anche in questo, la Chiesa ha sapientemente manipolato la psicologia dei fedeli: se i preti hanno il potere di trasformare particelle di pane nel “vero” corpo (e sangue) di Gesù, evidentemente occorre sottomettersi a loro con timore!
Nel 1215, nello stesso anno in cui fu introdotta la “transustanzazione”, Innocenzo III rese obbligatoria la cosiddetta “confessione auricolare” ovvero quella fatta all’orecchio del prete.
I primi cristiani offrivano solo a Dio il loro pentimento, nella loro interiorità.
Nel 1229, la Chiesa Cattolica, ormai abissalmente lontana dal Cristianesimo, per prudenza e per evitare contestazioni, decide di mettere la Bibbia (ivi compresi i Vangeli) nell’indice dei “Libri Proibiti”.
Un fedele che avesse “osato” leggere il Vangelo, rischiava dunque la pena di morte come sospetto eretico!
Evidentemente sono provvedimenti che lasciano il segno anche nel DNA, perché a tutt’oggi la maggioranza dei cattolici ignora (e non ha l’intelletto per capirlo) che il contenuto dei Vangeli e della Bibbia è in aperto contrasto con la Chiesa Cattolica e non sospetta minimamente che esistano insegnamenti ben diversi da quelli falsi che sono stati loro inculcati sin dalla primissima infanzia.
Nel 1311, il Battesimo per aspersione dei fanciulli viene reso legale dal Concilio di Ravenna. I primi cristiani battezzavano solo gli adulti, in quanto il battesimo rappresentava un semplice rito simbolico di rinascita, adatto a sottolineare l’iniziazione dei convertiti.
Gesù non invitava le persone a compiere riti religiosi, ma a cambiare vita, a scoprire il Regno di Dio nel proprio cuore, non nelle cerimonie o nelle formalità.
Nel 1439, il Concilio di Firenze trasforma in “dogma” di fede la leggenda popolare del Purgatorio.
Non c’è assolutamente nulla nelle scritture cristiane che alluda ad un simile “luogo” metafisico. Tale credenza viene incoraggiata dalla Chiesa Cattolica con il solo scopo di spaventare i fedeli e, al tempo stesso, per renderli più dipendenti dalle interessate indulgenze della Chiesa.
Nel 1854, Papa Pio IX proclama il nuovo dogma della cosiddetta “Immacolata Concezione”.
Prosegue, dunque, il processo di “divinizzazione” di Maria, perché la Chiesa Cattolica, abile manipolatrice di menti e di Popoli, sa molto bene che più si accentua il ruolo delle divinità “materne” e più la gente regredisce a livello infantile, diventando così ancora più sottomessa all’autorità della Chiesa (che guarda caso, anch’essa si autodefinisce come “Santa Madre”).
Il concetto di “Concezione Immacolata” non ha alcun senso rispetto all’insegnamento di Gesù, bensì deriva dalla metafisica greca e dal paganesimo.
Nel 1870, Papa Pio IX impone alla Chiesa Cattolica un assurdo privilegio che nessun Papa precedente aveva osato mai reclamare: quello della (risibile) “Infallibilità del Papa”.
Guarda caso, ciò è accaduto nello stesso anno in cui la Chiesa, con la presa di Roma, ha perso definitivamente il potere temporale. Quasi una “rivincita”, dunque, sul piano di una pretesa autorità assoluta in campo spirituale e morale.
Che un uomo possa considerarsi una “autorità religiosa”, oltretutto “infallibile”, è uno dei massimi stravolgimenti dell’antica fede cristiana e dell’insegnamento di Gesù.
Nel 1950, PIO XII proclama che il corpo di Maria sarebbe “volato via”, in cielo (dogma della cosiddetta “Assunzione”).
Dove si troverebbe ora? In orbita intorno alla Terra? I fedeli cattolici, ormai immunizzati ad ogni senso del ridicolo, privi di ogni capacità critica, si accontentano del fatto che nel calendario ci sarà un giorno festivo in più, ovvero il 15 agosto, ripristinando così un’antica festa pagana in onore della dèa Diana.
Perché la Chiesa Cattolica impone come “verità” queste leggende pagane?
Perchè sa benissimo che così facendo, la gente si “abitua” ad obbedire passivamente.
Più sono assurdi i dogmi in cui credere, più sottomesso e servile sarà l’atteggiamento mentale del fedele.
E’ una tecnica ben conosciuta dai capi militari, che a volte impongono comandi illogici proprio per “addestrare” ad una cieca obbedienza.

Le radici pagane del Cattolicesimo
Natale
La festività del Natale esisteva già da molto prima della nascita di Cristo e dell’avvento del Cristianesimo.
Era una festa pagana legata al solstizio invernale e godeva di grande importanza in tutto l’Impero Romano.
Ricordiamo che il solstizio invernale è il giorno più corto dell’anno e cade intorno al 21 dicembre. In questo giorno, tra l’altro, il sole tocca il punto più basso rispetto all’orizzonte.
Il 25 dicembre, la durata del giorno rispetto alla notte ricomincia a crescere in modo evidente.
Ovvio che, per le popolazioni antiche, tale evento astronomico fosse visto come un rinnovamento della speranza, una festa della luce, una possibilità di sopravvivenza.
Pertanto, fu mitizzato come “nascita del Dio Sole”, partorito dalla Dea Vergine (personificazione della Notte).
Tale mito, già da molto tempo prima di Cristo, prese varie forme religiose: Horus partorito dalla Vergine Iside in Egitto, Thammuz partorito da Mylitta, o Ishtar, nelle religioni iranico-caldee, etc.
La tradizione giunse fino a Roma nella forma del Culto di Mithra ed entrò nelle abitudini dei romani.
Quando il Cristianesimo iniziò a diffondersi, dovette venire a patti con queste tradizioni molto radicate, per cui la Chiesa tentò, tutto sommato con successo, di “appropriarsi” della festività del Natale, proponendo Gesù Cristo come vero “Sole Divino” che nasce di notte da una Vergine.
Questo accomodamento contribuì, in modo determinante, a modificare la teologia cristiana nel senso di una progressiva “divinizzazione” di Gesù.
Fu Costantino a ufficializzare il giorno 25 dicembre come “Nascita di Cristo”, all’inizio in aggiunta, e non in sostituzione, del Natale di Mithra.
Pretendendo di cristianizzare il paganesimo, alla fine la Chiesa Cattolica è giunta al risultato opposto, ovvero di paganizzare il cristianesimo.
Pasqua
In questo giorno, i cristiani festeggiano la “Resurrezione” di Gesù.
La Pasqua cade la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera. Si tratta, quindi, di una festività legata all’equinozio di primavera.
Tutti i popoli pagani dell’Impero Romano, e non solo, conoscevano già questa festa, che non è altro che una festa primaverile: gli alberi germogliano, nei prati sbocciano i primi fiorellini e quindi la natura, dopo il freddo inverno, “risorge”.
L’idea di “resurrezione della natura” diventò “Resurrezione di Cristo” e, anche questo mito, in qualche modo, fu “incorporato” nella nuova religione che andava diffondendosi in antitesi al paganesimo, ma, al tempo stesso, paradossalmente, non c’è tradizione pagana che non sia stata “rubata” e fatta propria dalla Chiesa di Roma dei primi secoli.
Le Madonne
Il Cristianesimo non prevedeva alcun tipo di devozione che non fosse rivolta esclusivamente a Dio.
La penetrazione della nuova religione in territorio greco-romano ha fatto sì che fossero importati culti pagani, opportunamente rivisitati per dare loro quantomeno una sfumatura nominalmente cristiana.
La Chiesa di Rima ha sempre tollerato di buon grado queste contaminazioni, in quanto hanno favorito l’adesione al Cattolicesimo da parte delle popolazioni pagane, che potevano così ritrovare elementi a loro familiari.
Di tutte le contaminazioni pagane, la creazione del “Culto della Madonna” rivolto a Maria, madre di Gesù, è forse il più appariscente e anche quello che contrasta di più con i testi dei Vangeli.
Gesù, da buon ebreo monoteista, non ha mai proposto il culto di sé stesso, né ha mai avuto pretese divine. Men che meno ha mai accettato che sua madre diventasse meritevole di particolari onori solo per motivi di parentela fisica.
Al contrario, nel Vangelo di Matteo si legge che, quando Gesù iniziò a predicare, sua madre lo venne a prendere per portarlo a casa, considerando probabilmente una stramberia il fatto che il figlio si dedicasse a problematiche religiose piuttosto che aiutare il padre nel lavoro di falegname.
Quando Gesù seppe che sua madre e i suoi fratelli volevano parlare con lui, rispose con questa frase: “Chi è mia madre? E chi sono i miei fratelli?”. Poi, con la mano indicò i suoi discepoli e disse: “Guarda: sono questi mia madre e i miei fratelli, perché se uno fa la volontà del Padre mio che è in cielo, egli è mio fratello, mia sorella e mia madre” (Matteo 12, 46-50).
Ma non è tutto. Nel Vangelo di Luca si racconta di una donna che fu probabilmente la prima persona a rivolgere delle parole di devozione alla madre di Gesù, in presenza di quest’ultimo. La donna disse infatti: “Beato il seno che ti portò e le mammelle che ti allattarono!” Ma Gesù disse: “Beati piuttosto quelli che odono la Parola di Dio e l’osservano.” (Luca 11:27-28).
Come si vede chiaramente, i Vangeli sottolineano che l’insegnamento di Gesù è teologicamente rigoroso, centrato sull’osservanza degli insegnamenti e non su devozioni sentimentali.
Ma i popoli pagani, che aderivano, per fede, per paura o per convenienza, alla nuova religione, non potevano certo dedicarsi alla lettura dei Vangeli (a parte l’analfabetismo, siamo in un’epoca dove ogni comunità cristiana possiede solo una piccola porzione del Nuovo Testamento) e preferivano seguire una religiosità istintiva, che li portava addirittura a preferire il culto di qualche divinità “materna” piuttosto che l’austera adorazione dell’Unico Dio.
Esistono anche motivazioni psicologiche profonde, che rendono la figura materna più protettiva e rassicurante di quella paterna.
Il Culto della Madonna, sebbene contenga elementi sincretistici di varia provenienza, deriva principalmente dal Culto di Iside.
E’ Iside che era definita la “Vergine”, come del resto molte altre madri di eroi divini secondo i miti mediterranei.
Poiché Iside rappresentava la Notte (nei miti pagani sono rappresentati anche eventi astronomici), molte sue statue erano nere (come le tenebre appunto) e questo spiega l’esistenza di “Madonne Nere”.
Tuttora esistono più di 450 luoghi in cui si trovano Madonne Nere.
E’ stato appurato, da reperti, che moltissime Chiese Cattoliche sono sorte su antichi templi di Iside, ad esempio la Chiesa di S. Stefano a Bologna, come pure Notre Dame a Parigi.
Nei secoli passati molte immagini e statue delle originali Madonne Nere sono state distrutte o si trovano in collezioni private. Alcune sono state restaurate e, spesso, sono diventate bianche (a volte sono state anche riprodotte su marmo bianco), forse per cancellare la loro origine “pagana”!
La Chiesa Cattolica, nei secoli, pur non avendo alcun conforto nei testi evangelici, anzi in antitesi agli stessi Vangeli, è andata elaborando una “Teologia Mariana” che ha concentrato sempre di più su Maria le mitologie pagane sulle divinità femminili, materne, vergini.
Persino le feste dedicate a Maria sono la trasformazione, anzi, per meglio dire, il proseguimento, di antiche feste dedicate alle madonne pagane.
Fu il Concilio di Efeso a introdurre ufficialmente nella Chiesa il mito pagano della Dèa Madre che, fecondata da un Dio padre, fa nascere un essere semidivino.
Maria fu proclamata “Madre di Dio” nel 431, ben oltre quattro secoli dopo la predicazione di Gesù.
Non è un caso che ciò sia avvenuto proprio ad Efeso, città che aveva un forte attaccamento al culto di una Madonna (in questo caso si trattava di Artemide o Diana).
Negli Atti degli Apostoli si racconta che quando Paolo arrivò in questa città con il proposito di fondare una comunità cristiana, incontrò una forte ostilità da parte della folla, che l’accusava di minacciare la sopravvivenza del culto della loro “Madonna”.
Le grida “Grande è l’Artemide degli Efesini!” (Atti 19,28) mostravano la potenza di un culto che indusse Paolo a lasciare la città.
Il fatto è che, per i primi cristiani, era assolutamente impensabile la sola idea di poter avere un culto di tipo “mariano”.
Chi l’avrebbe detto che, dopo quattro secoli, i pagani non avrebbero più temuto che il Cristianesimo entrasse in competizione con il mito della dèa madre? Anzi, al contrario, i pagani sono riusciti ad introdurre i loro miti nel Cristianesimo.
Il Culto dei Santi
I primi cristiani avevano la più totale repulsione per ogni tipo di onore o devozione, sia per le persone che per le statue o immagini, essendo rigidamente monoteisti come gli ebrei.
Negli Atti degli Apostoli, si racconta che Pietro rimproverò Cornelio perché si era inginocchiato davanti a lui, con la frase: “Levati, anch’io sono uomo!” (Atti 10:25-26).
Non appena il Cristianesimo iniziò a diffondersi in terre pagane, la prima e più immediata esigenza dei nuovi convertiti fu di trovare un corrispettivo alle divinità protettrici del politeismo.
La Chiesa, da sempre intollerante solo quando si mette in discussione la sua autorità, ma estremamente compiacente nell’assecondare ogni compromesso spirituale pur di espandersi numericamente, ha pensato bene di istituire, prima a livello ufficioso, poi come vero e proprio dogma, il Culto dei Santi.
In realtà, per i primi cristiani il termine “Santo” era esteso a tutti i credenti. Tutte le epistole di Paolo terminano con dei saluti e, spesso, si leggono frasi del tipo “salutatemi tutti i santi che sono nella tale città”, etc.
Tuttavia, dopo circa un secolo dall’inizio dell’espansionismo cristiano, si cominciò prima a parlare di “martiri” a proposito di coloro che erano morti a causa di persecuzioni e, successivamente, di “Santi” per designare coloro che erano riusciti a mettere in pratica in modo efficace tutta la dottrina.
Entrambi, martiri e santi, furono oggetto di culto in sostituzione della pluralità di dèi che, a livello psicologico, non potevano trovare una adeguata sostituzione nella semplice e austera adorazione dell’Unico Dio monoteista giudeo-cristiano.
Poiché gli dèi pagani erano sempre protettori di qualche categoria di persone, si pensò bene di attribuire ad ogni santo una particolare predisposizione nel proteggere (o, meglio, patrocinare) persone, luoghi o eventi.
La festa del Dio locale diventò la “Festa del Patrono”.
Anche molti templi, dedicati agli dèi e alle dèe pagane, furono rinominati con nomi di Santi simili ai nomi delle antiche divinità.
Cosicché, ad esempio, molti templi di Giove divennero Chiese di San Giovenale (un Santo che non esiste). Ci sono, poi, innumerevoli luoghi dedicati alle divinità femminili, principalmente templi di Iside, che sono poi diventate Chiese dedicate a Maria.
La Candelora
I romani, per le calende di febbraio, illuminavano la città per tutta la notte con fiaccole e candele, in onore della dea Februa, madre di Marte, dio della guerra, e imploravano dal figlio la vittoria contro i nemici.
La Chiesa Cattolica ha mantenuto la festa modificandone il significato, dedicandola alla commemorazione del rito di “Purificazione di Maria” che, come tutte le donne ebree, dopo aver partorito, si sottopose al prescritto periodo di isolamento, una sorta di quarantena dettata da precauzioni igienico/sanitarie, sia pure codificate sottoforma di pratica religiosa.
Il mese di maggio e le rose
Secondo la Chiesa Cattolica, è il “Mese della Madonna”. In realtà, il mese di maggio era dedicato, dalla religione romana, alla Dèa Maia.
E sempre a lei erano dedicate anche le rose.
San Giovenale
Come già detto in precedenza, questo Santo non è mai esistito.
Si tratta solo di una denominazione vagamente “cristianizzata” con cui si rinominavano i Templi di Giove trasformati in Chiese.
Fonte delle notizie storiche riportate: http://www.cristianesimo.it/