Terminati i ballottaggi delle Elezioni Amministrative, il “solito”
pollaio ha cominciato a prolife-rare delle “solite” galline scalpitanti e
dei “soliti” galli sull’immondizia inneggianti la propria fit-tizia
vittoria elettorale.
Oggi, ridicoli più che mai, travestiti sempre più da
pagliacci della politica pagnottista, abbuffi-na, golpista, eversiva e
affamatrice, mascherati con oratorie di falsi entusiasmi e di retorica
populista, ci propinano la vecchia solita tiritera che il loro schieramento ne
è uscito chiara-mente vittorioso. Come al solito, tutti vogliono informare un
Popolo stanco e disperato di aver vinto le elezioni.
Quello che mi fa più ridere (o forse pena) è Bersani che
canta vittoria, non accorgendosi, lui e il suo partito, di aver ormai imboccato
la strada del disastro politico, alla pari di Lega e Pdl.
Gli italiani hanno chiaramente deciso che la politica
jurassica, lontana dai bisogni dell’elettorato, è defunta e non riceverà funerali
di Stato, ma quelli del Popolo.
Nemmeno il famigerato populista e qualunquista Movimento 5
Stelle può permettersi di cantare vittoria: nessuno di loro ha sfondato come si
aspettava, ma ha solo raccattato una piccolissima percentuale di voti persi da
altri. Anche costoro sono rimasti delusi ed i loro chicchirichiiii osannanti
se stessi sembrano più lagne melense di lavandaie di provincia piuttosto che
argomenti di seria vittoria politica. Niente di nuovo sta venendo dal “nuovo”,
nemmeno gli slogan fritti e rifritti di antica memoria mussoliniana.
Forse, i grillini, a parte qualche isola del Nord, per
ragionare col “nuovo”, dovrebbero chiedersi perché il Sud se li è filati ben
poco e perché a loro (al Nord) sono andati soprattutto alcuni degli scontati
voti persi da Lega e Pdl, poiché quelli persi dal Pd in giro per l’Italia sono
andati soprattutto a Sel e Idv.
Queste (ed è ora che qualcuno lo dica chiaramente e faccia
un’analisi reale del risultato delle urne) sono state le Elezioni meno
partecipate nella storia della Repubblica Italiana: mediamente, si è recato
alle urne appena il 51,4% degli aventi diritto al voto. Il che significa che il
Partito dell’Astensionismo, cioè la “Lista che non c’è”, ha largamente vinto la tornata elettorale
con una percentuale del 48,60%, quasi un 49%, quasi un fifti-fifti
destinato a crescere nel tempo sempre di più.
La “Lista che non c’è”, in questi primi decenni del
Terzo Millenio, è diventata il più grande Partito-non-Partito della
Storia d’Italia (fatto salvo quello là del tragico ventennio).
Messi da parte i presuntuosi e convinti impuniti di chiare
nullità politiche come Pd, PdL, Udc, Lega, etc, di cui ormai non vale nemmeno
più la pena di parlare, che stanno investendo in loculi nel cimitero della
Storia i soldi fottuti agli italiani con la truffa dei rimborsi elettorali, il
messaggio lasciato nelle urne dagli italiani và profondamente analizzato, senza
le truffe dei parolai di regime.
Qui, sono stati sconfitti tutti, se facciamo calcoli
matematici sulla percentuale di elettorato che ha votato, siamo ai decimali.
Nessuno ha vinto, tranne la “Lista che non c’è”, cioè l’Astensionismo.
La disaffezione al sistema dei poteri forti è fortemente
viva e drammatica. La platea degli incerti e degli schifati è una massa enorme
capace, se ben guidata, di rivoltare tutto il negativo costringendo gli
schiavisti a nascondersi e modificare tutto nel positivo.
La vittoria di quelli che si cantano e vengono cantati come
vincitori dai media di regime è soltanto un opugnabile velleitarismo retorico.
Il dato inconfutabile è che si è presentato alle urne appena
il 50% degli aventi diritto al voto. Il che significa che l’altro 50% è
schifato sia del vecchio che del presunto “nuovo”. Significa che quel 50% non
vuole un semplice cambiamento di facce e di sigle che poi dovranno comunque
adeguarsi ai poteri forti. Significa che il 50% del Popolo italiano vuole un
cambiamento totale e immediato del sistema, a cominciare dallo stato sociale
per finire ad una legge finalmente democratica per la regolamentazione del
sistema elettorale. Significa che il Popolo italiano vuole riprendersi tutti i
poteri di “sovrano” che oggi gli vengono con demagogia rinnegati. Significa che
il Popolo sovrano rivuole la sua libertà e i suoi diritti.
In un contesto
elettorale che è stato fortemente caratterizzato dai sensibili incrementi
dell’astensione, può succedere che una coalizione superi quella opposta non per
un reale incremento dei suffragi (quindi, non può cantar vittoria), ma per il
semplice motivo che ha perso meno voti degli avversari: dicendo il contrario si
mentirebbe visto che si tratterebbe di un successo illusorio nei confronti
dell’elettorato, una sorta di vittoria di Pirro. Quindi, possiamo chiaramente
affermare che chi ha vinto non rappresenta il Popolo italiano, in quanto non è
stato eletto a seguito di un plebiscito, ma semplicemente da una percentuale di
votanti contenuta in quella del 50% dell’elettorato attivo: ogni voto preso,
per essere maccheronicamente papali papali, per calcoli statistici e logici vale
la metà, per cui rappresenta solo una minoranza del Popolo.
Tutti hanno perso, ma solo la “Lista che non c’è” ha
vinto alla grande, con un plebiscito di Popolo ed è l’unica “coalizione” che
veramente rappresenta la voce del Popolo italiano. Una voce che non potrà più
non essere ascoltata nell’immediato futuro.
Nino Caliendo
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