mercoledì 25 aprile 2012

Grillo, populista al servizio dei poteri forti, ci sta depistando da 15 anni


La più forte polemica con Grillo non proviene dalla casta dei partiti o dai “commentatori del secolo scorso”, ma da un outsider  totale, Paolo Barnard, grande giornalista Rai, messo al bando dai media dopo la polemica sulla mancata tutela legale per i suoi scomodi servizi su “Report”.
Beppe Grillo deve fare ammenda «per aver depistato gli italiani per 15 anni dal più devastante pericolo per la democrazia che l’Italia abbia mai affrontato nel dopoguerra e che oggi infatti ci sta distruggendo, per sbraitare contro il ladro di polli Berlusconi, a tutto vantaggio dei suoi spettacoli, Dvd, merchandising, incassi, fama».
La posizione di Barnard è nota: il “rigore” che ci viene imposto non è figlio di una casuale contingenza economica, ma di un piano “golpista” dell’alta finanza, pianificato per moltiplicare profitti sulla nostra pelle col sequestro della sovranità monetaria e l’instaurazione di una “dittatura dei poteri forti”, che ora ci domina anche giuridicamente  attraverso l’Unione Europea.
Barnard accusa Grillo di aver ignorato il suo clamoroso saggio-denuncia, “Il più grande crimine”, in cui profetizzava quello che sta avvenendo e che ora «porta la gente a darsi fuoco, a gettarsi dai balconi, le pensionate a uccidersi, i precari a disperarsi senza uscita». Problema: come riscattare i diritti di cittadinanza, se poi qualsiasi nuovo governo dovrà fare i conti col cappio europeo del “Fiscal Compact”, che, insieme al pareggio di bilancio in Costituzione, impedirà agli Stati di continuare a investire denaro pubblico in favore dei cittadini?
Di questo la nuova politica dovrà cominciare a parlare, in modo esplicito: «Se fossi il capo del governo – dice Giulietto Chiesa – invece di fare anticamera dalla Merkel e da Sarkozy volerei subito ad Atene, a Dublino, a Madrid e a Lisbona, poi andrei in delegazione a Bruxelles e direi, semplicemente: signori, il debito che ci imponete è illegale, quindi noi non lo pagheremo».
Non è antipolitica: è la vera politica, per troppo tempo scomparsa dai radar!



Ecco perché non bisogna assolutamente votare il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo

Dietro Grillo ci sono troppe cose che non si sanno. Prendete atto attentamente dei documenti che seguono.

Guardate questi video:




Intervista radiofonica per capire meglio:
http://soundcloud.com/paolo-perini/chi-c-dietro-a-beppe-grillo

Parla un EX-GRILLINO :
http://youtu.be/lVYYD6hixSo

Beppe Grillo: “Bossi non ruba”
http://youtu.be/TnoyJO2SQ5A

Domande:

Perchè Grillo, che non è candidato direttamente, si prende la briga di fare un tour elettorale per il Movimento 5 Stelle, se non ha nessun interesse all’interno?

Perchè i media ufficiali di regime gli stanno facendo una campagna elettorale occulta (e nemmeno tanto), visto che quelli del Popolo svegli sanno che Tv , Giornali, Radio, Web, ne parlano di qualcosa solo se vogliono dirottare il pubblico? Ovviamente, per i loro scopi a monte!

Perchè Grillo tace o fa finta che non esistano tanti problemi reali tutti aventi la stessa matrice?

Oggi bisogna stare molto attenti e lungimiranti!

Azioni da intraprendere:

Se non si vedono alternative visibili, non è detto che non ve ne siano.

Solo chi è davvero informato può barcamenarsi tra le insidie dei poteri forti, che hanno messo in campo cattivi e finti buoni: tutto per arrivare al Nuovo Ordine Mondiale: ossia a un’Oligarchia Globale con a capo banchieri e multinazionali!

E’ giunta l’ora di liberarsi dalle catene, di non cadere nel tranello dei finti buoni che mentono di essere dalla parte del Popolo.

Sveglia! E’ arrivata l’ora della consapevolezza di massa e della riconquista della libertà!

martedì 24 aprile 2012

Ipocriti e cinici: siamo noi i peggiori assassini perché stiamo zitti

Otto guerre in vent’anni, dalla Jugoslavia alla Libia.
La buffonata delle invasioni belliche, perché di invasioni imperialiste si tratta, eufemisticamente denominate “missioni di pace”, sono figlie dell’ipocrisia che ipocritamente distinguono i figli dai figliastri.
A proposito del distinguo tra figli e figliastri, la Russia, per esempio, per il genocidio ceceno, che ha fatto ben 250.000 morti e cioè un quarto della popolazione della piccola repubblica caucasica, non ha subito né critiche né “missioni di pace”.
Le guerre d’invasione colonialista, mascherate dietro il nomignolo di “missioni di pace”, dimostrano tutta l’ipocrisia di cui è impregnata la cantilena della difesa dei diritti umani e della democrazia ed alla fine servono soltanto da grimaldello per intervenire nei Paesi in cui c’interessa intervenire per secondi fini più cinicamente lucrativi.
L’Iran, per esempio, attorno a cui rullano da tempo minacciosi tamburi di guerra… pardon, volontà da parte dei “buoni” di portare la democrazia. Anche qui, con giustificazioni senza senso, visto che Teheran rispetta il trattato di non-proliferazione nucleare e accetta regolarmente le ispezioni dell’Aiea, l’agenzia Onu che regola le produzioni atomiche.
L’Iran non ha mai superato il 20% di arricchimento dell’uranio e non potrà mai costruire la bomba atomica, poiché per costruirla ci vuole il 90% di uranio arricchito. Però, è sotto scacco in continuazione, con la diffusione di notizie mediatiche pilotate che riportano che sta per costruire l’atomica. Mentre per Israele, che la bomba atomica ce l’ha, tutti fanno finta di niente.
Due pesi e due misure! Una partita sleale, che incita anche i più pacifici a radicalizzarsi, diventando persino terroristi.
Ma se la Siria è l’anticamera dell’Iran, allora è il caso di dirlo: stiamo scherzando col fuoco. «Se si attaccherà l’Iran sarà la Terza Guerra Mondiale», scrive Massimo Fini, autore del libro “La guerra democratica”: «E’ molto rischioso per le democrazie attaccare l’Iran, perché saltano anche tutte le alleanze più o meno forzate che hanno con i paesi cosiddetti moderati, che poi moderati spessissimo non sono», dalla Giordania all’Arabia Saudita, fino all’Egitto.
Da una parte i micidiali armamenti dell’Occidente, dall’altra popolazioni deboli ma numerose, ricattate dalla legge del più forte: «E’ abbastanza grottesco che paesi seduti su arsenali atomici incredibili facciano la voce grossa con l’Iran perché ipoteticamente può fare l’atomica». D’altronde, siamo specialisti nel disordine: inseguendo un pericolo immaginario, l’Afghanistan armato in modo antidiluviano, abbiamo destabilizzato il Pakistan, creando un pericolo vero, perché Islamabad dispone dell’atomica: «Se gli integralisti prendessero il potere in Pakistan, allora sì che sarebbero cazzi acidi per tutti».
Che fare? L’unica arma che ci resta, aggiunge Massimo Fini, è provare a fare pulizia innanzitutto a casa nostra: la “guerra democratica” non nasce da sola, ma viene sempre fortemente sostenuta, anche se quasi di nascosto. Nel nostro caso, «da una classe dirigente che da trent’anni ha commesso abusi, soprusi, ruberie: il saccheggio del paese».
Oggi, «c’è in giro una collera notevole, da parte della popolazione, che alla fine si è resa conto che questa democrazia dei partiti non è affatto una democrazia, ma un sistema che ha privilegiato una classe dirigente indecente che ha impoverito (e sta impoverendo sempre di più) il paese», con la corruzione, ma anche con la guerra sporca, la “guerra umanitaria”: come quella che ancora si combatte contro gli afghani. Una strage: 65.000 vittime civili, in 11 anni di occupazione. Costo per noi italiani: «Un miliardo di euro all’anno, per tenere inutilmente lì i nostri soldati ad ammazzare».

Fonti:
Il libro di Massimo Fini, “La guerra democratica”, Chiarelettere, 289 pagine, euro 14,90

domenica 22 aprile 2012

Pareggio di bilancio: Italia uccisa per legge!


Giulietto Chiesa
Il pareggio di bilancio? «E’ un altro tassello del colpo di Stato strisciante, anticostituzionale, che è in corso in Italia dallo scorso autunno, cioè con l’arrivo al governo della coppia Napolitano-Monti». Giulietto Chiesa non ricorre a perifrasi: parla di “abuso di potere”, firmato da «un Parlamento di zombie, a legittimazione zero», dato che non rappresenta più il popolo italiano. Pareggio di bilancio significa, in pratica, la fine dello Stato: niente più investimenti, non un soldo destinato agli italiani. Per ogni tipo di sviluppo economico e sociale non resterà che una strada: la privatizzazione generale dell’Italia, per cessione diretta di beni e servizi o per via indiretta, cioè attraverso il ricorso ai famigerati “mercati” finanziari internazionali. Un suicidio scientifico, per mano “tecnica”, proprio mentre la politica affonda – non casualmente – nel fango degli scandali, suggerendo la peggiore delle conclusioni: perché andare ancora a votare, visto che ormai la democrazia non serve più?
Proprio il pareggio di bilancio introdotto forzatamente nella Costituzione, in ossequio all’ultimo diktat della Commissione Europea retta da tecnocrati non-eletti, oscuri emissari delle lobby del super-potere mondiale, segna l’inizio della fine delle democrazia europee, già amputate della loro sovranità vitale, quella monetaria: e se ora gli Stati non potranno più neppure spendere a favore dei propri cittadini, è come se cessassero di esistere. La “confisca” definitiva delle libertà nazionali è un piano europeo, che in Italia è stato appoggiato da un vasto fronte istituzionale, che «accomuna il presidente della Repubblica e il capo del governo, il governo stesso e i parlamentari che lo sostengono, cioè Alfano, Bersani, Casini e tutti i loro scherani». Nel suo ultimo video-editoriale su “Megachip”, Giulietto Chiesa parla apertamente di “alto tradimento”: ipotesi di reato da aggiungere all’elenco di imputazioni che l’avvocato cagliaritano Paola Musu ha trasmesso alla Procura, con Paolo Barnard, denunciando Monti e Napolitano come “golpisti”. 
Siamo di fronte alla possibile fine della Repubblica italiana, sostiene Chiesa: se il Parlamento non sarà più autorizzato a decidere come spendere il denaro pubblico, non potrà più «adempiere ai diritti e doveri riconosciuti dalla Costituzione». Grazie al pareggio di bilancio, il Parlamento (attuale e futuro) «viene delegittimato totalmente». Quindi, non ci sarà più alcuna necessità della politica: «Con assoluta chiarezza», già oggi il governo dei tecnici «dice sostanzialmente che non ci sarà più da discutere di nulla». L’anonimo club dei tecno-commissari insediati nel Palazzo sta per raggiungere «l’apogeo della sua significazione», mettendoci di fronte al fatto compiuto: «Un governo dei tecnici, abilitato a prendere decisioni tecniche da una modifica costituzionale, trasformata a sua volta in atto tecnico e illegittimo».
La prima, grande decisione: privatizzare tutto e tutti, «perché è solo vendendo quello che abbiamo accumulato nella nostra storia, tutta intera, che potremo ancora fare investimenti, cioè pensare a una qualche forma di sviluppo». Parola di per sé preoccupante, se si pensa allo sviluppismo cieco che ha creato la crisi: ma è sviluppo anche quello dei diritti, delle pari opportunità per tutti, delle condizioni umane, della cultura. Bene, da domani non sarà più possibile: lo Stato sarà costretto a dare solo 100, dopo aver preso 100 sotto forma di tasse. In pratica, come soggetto socio-economico attivo, la Repubblica non esisterà più: privata di moneta sovrana e ora anche di capacità di spesa, potrà finanziare investimenti solo svendendo ai privati i “gioielli di famiglia”, o facendo nuovi debiti presso i ben noti strozzini della finanza internazionale. E tutto questo, in base a una semplice decisione “tecnica”: senza più alcun bisogno dei partiti, del Parlamento, di nessuna istituzione legata alla politica.
«Date un’occhiata al cosiddetto quadro politico che abbiamo di fronte», dice Giulietto Chiesa: «Lo sfacelo dei partiti a cui stiamo assistendo, sotto molti profili, sembra fatto apposta per assecondare questa grande operazione di discredito definitivo della politica». Operazione sottile, perché abbina due elementi: il discredito dei partiti-vergogna fa crollare quel che resta della credibilità della politica come strumento democratico. «Vedo un rapporto netto – aggiunge Chiesa – tra il pareggio di bilancio e la grande canea sui lingotti d’oro e i brillanti della Lega, o sul partito della Margherita, o in generale sull’ondata di liquame che scivola sui partiti e nel quale i partiti nuotano. Sono due cose: una tecnica, che abolisce la politica, e l’altra politica, cioè la politica fangosa che abolisce i partiti».
Risultato: «Tra un anno dovremo votare, e ci sarà una politica azzerata: tecnicamente e moralmente. E ci sarà un’“antipolitica” che ovviamente sarà relegata ai margini, perché l’intero sistema della comunicazione sarà dispiegato per screditarla». Senza contare, naturalmente, la grande incognita: la massa degli astensionisti, che non andranno a votare. «E allora possiamo aspettarci che venga fuori qualcuno che dirà: ma perché andare a votare? Ha ancora senso andare a votare in queste condizioni?». Perché, attenzione: «La crisi è molto più grave di quello che immaginiamo». Il crollo della democrazia rappresentativa «avverrà nel contesto di una furia di milioni di persone, private della loro illusione di consumo indefinito e gettate in una situazione in cui non potranno più consumare», perché «stiamo andando verso una recessione generalizzata e dovremo stringere la cinghia: tutti, salvo quello scarso 0,1% che ci ha portato in questa situazione».
C’è poco da scherzare: «Il pericolo è straordinariamente grande: non ce n’è mai stato uno grande come questo – per la nostra vita e per il nostro futuro, oltre che per la nostra democrazia». Naturalmente, i media cantano tutt’altra canzone, mentre l’Italia sta per precipitare verso il baratro: il pareggio di bilancio è una strada pericolosa, senza ritorno, e segna l’atto finale dell’esautorazione dei cittadini, l’inizio dello smantellamento definitivo dello Stato, dapprima “disarmato” – con l’imposizione dell’euro, moneta “straniera” da prendere in prestito a caro prezzo – e ora neutralizzato anche come “sindacato dei cittadini”, privato di portafoglio, obbligato (per legge) a non spendere più. Lo dicono in molti: dagli americani della Modern Money Theory all’economista Paul Krugman, premio Nobel: il “rigore” e i diktat dell’Europa stanno preparando una catastrofe, un suicidio già scritto. L’alternativa? «Una sola: fermarli prima». Giulietto Chiesa auspica «una rivolta generalizzata, di massa, contro questo potere». Rivolta? Ebbene sì, perché saranno le condizioni sempre più disperate a renderla attuabile: «Dovunque possibile, dovremo rivoltarci e difendere il nostro territorio, con ogni mezzo legale di resistenza. Perché la legge siamo noi e, dunque, noi siamo l’alternativa».

Fonte: http://www.libreidee.org/2012/04/ladri-traditori-e-golpisti-tecnici-morte-allitalia-per-legge/ 


Video:  "Un altro tassello del colpo di stato" di Giulietto Chiesa,  http://youtu.be/jWpYJre7J5c

sabato 21 aprile 2012

Grillismo, comica ideologia dei nazifascisti del Terzo Millennio, se non fosse un dramma sociale

Il grillismo è un fenomeno inquietan-te e pericoloso, nonché di stampo e-stremista/pagnottista.
La cosa che mi sta scandalizzando sempre di più è constatare che par-te del Popolo italiano cade con molta faciltà nei discorsi qualunqui-sti del furbetto di turno, affamato delle ricchezze del potere.
Mussolini era un qualunquista, un populista come tanti, che però seppe sfruttare la situazione italiana di crisi e di decadenza politica dell’epoca (in verità con più stile e più credibilità di come oggi goffamente tenta di fare Grillo e, prima di lui, ha fatto Berlusconi), il cui “la” fu dato dallo scandalo della Banca Romana.
Basta rivedere il film “La marcia su Roma” di Dino Risi (1), protagonisti Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, una brillante ed esilarante comme-dia all’italiana del 1962, ma alta-mente significativa per capire la realtà del successo tra il basso popolino che possono conquistare affermazioni di stampo populista, piuttosto che le sane proposte di rinnovamento della seria politica sociale ed economica.
Un Ugo Tognazzi contadino, un po’ di estrazione agricola marxista popolare, che porta sempre con sé un volantino della propaganda fascista qualunquista, dove venivano garantite al Popolo un sacco di cose, tra cui “la terra ai contadini”, che diventa la fissa e l’utopia di Tognazzi.
E’ grave quello che sento dire dalle persone (horresco udiens) che hanno intenzione di votare per Grillo (ovviamente, per Grillo intendendo il Movimento 5 Stelle) “perché non è un politico” (che poi non è vero, poiché chi s’interessa di politica e fa affermazioni politiche è un politico, essendo la politica una branca della filosofia).
In pratica, nell’immaginario poco intellettuale popolare, si auspica ad un Parlamento non politico? E da dove verrebbe fuori la capacità di governare se manca la base della cultura politica? E la capacità di confrontarsi con la diplomazia internazionale? Come dire che per farmi curare vado da un non-medico, per imparare mi servo di un non-docente, per riparare il rubinetto che perde chiamo il farmacista perché voglio un non-idraulico.
Ecco, da questo nasce il populismo qualunquista: dire alla gente quello che vorrebbe sentirsi dire, mano-vrando i fondamenti dei contenuti di verità del contesto! I discorsi di antipolitica di Grillo (che sfruttano la realtà delle ruberie dei politici attuali), convincono le masse che la politica è solo ladrocinio e, quindi, occorre eleggere non-politici, perché i politici sono ladri e delinquenti (infatti, quelli di questo Parlamento lo sono molto più degli altri del passato). Paradossalmente, la gente si convince che possa essere un buon governo quello di gente qualunque eletta dal popolino (e non dal Popolo ragionante).
Premesso che “politica” non significa ladrocinio, ma capacità di governare la società (2), Grillo si tradisce e si contraddice quando da antipolitico diventa “politico” proponendo le liste del Movimento 5 Stelle nelle elezioni.
L’antipolitica non è una novità, Grillo non ha inventato nulla, il Sessantotto è impregnato di antipolitica, ma i Movimenti che la proponevano (molto più seri e di cultura del "5 Stelle") erano extraparlamentari, non aspiravano a seggi in Parlamento o poltrone nelle stanze dei “bottoni” ed erano seguiti da un pubblico istruito, colto e affamato di sapere, al contrario degli italioti di oggi, tutti presi a voler sembrare quello che non sono, senza aspirazioni personali e di crescita intellettuale (quest’ultima non si vede facilmente, l’iPod sì).
Mi sembra di rivedere l’Ugo Tognazzi de “La marcia su Roma” quando, parlando con qualcuno che, lavorando completamente a nero, vuole sfruttare lo stato sociale senza pagare un euro di tasse, si definisce sostenitore e prossino elettore grillino. In quel momento, mi viene in mente un’affermazione di Grillo proprio sulle tasse, tipo il contadino che diventa mussoliniano per via della “terra ai contadini”: "Ci stanno suicidando. Siete sicuri che se pagassimo tutti le tasse questo Paese sarebbe governato meglio? Ruberebbero il doppio" (3). Ed ecco che l’evasore diventa grillino, si sente protetto: Grillo, con il suo discorso di antipolitica qualunquista, giustifica il suo lavorare a nero, il suo sfruttare quel poco che rimane dello stato sociale che sopravvive grazie alle tasse pagate dagli altri. Grillo non dice che bisogna tagliare le spese enormi ed inutili dello Stato causate dalle kaste (politici, Vaticano, militari, etc), che bisogna cacciare via dal Parlamento i rubacchioni e i delinquenti, no non lo dice, non suggestionerebbe le masse e non operebbe quel lavaggio del cervello che gli sta riuscendo tanto bene: perché è più eclatante giustificare l’evasore, l’impatto è molto più positivo e di ritorno.
Ma all’evasore grillino non piace questo ragionamento e continua ad affermare che Grillo è fuori dai giri di potere. Grillo no, dice il lavoratore a nero che non paga una lira di tasse, Grillo è un antipolitico (che, però, proponendosi alle elezioni, dimostra di aspirare a diventare un politico)! Per far cosa? Forse quello che ha fatto la Lega Nord, di cui molti concetti e affermazioni lui riprende, che poi è quello che fanno tutti i partiti, di cui all’occasione, quando fanno cominciare a sentire odore di ribellione (ma solo per ottenere di più, non per sopravvenuta virtù popolare), si rendono pubblici i dossier che già esistono belli e pronti nelle stanze blindate dei poteri forti, chiusi in sicure “casseforti”?
Beppe Grillo è un fenomeno del più abietto populismo destinato a masse che nuotano nell’ignoranza. E’ un nemico del Popolo che alimenta regimi reazionari senza proporre alcuna concreta prospettiva futura.
La filosofia del distruggere, dicendo quello che gli incapaci di analisi cerebrale accolgono, è stata sempre la formula vincente degli imbecilli che muovono i fili del popolo burattino. E’ l’arma da usare ad arte per arrivare nelle stanze dei bottoni e azzuppare quello che c’è ancora d’azzuppare.
Solo, in Italia, qualsiasi imbecille (come già Mussolini e poi Berlusconi, Bossi e in ultimo Grillo) può conquistarsi un consenso senza possedere la capacità di elaborare una costruttiva visione d’insieme risolutiva delle reali problematiche.
Solo nell’Italia degli italioti, si dà spazio ad individui squallidi che mettono continuamente in scena proteste (ed in questo non solo Grillo), che non servono a niente e a nessuno se non ci sono proposte alternative concrete, possibili e credibili.
Per capire un po’ meglio la vuotezza di cervello di Beppe Grillo e dei suoi sostenitori ed elettori, gustiamoci una panaramica delle sue cazzate populiste.
Cazzate razziste di estrazione nazifascista per procurarsi le simpatie ed il sostegno dei leghisti, di Casa Pound e di Ordine Nuovo: "La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso" (4).
Sempre tra le sue cazzate razziste, questa volta con riferimenti patriottici tanto per leccare il culo ai movimenti nazifascisti: “Un Paese non può scaricare sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in Italia. Una volta i confini della Patria erano sacri” (5).
Per non tralasciare, poi, le sue dichiarazioni omofobe: “Quando Vendola va in Confindustria, la Marcegaglia si alza e vorrebbe dargliela, ma lui niente, non la vuole” (6). Oppure, sempre rivolto a Vendola: L’at salut, buson” (“Ti saluto, frocio”, ndr).
Anche l’omofobia, per servire meglio la Lega e i movimenti di estrema destra, perché non bastava, per un buon lecchinaggio, che “il diritto di cittadinanza ai bambini nati in Italia è senza senso”; non bastavano “i sacri confini della Patria minacciati dai Rom”; non bastava “Vendola, un buco… senza ciambella”; non bastava l’affermazione di odio leghista ai terroni “il Sud è abituato al voto di scambio”.
E per chiudere in bellezza il breve ricordo delle cazzate grillesche, non si può tralasciare l’appoggio dei grillini (e di Grillo), durante le elezioni amministrative 2011, nei confronti dell’Associazione neo-fascista di Casa Pound (7).
Il Movimento 5 Stelle non è rivoluzionario, ma iper-populista ed ha pienamente ragione Eugenio Scalfari che, già nel 2007, in tempi non ancora sospetti, con grande intuito giornalistico, scrive-va: ”Quando vedo prender corpo un Movimento del tipo del ‘grillismo’ mi viene la pelle d’oca. Ci vedo dietro l’ombra del 'law & order' nei suoi aspetti più ripugnanti. Ci vedo dietro la dittatura” (8).
Beppe Grillo è lo spettro del nuovo fascismo, per Wu Ming 1 in un articolo per la “Nuova rivista letteraria” (9). Non soltanto per lo spettacolare “Führerprinzip” (10), rintracciato negli atteggiamenti dell'ex cabarettista che, tuttavia, da solo non giustificherebbe l'uso dell'espressione "criptofascismo". L'animo fascistoide di Grillo è quello cifrato caratteristico dei movimenti di impronta qualunquista, poujadista (11), destrorso/populista, etc. Tra i suoi simili si può annoverare la Lega Nord.

Nino Caliendo

NOTE


(2) La politica è l'Arte di governare le società. Il termine, di derivazione greca (da polis "πόλις", città), si applica tanto all'attività di coloro che si trovano a governare quanto al confronto ideale finalizzato all'accesso all'attività di governo o di opposizione.


(4) A seguito della proposta di legge in proposito che si attirò le ire e l’opposizione da parte della Lega Nord e di frange dell’estrema destra.


(6) Frase pronunciata a Carrara il 15 aprile 2012, dove parlò a sostegno del candidato a sindaco Matteo Martinelli e dei candidati a consiglieri del Movimento 5 Stelle.

(7) CasaPound è un centro sociale di ispirazione fascista nato a Roma il 26 dicembre 2003 con l'occupazione di uno stabile nel rione Esquilino. Per estensione, il termine comprende l'intero movimento politico, inserito nel panorama dei gruppi e movimenti dell'estrema destra italiana, che negli anni successivi si è diffuso nella capitale e sul territorio nazionale con ulteriori occupazioni, mobilitazioni e iniziative di vario genere. Nel giugno 2008, ha assunto la forma associativa con il nome di Casa Pound Italia. (Da Wikipedia)



(10) Il termine tedesco Führerprinzip, traducibile in principio del capo o principio di supremazia del capo, si riferisce ad un sistema gerarchico di leader - simile al sistema militare - che abbiano un'assoluta responsabilità nell'area di loro competenza e che debbano rispondere solo ad un'autorità superiore pretendendo obbedienza assoluta dai loro inferiori. Al vertice della gerarchia risiede il capo supremo che non deve rispondere delle sue azioni a nessuno ed è somma autorità dello Stato.
Il Führerprinzip venne utilizzato estensivamente nella società della Germania nazista e vide al vertice della piramide di responsabilità Adolf Hitler. Tale princìpio vide un'applicazione, seppur meno categorica, anche nell'Italia fascista di Mussolini, nella Spagna nazionalista di Franco ed in altri regimi dittatoriali del XX secolo. (Da Wikipedia)

(11) Termine derivante da Pierre Poujade, uomo politico francese (Saint-Céré, Lot, 1920-La Bastide l'Eveque 2003). Commerciante, fu preso prigioniero durante la seconda guerra mondiale, ma nel 1942 evase e si arruolò nell'aviazione gollista. Nel dopoguerra approfittò del malumore, vivo soprattutto nei commercianti e negli artigiani contro la pressione fiscale, per fondare (1954) l'UDCA (Unione di difesa dei commercianti e degli artigiani) a capo della quale, agitando tesi qualunquistiche, ebbe un notevole successo nelle elezioni del 1956, conquistando 52 seggi. I poujadisti formarono allora il gruppo Union et Fraternité Française che però in breve si disgregò. Dopo aver sostenuto il colonialismo francese e l'OAS (Organisation de l'Armée Secrète), Poujade aderì al gollismo. (Da Wikipedia)

mercoledì 18 aprile 2012

El Niño al caro Prof. Monti e Professori Ministri suoi associati

Caro Professor Monti (e Professori Ministri associati)

Lei spesso, con l’intento evidente di giustificare le Sue costanti ed ormai insostenibili richieste di sacrifici al Popolo italiano, asserisce che è l’Europa che ce lo chiede.

Tengo a sottolinearLe, caso mai, troppo distante dal Popolo, Lei non ci avesse fatto caso, che, proprio a seguito di questi sacrifici, si verificano, ormai con cadenza quasi quotidiana, suicidi di innocenti cittadini, imprenditori e non, che non riescono a sopravvivere e, spesso, si sentono perseguitati (sempre più spesso ingiustamente) dagli sgherri di Stato che fanno capo a Equitalia, che hanno poteri enormi, illimitati (questa è la percezione popolare) e immeritati e nemmeno si sa con quali criteri selettivi sono stati scelti e assunti, visto i loro comportamenti, nei confronti del malcapitato cittadino, che sono molto più simili a quelli degli usurai estorsori della mafia, piuttosto che di servitori dello Stato di cui è sovrano (almeno per ora e sulla carta) ancora il Popolo italiano.

Ma, la presa in giro che oggi mi ha fatto molto incazzare (scusi se sono sboccato, ma è la mia natura) e mi ha offeso profondamente nella mia intelligenza, sono state le sue affermazioni che ho appreso dal portale AffarItaliani.it.

Lei ha affermato: "Sono profondamente grato a tutti gli italiani per la consapevolezza con cui stanno affrontando questo momento difficile".

E, poi, Lei ha continuato: “Per risollevarsi (dalla crisi, ndr) servono l'analisi delle cause che l'hanno prodotta e la capacità di porsi un nuovo traguardo: la consapevolezza e la speranza".

Mi spieghi bene cosa significa. 

La mia limitata intelligenza mi suggerisce che noi italiani dobbiamo “sperare” (In cosa? In un miracolo? E ci voleva la Bocconi?) in una ripresa, che Lei sempre decanta, ma che, secondo l’interpretazione delle Sue stesse affermazioni, è solo un’utopia, una cosa in cui "sperare"? E l’analisi delle cause? Perché non sono ovvie? 

Ma Lei crede veramente che noi italiani non abbiamo capito che Cortina d’Ampezzo, etc, non sono state altro che uno spettacolo da propinare, attraverso i media, agli italiani facendogli credere che gli evasori (nemici del Popolo) da combattere (e che hanno "rovinato" l'intero Popolo italiano) fossero il “calzolaio” o la “lavandaia” di turno che non emettono lo scontrino "arricchendosi" alle spalle del consumatore? Ma Lei crede veramente, Prof. Monti, che gli italiani vogliano combattere quella che Lei vuole far credere sia il grosso problema che rovina l'Italia, ovvero la “immensa” evasione dell’idraulico (che chiede 100 euro senza emettere fattura e l’italiano buonista e populista su questo La condivide, prof. Monti: quello stesso italiano buonista che, a parole, La sostiene, ma, secondo Lei, sarebbe disposto a pagare per lo stesso lavoro almeno 220 euro, tra Iva e recupero della pressione fiscale da Lei imposta, visto che l’idraulico aspira a mettersi in tasca 100 euro netti?) o la vera evasione (quella grossa che affama gli italiani e di cui si parla molto poco) sta da qualche altra parte, ben protetta dai poteri forti? 

Noi dobbiamo subire tagli incredibili allo stato sociale, alla sanità, alla previdenza, all'istruzione, alla sicurezza, all'emergenza (Lei, invece, sta pensando ad un'accisa sui carburanti per sostenere la Protezione Civile, da far pagare ai cittadini senza nemmeno minimamente prendere in esame di recuperarla attraverso tagli alle spese inutili e ingozzatrici di kaste), ma non prevede nessun taglio alle inique spese italiane, che solo l’italiano subisce in tutta Europa, senza che Lei ci metta veramente mano o naso?

Quindi, se l’Europa, per esempio, ci chiede di adeguarci agli altri Stati europei aumentando l’età pensionabile, noi, secondo il Suo illuminato parere, dobbiamo sacrificarci.

Allora perché non ci adeguiamo all’Europa anche in tutte le altre cose?

Per esempio:

1)     Allontaniamo dai pubblici uffici (politici, ma anche dirigenti e semplici impiegati) tutti gli inquisiti, quelli condannati in via definitiva o di cui è cosa certa la cultura della corruzione e delle tangenti. Perché in Europa tutti lo fanno e spesso si dimettono da soli per evitare imbarazzanti figure, non possedendo la stessa faccia di culo dei delinquenti italiani.

2)     Eliminiamo le inutili province (in Italia sono 110) che sono un doppione delle Regioni, con una marea di personale parassita e politici superpagati che non servono a nessuno (non si è mai capito bene quali sarebbero le competenze degli Enti Provinciali) e costano agli italiani ben 17 miliardi di euro annui. Queste cose, in Europa, nessuno ce l’ha.

3)     Tagliamo in modo drastico le spese della politica, che oggi ammontano a circa 24,7 miliardi di euro annui. Perché nel resto d'Europa nessuno subisce questa eclatante spesa, tra ingenti vitalizi, esosi e non documentati rimborsi spese e benefict immeritati di cui beneficiano finanche le famiglie della kasta (vedi spese mediche, case di cura cinque stelle e, persino, chirurgia estetica: e chi più ne ha più ne metta).

4)     Facciamo pagare i medicinali, visite specialistiche e cure mediche ai familiari dei politici, poiché in Europa nessun familiare di politici ne usufruisce, come avviene invece in italia, dove vengono addirittura messi a carico dello Stato anche gli interventi di chirurgia estetica, cure balneotermali ed elioterapie anche dei familiari dei nostri politici.

5)     Diminuiamo drasticamente gli stipendi e i privilegi a deputati, senatori e alla peggior kasta della politica delle Regioni, perché in Europa nessuno guadagna le ingenti somme che portano a casa costoro, succhiando come vampiri il sangue degli italiani. Abbassiamo i loro stipendi a massimo tremila euro netti mensili, come fanno altri Paesi europei, Spagna in testa.

6)     Legiferiamo per favorire il ricambio politico con guadagno di idee fresche e costruttive attraverso linfa nuova, consentendo di poter esercitare il “mestiere” di politico al massimo per due legislature, come in Europa tutti fanno.

7)     Mettiamo un tetto all’importo delle pensioni erogate dallo Stato, portandolo al massimo a 5.000,00 euro al mese per chiunque, politici, dirigenti, alti ufficiali, etc, perchè in Europa nessuno percepisce da 15 a 30 mila euro al mese di pensione come avviene in Italia per le tante e infinite kaste.

8)     Smettetela, una volta per tutte, di paragonarci alla Germania, “dimenticando” d’informarci che lì (in Germania) non si pagano le autostrade e le tangenziali (tipo quella di Napoli: 90 centesimi di euro per ogni passaggio, pari a minimo 3,60 euro nella media giornaliera del cittadino comune, per un totale, più o meno, di 90 euro al mese), che i libri di testo per le scuole sono a carico dello Stato sino al 18° anno d’età (in pratica fino alla maturità), che il 90 % degli asili nido sono aziendali e, per legge, gratuiti e non ti chiedono 400/450 euro al mese come gli squallidi, sporchi e poveri di risorse (grazie ai tagli da Lei imposti) asili statali italiani.

9)     Tutto questo, sempre per restare in Europa e tra i diritti dei cittadini europei, mentre in Francia le donne possono evitare di andare a lavorare part-time negli affamanti call center per racimolare qualche soldo, indispensabile in famiglia, e percepiscono dallo Stato un assegno di 500,00 euro al mese (questa stessa somma, in Italia, tra le varie mortificazioni da subire dagli impiegati dell’INPS, la concediamo solo a pensionati fortunati, che dovrebbero scialarci, tra Iva e aumenti di bollette, nonché affitti esosi, fino a fine mese) come casalinghe, più altri bonus in base al numero di figli, quelle italiane sono costrette a fare le serve a ore. E, sempre in Francia, non si pagano le accise sui carburanti delle campagne napoleoniche o per i capricci del Re Sole, noi, invece, in Italia, paghiamo ancora quelle per la guerra d’Abissinia. Perché non ci adeguiamo all’Europa anche in questo?

10)          Solo in Italia (la stessa situazione non è presente in nessun altro Paese europeo), le forze armate (non s’intende parlare qui delle forze dell’ordine, alle quali i tagli a loro imposti impediscono di tutelare a pieno regime la sicurezza dei cittadini: parliamo degli inutili, insulsi e parassitari militari, di ogni ordine e grado) contano oltre 190.000 (ha letto bene, Prof. Monti, proprio 190.000) di sfaccendati addetti (ne basterebbero al massimo 30.000 per quello che possono servire), che, tra stipendi, benefict e acquisto di “giocattoli” marini ed aerei per il trastullo di generali e colonnelli, tra missioni di guerra (e non eufemisticamente “missioni di pace” come si afferma attaverso i media di regime) e consulenze clientelari varie, costano agli italiani oltre 25 miliardi di euro l’anno.

11)          In Italia, unico Stato laico al mondo, la religione ufficiale (leggi Chiesa Cattolica) costa al cittadino, cattolico e non, dieci miliardi di euro all’anno. Anche questo è un primato italiano in Europa. Nella tanto citata e ammirata Germania, per esempio, non esiste il sostegno dello Stato alla religione ufficiale (né per nessun altra religione): per legge i fedeli dichiarano a quale religione appartengono e l’Agenzia delle Entrate tedesca li tassa del 10% del loro reddito per il sostegno della propria religione. Gli atei non subiscono alcuna ritenuta per il sostegno della propria non-fede.

A fronte di tutto quanto sopra, al governo e ai politici chiediamo, una volta per tutte, che la smettano di offendere la nostra intelligenza e di mettersi, come Costituzione impone, al servizio dei cittadini, rispettandoli e garantendogli sempre una reale migliore qualità della vita.

Facendo dei semplici conti aritmetici, senza essere Professori della Bocconi, solo tagliando gli sprechi su esposti (ma ce ne sono anche molti altri da sforbiciare, che sarebbe eccessivamente lungo da esporre: uno per tutti il ridimensionamento del finanziamento pubblico dei partiti, limitando la cosa al méro rimborso delle sole spese elettorali giustificate), si risparmierebbero un centinaio di miliardi di euro annui.

Il Popolo italiano, Prof. Monti, chiude un occhio, a volte due, un orecchio e pure l’altro, ma la corda che si sta tirando da troppo tempo è arrivata al punto di spezzarsi. 

I cittadini sono stanchi di essere costretti al suicidio perché non ce la fanno più a sopravvivere, perché plebe di uno Stato di cui i “sovrani” dovrebbero essere loro, ritrovandosi invece schiavi vampirizzati.

Chi semina vento, raccoglie… tempesta, si sa!

Cordialmente.

Gaetano Caliendo, detto Nino, “El Niño” Blog


sabato 14 aprile 2012

Il "caro armato" e la kasta dei militari


Ma quanto ci costano le nostre Forze Armate? 
In tempo di crisi, questo settore non è investito dai tagli che pe-nalizzano, fino ad ammazzarlo, il nostro stato sociale. 
Dopo le due leggi finanziarie firmate dall’allora governo Pro-di, che hanno fatto lievitare le spese militari del 22% (portan-dole ad oltre 23 miliardi l’anno), quanti soldi sono arrivati alla Difesa?
Una risposta dettagliata e completa arriva nelle librerie con il libro di Massimo Paolicelli, leader storico dell’obiezione di coscienza e del movimento pacifista, e Francesco Vignarca coordinatore della Rete italiana per il Disarmo. Si chiama “Caro Armato” ed è pubblicato dalle Edizioni Altraeconomia, una garanzia assoluta d’indipendenza.
La crisi economica non ha investito il settore della Difesa!
E’ vero, spesso si sono sentite dichiarazioni vittimistiche del precedente ministro La Russa, che aveva esagerato le pretese: all’inizio del suo mandato aveva detto di voler portare il rapporto tra il bilancio del suo dicastero ed il Pil a 1,25, contro l’attuale 0,9. Tuttavia, nel solo 2010, le spese militari hanno pesato sui nostri esangui portafogli per oltre 23 milioni di euro: il nostro (povero) paese resta saldamente all’8° posto nella lista mondiale per spese militari, mentre collassano la sanità e il sistema giudiziario, mentre la cultura e l’istruzione vengono esplicitamente e senza vergogna mandate a farsi friggere dagli esponenti del governo in carica, mentre le nostre città profondano nel degrado.
Gino Strada sulle spese militari
I meandri delle tabel-le finanziarie, si sa, sono pieni di sorpre-se: Paolicelli e Vi-gnarca ci scavano dentro con la consa-pevolezza che il dia-volo sta nei partico-lari.
Lo stanziamento complessivo per la Difesa non subisce tagli effettivi: non c’è nessun crollo. Nessuna cura è prevista, dunque, per i vertici militari (una cifra per tutti, il nostro esercito professionale conta 190.000 uomini, un numero enorme, tra i quali 600 generali e ammiragli, 2.660 colonnelli e decine di migliaia di altri ufficiali). Anzi, il generale Roberto Speciale, ex comandante generale della Guardia di Finanza, quello assolto dai giudici per aver fatto condurre con un elicottero spigole fresche (la sua difesa ha avuto buon gioco nel dire che non era un pasto privato), da parlamentare del Pdl, presentò una proposta di legge per aumentare lo stipendio dei generali di corpo d’armata con cifre che vanno dal 50 al 75% in più di quello attuale.
A fronte di tutto questo, sui sistemi d’arma non sono previsti certo risparmi: anzi, vanno avanti a gonfie vele il progetto della portaerei Cavour e delle fregate FREMM (568 milioni di euro) o quello per la costruzione del faraonico cacciabombardiere Joint Strike Fighter (13 miliardi di euro).
Questi progetti, badate bene, sono finanziati ‘a debito’ e, cosa rilevantissima, rappresentano proprio ciò che è diventato il nostro sistema di difesa: un modello aggressivo, finalizzato ai conflitti ad alta intensità e con capacità di proiezione in profondità, nulla che sia mai stato discusso, inutile ricordarlo, in parlamento.
Un modello che non c’entra un bel niente con il peace keeping, parola usata ed abusata.
Infine, esiste un’invisibile, ma importantissima, questione che non è mai stata affrontata: il Ministero dello Sviluppo Economico prevede stanziamenti per la Difesa al di fuori della legge 436 (è del 1988 e ne regola l’approvvigionamento). Si tratta di soldi utilizzati in base a normative di settore e non sottoposte, dunque, all’esame preventivo delle Commissioni Difesa di Camera e Senato. L’utilizzo di questi fondi è deciso solo dai vertici militari e da quelli dell’industria: due zone contigue i cui rapporti sono sempre più stretti, tanto che molti alti ufficiali, alla fine della loro carriera, prestano la loro opera all’industria.
Un altro evidente, insopportabile, conflitto d’interesse di cui sarebbe bene che il nostro paese si liberasse al più presto. 

Dall’articolo di Stefania Limiti


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venerdì 13 aprile 2012

Con lo scandalo Lega, trema tutta la kasta


Giulietto Chiesa
Come dicono gli oratori prolissi: sarò breve!
Questa faccenda della Lega Nord mi fa venire in mente due o tre cose (tra le tante). 
La prima è che là dentro, nel Palazzo, il più sano ha la rogna. Voglio dire che l’intreccio delle complicità e dei ricatti reciproci fa sì che ci sia un dossier per ognuno e che, all’occorrenza (se qualcuno rompe l’omertà), questo fascicolo vedrà la luce.
Nel caso specifico la Lega, espulsa dal potere, rompeva le scatole al nuovo potere della troika. 
Così adesso sappiamo di quale tempra fosse forgiato quel cosiddetto “partito padano”!
Lo sapevano tutti, lassù, nel Palazzo. Adesso però è uscito il dossier. Ed è cominciata la caccia a quel serbatoio di voti che se ne va in libera uscita.
Naturalmente, bastava guardare quelle facce, quei gesti, quella volgarità becera, quell’ignoranza che trasudava da ogni gesto di quegli “auto-eletti del popolo”, che divennero perfino ministri del governo italiano, per capire dove eravamo arrivati. 
Ma ve li ricordate i giornalisti e i politici, che nei talk show, s’inchinavano di fronte al ludibrio? Ve lo ricordate il Presidente della Repubblica che stringeva le mani a uno che si era appena pulito il c... con la bandiera tricolore e che sputava sulla Costituzione Repubblicana?
La seconda cosa che mi viene in mente, appunto, è la straordinaria ipocrisia del sistema politico e informativo italiano, che adesso, dopo avere espulso Bossi, gli tributa gli onori di grande leader rinnovatore. 
Perché lo fanno? Perché erano suoi complici nel degrado. 
Lo salutano rendendogli gli onori, come in un simbolico ammaina-bandiera. 
Pensano al loro tramonto, incerti se sarà nel silenzio o se dovranno scappare inseguiti dai forconi.

Giulietto Chiesa, “Scandalo Lega”, da “Il Fatto Quotidiano” dell’8 aprile 2012

giovedì 12 aprile 2012

Lavoriamo da gennaio ad agosto solo per pagare le tasse!

Fino a poco tempo fa, si era calcolato che di norma si lavorava per lo Stato, cioè per pagare le tasse, sei mesi l’anno, da gennaio a giugno (ed era talmente esosa la cosa che non trovava riscontro in nessuna altra parte del mondo). Da luglio a dicembre, poi, ci si arrabbattava per guadagnare quanto occorreva per il proprio fabbisogno.
In questo momento (dopo non si sa cos’altro accadrà), invece, i calcoli ci dicono che dobbiamo lavorare per lo Stato (= tasse) fino ad agosto e che per il nostro fabbisogno dovremo arrangiarci con quello che ci entrerà da settembre a dicembre.
Almeno per ora! Perché con l’avvento del “pareggio di bilancio” imposto dalla dittatura europea, senza possibilità di ricorrere al sano debito pubblico, come in ogni vera democrazia, dovremo pagare ulteriori esose tasse, pena la forca di Equitalia, per comprare cacciabombardieri, per finanziare finte missioni di pace in Iraq, in Afghanistan, etc, per i rimborsi elettorali di un miliardo di euro ai partiti, per le centinaia di milioni di contributi a giornali creati ad hoc per incassarli, per i vitalizi dei parlamentari ottenuti dopo una sola legislatura, per tenere in piedi le inutili Province, per i costi da monarchia rinascimentale del Quirinale, per le Grandi Opere inutili come la Tav, l’Expo 2015, etc, per i maxi emolumenti dei parlamentari e dei consiglieri regionali e provinciali, per le doppie e triple pensioni, per centinaia di migliaia di auto blu affittate a prezzi esosi da ditte private.
E si potrebbe continuare per ore citando il Vaticano che non paga un c…o, le scuole private che si abbuffano con i soldi dello Stato a discapito di quelle pubbliche che diventano sempre più trascurate, la sanità che diventa sempre più privata e sempre più a nostro carico…
E’ ovvio che è più che corretto che il cittadino, in proporzione al proprio reddito, paghi le tasse in cambio di servizi da parte dello Stato.
Non è però corretto lavorare come gli schiavi ai tempi dei faraoni per vedere dilapidato il frutto del nostro lavoro da presuntuosi e incompetenti nel migliore dei casi, corrotti e ladri nel peggiore e più numeroso, servi dei poteri forti in entrambi i casi, che si spacciano per statisti e ci propongono le loro ricette per la crisi con i loro show in prima serata televisiva.
E questo è appena l’inizio!

Contenuti libramente tratti e rielaborati da: http://www.libreidee.org/2012/04/bello-pagare-le-tasse-grillo-dipende-dalluso-che-se-ne-fa/

sabato 7 aprile 2012

Monti ed il suo governo, con altri poteri ritenuti complici, denunciato per reati costituzionali

Una notizia così importante è stata completamente ignorata dai media di regime. Leggete attentamente questa fondatissima denuncia presentata alla Procura di Cagliari per reati contro la sovranità del Popolo italiano e vi renderete conto dei soprusi che subiamo senza battere ciglio.


giovedì 5 aprile 2012

Nino Caliendo: "Bistrattati dallo Stato, depauperati della nostra dignità, ci costringono al gesto estremo del suicidio"

Dei 4.000 suicidi avvenuti negli ultimi 12 mesi, la maggior parte è riconducibile a cause di natura economica.

Tu, cittadino dello Stato italiano, non riesci più ad andare  avanti.

Non hai più un lavoro o non riesci più a produrre, come prima, quel poco reddito che ti consentiva di dar da mangiare ai tuoi figli. 

Se avevi la fortuna di essere riuscito ancora a conservare i re-quisiti pretesi, sei stato costretto ad accedere ad un prestito, ipo-tecando anche la casa (se ce l’avevi). Ma anche quei soldi sono finiti ed il debito rimane e non ce la fai a pagarlo.

Lo Stato si ricorda di te, attraverso gli sgherri della famigera-ta Equitalia, solo quando non ce l’hai più fatta a pagare le tasse e, infatti, casa tua (quella ipotecata) è piena di cartelle esattoriali e tu, di giorno in giorno, diventi sempre più fragile.

Nonostante tutto, continui a lottare perchè speri che una via di fuga ci possa essere, ci debba essere.

Vivi mesi, anni, credendo che la speranza sia l’ultima a morire.

Un giorno, però, la tua fragilità, la tua disperazione, unitamen-te alla convinzione che lo Stato se ne fotte altamente dei tuoi pro-blemi, ti porta ad un’altra convinzione ancora più nefasta: per te morire è diventata l’ultima speranza di salvezza.

Interroghiamoci sul fatto che viviamo in uno Stato che s’interessa  di noi nella misura in cui siamo utili (paghiamo le tasse e consumia-mo i prodotti del capitalismo internazionale) e ci abbandona nel  momento in cui non riusciamo, per cause di forza maggiore, - de-terminate soltanto dall’incapacità dello stesso Stato di mettere il cit-tadino nella condizione di potere avere un reddito dignitoso, - più a  pagarle (e a consumare).

Interroghiamoci sul fatto che viviamo in uno Stato che continua a tartassare i poveri cristi lasciando in pace i veri grandi evasori ami-ci della politica e dei poteri forti e organizzando lo spettacolo circense di regime dei “blitz” nelle città per “scoprire” il panettiere o il calzolaio di turno che non fanno lo scontrino.

Per la cronaca, Intesa Sanpaolo, la Banca di cui era ammi-nistratore delegato Corrado Passera, prima di diventare ministro del governo Monti (e grande sostenitore della lotta all’evasione fiscale dei panettieri e dei calzolai), è stata condannata a versare al fisco ben 270 milioni di euro, evasi dal colosso bancario (secondo quanto scoperto dall’Agenzia delle Entrate) proprio nel periodo dell’amministrazione Passera. Attorno a questa Banca, ruotavano in qualche modo, oltre a Passera, anche altri personaggi dell’attuale “governo tecnico”, dal ministro Elsa Fornero al sottosegretario Mario Ciaccia.

Ma, a questa “banale” notiziola, i giornali e i media di regime, anziché la prima pagina (come sicuramente avrebbero fatto se si fosse trattato del Nano Erotico di Arcore) hanno destinato un trafiletto di cinque righe nascosto nelle pagine interne.

Interroghiamoci, allora, sul fatto che chi ha stretto il cappio, premuto il grilletto, spinto dal balcone poveri (non più liberi, se mai lo sono stati) cittadini sono i rappresentanti di una mala-politica che, anziché con i diritti del Popolo, ha preferito schierarsi con gli interessi dei poteri forti, senza neppure più nascondersi dietro una parvenza di democrazia.

Il “pareggio di bilancio” in Costituzione, - virtuale sostituto mo-derno degli antiquati campi di concentramento e dei forni crematori, - sarà il definitivo annullamento totale del Cittadino italiano, che si ucciderà da solo (questa è la sostanziale diffe-renza), senza materiali interventi esterni.

Nino Caliendo