La globalizzazione violenta, a mano armata. Un progetto criminale, deviato, spietato, coltivato e attuato da criminali.
Hathor è il nome meno conosciuto della divinità egizia Iside (ovvero Isis).
Attorno a costoro, una corte di politici, capi di Stato, economisti, giornalisti, oltre che americani, anche italiani.ed europei, da Antonio Martino e Marcello Pera a Josè Maria Aznar e Nicolas Sarkozy.
La Hathor Pentalpha è una Ur-Lodge eretica e incontrollabile, punto nevralgico e occulto di una strategia del terrore senza patria e senza confini.
Tutti a ripetere la canzoncina bugiarda del neoliberismo: lo Stato non conta più, è roba vecchia, a regolare il mondo basta e avanza il “libero mercato”.
Peccato che il paradiso golpista dell’élite non possa prescindere dallo Stato, l’ingombrante monopolista della moneta e delle tasse. Lo Stato va quindi conquistato, occupato “militarmente”per via elettorale manovrata ad hoc in barba alla Costituzione. Deve capitolare, rinnegare la sua funzione storica, servire le multinazionali e non più i cittadini, che devono semplicemente ridiventare sudditi, pagare sempre più tasse, veder sparire i diritti conquistati in due secoli, elemosinare un lavoro precario e sottopagato.
Le menti del commissariamento mondiale si nascondono dietro vari nomi: oligarchia, impero, tecnocrati, destra economica, finanza, banche, neo-capitalismo. Ma lo scopo finale è sempre lo stesso: depauperizzare le masse e sottometterle ai loro voleri.
Siamo in presenza di una cinica operazione di manipolazione su larghissima scala, così raffinata e precisa da obnubilare la capacità di discernimento di gran parte della pubblica opinione
L’arma principale che usano? Il terrorismo per zittire i ribelli e la guerra di religione per provocare lo scontro di civiltà e fa re così il gioco dell’alta finanza.
L’Islam non c’entra nulla con gli attentati parigini di oggi così come non c’entrava nulla con l’attacco alle Torri Gemelle di ieri, trattandosi in realtà di stragi orchestrate da uomini che strumentalizzano il cielo delle religioni per comandare in terra.
Negli articoli che seguono si fa il nome di Jeb Bush, all'anagrafe John Ellis Bush (Midland, 11 febbraio 1953), il quale è un politico statunitense. Repubblicano, ha occupato
la carica di 43º governatore della Florida sino
al 2007.
Jeb è un esponente della famiglia Bush: è infatti
figlio del 41° presidente degli Stati Uniti George Herbert Walker Bush e fratello
minore del 43°George W. Bush.
Speciale/Inchiesta di Nino Caliendo
Hathor-Isis, il clan occulto del terrore e la strage di Parigi
Il 16 dicembre del 2014, sulla scia di alcuni attentati appena
avvenuti in Pakistan ed Australia, avevo scritto un pezzo dal titolo “Esiste un
nesso fra la discesa in campo di Jeb Bush e l’aggravarsi della recrudescenza
terroristica di matrice talebana?”. All’interno dell’articolo in questione,
frutto di una attenta meditazione di alcuni preziosi spunti contenuti nel libro
“Massoni” scritto da Gioele Magaldi, delineavo uno spaccato in grado di
evidenziare il palese nesso di causalità che lega il rinnovato protagonismo
della famiglia Bush in politica con
l’improvviso riesplodere su scala planetaria del terrorismo islamico. Il
califfo dell’Isis Abu Bakr Al Baghdadi, perfettamente calatosi nei panni di un
nuovo Bin Laden, risulta infatti affiliato presso la Ur-Lodge Hathor Pentalpha,
officina del sangue e della vendetta fondata da Bush padre in compagnia di
personaggi del calibro di Dick Cheney, Don Rumsfeld, Bill Kristol, Sam
Huntington, Tony Blair, Paul Wolfowitz e molti altri ancora. Una superloggia,
cresciuta negli anni come una mala-pianta, che annovera al proprio interno pure
ex capi di Stato europei come Josè Maria Aznar e Nicolas Sarkozy.
Anche gli italiani Antonio Martino e Marcello Pera sono organici
alla Hathor Pentalpha, mentre a Silvio Berlusconi, pur
formalmente proposto nel 2003 da George W. Bush in persona, non è mai stato
concesso di accedere direttamente ai lavori di questo perverso quanto elitario
consesso (“Massoni”, pag. 537). La Hathor Pentalpha è una Ur-Lodge eretica e
incontrollabile, punto nevralgico e occulto di una strategia del terrore senza
patria e senza confini. A chi serve una escalation criminale e sanguinaria
presuntivamente ispirata da una fanatica interpretazione dell’insegnamento del
profeta Maometto? Serve a tutti quelli che hanno bisogno di alcune pezze
d’appoggio indispensabili per pianificare e giustificare la prosecuzione di
quello “scontro di civiltà” teorizzato non a caso da un gruppo di intellettuali
che orbitano intorno al think-tank Pnac, schermo paramassonico etero-diretto
dagli iniziati della Hathor Pentalpha. L’Islam non c’entra nulla con gli
attentati parigini di oggi così come non c’entrava nulla con l’attacco alle
Torri Gemelle di ieri, trattandosi in realtà di stragi orchestrate da uomini
che strumentalizzano il cielo per comandare in terra.
Se così non fosse, come spiegare altrimenti la presenza
all’interno della superloggia Hathor Pentalpha di personaggi formalmente
espressione di differenti declinazioni dell’Islam politico, come il sultano
dell’Oman, quello del Bahrein, o come i principi regnanti dell’Arabia Saudita?
Siamo quindi in presenza di una cinica operazione di manipolazione su
larghissima scala, così raffinata e precisa da obnubilare la capacità di
discernimento non solo della gran parte della pubblica opinione, ma anche di
molti aspiranti intellettuali alla Ernesto Galli della Loggia, protagonista
odierno di uno sgangherato editoriale uscito sul “Corriere della Sera” che di
buono conserva solo il titolo (“L’undici settembre europeo”). L’ignobile
attacco costato la vita ai giornalisti e ai vignettisti di “Charlie Hebdo”
ricorda davvero i fatti dell’undici settembre; ma non perché, come crede nella
sua beata innocenza Galli della Loggia, l’eccidio di ieri testimonia la mai
sopita furia di gruppi appartenenti alla galassia del fanatismo islamico (buonanotte,
Ernesto!); quanto perché, al contrario, sia i tragici fatti del 2001 che quelli
appena accaduti sembrano portare in controluce i segni della stessa identica
superloggia, quella dedicata alla divinità egizia Hathor, altrimenti detta
Iside (ovvero Isis).
La domanda giusta a questo punto è un’altra: perché colpire la Francia? Forse per consentire a Marine Le Pen di vincere le
prossime elezioni presidenziali
cavalcando con sapienza i crescenti e comprensibili sentimenti di ostilità nei
confronti del diverso? Esistono politici francesi, oltre Sarkozy, certamente
organici alla Hathor Pentalpha? Forse, provando a trovare risposte a simili
interrogativi sarà possibile rendere giustizia alle povere vittime di un
attacco barbarico e riprovevole che ripugna le coscienze dei giusti. (Nb: Aver
citato alcuni personaggi, italiani o stranieri, come appartenenti ad una
determinata Ur-Lodge – nel caso di specie, la Hathor Pentalpha – non rende
costoro automaticamente responsabili di eventuali atti o strategie efferate
compiute da singoli individui o gruppi affiliati alla medesima superloggia.
Punto quest’ultimo peraltro chiarito a più riprese nelle pagine del libro
“Massoni”).
Francesco Maria Toscano, “L’eccidio parigino e l’ombra lunga
della Ur-Lodge Hathor Pentalpha”, dal blog “Il Moralista” dell’8 gennaio 2015
Articoli collegati
Renzi, Berlusconi, Napolitano e la super-massoneria nel libro choc di Magaldi
La massoneria? È dappertutto. Ma non le semplici logge che tutti conosciamo e che, par
di capire, svolgono un ruolo marginale e minoritario. A far girare il mondo ci
pensano le esclusive e potentissime Ur-Lodges.
Parola di Gioele
Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico, diramazione
massonica “progressista” sorta in polemica con il Grande Oriente d’Italia, e
ora uscito in libreria con un dirompente Massoni (Chiarelettere),
i cui contenuti sono stati rivelati da affaritaliani.it e dall’edizione
del Fatto quotidiano oggi in edicola.
La tesi di Magaldi – che parla, a suo
dire, per conoscenza diretta e dopo aver visto documenti segretissimi che però
non cita – è che il mondo sarebbe controllato da 36
super-logge.
Alcune sono neoaristocratiche e
vorrebbero restaurare il potere degli oligarchi, altre sono progressiste, fedeli al motto
“Liberté Égalité Fraternité”. Tra le prime, Magaldi cita la Edmund Burke, la
Compass Star-Rose, la Leviathan la Three Eyes, la White Eagle, la Hathor
Pentalpha. La più importante super-loggia progressista sarebbe invece la Thomas
Paine. A quest’ultima appartiene lo stesso autore del libro, che parteggia per
lo schieramento democratico in questo conflitto quasi cosmico fra bene e male.
Ovviamente la storia letta alla luce delle
rivelazioni di Magaldi è interamente spiegabile in chiave massonica: il fascismo, il comunismo, Al
Qaeda, l’Isis, tutto è manovrato, tutto è pilotato. Il califfoAl-Baghdadi, per esempio, è stato
catturato a suo tempo dagli Usa, ma l’hanno poi liberato dopo che è diventato
massone.
Fra i “massoni di Magaldi” figurano
Napolitano, Draghi, Berlusconi, Hollande, Merkel, Putin, Gandhi, Papa Giovanni
XXIII, Mozart, Mazzini, Garibaldi, Obama, Chaplin, Lagarde, Blair, Padoan,
Roosevelt e tantissimi altri.
Ne viene fuori che Silvio Berlusconi è “un attento cultore
di astrologia, uno studioso di esoterismo egizio, un frequentatore del
milieu massonico internazionale con strette relazioni negli ambienti
latomistici angloamericani più conservatori”.
Anche Napolitano e Draghi, secondo quanto
riportato nel libro, sarebbero legati ai medesimi giri di potere
super-esclusivo, mentre Renzi
sarebbe “un aspirante massone elitario” al quale “ancor non è stato
accordato l’accesso a una almeno delle superlogge sovranazionali”.
E il celebre editoriale del direttore del Corriere della Sera De Bortoli su Renzi e lo
“stantio odore della massoneria” dietro al patto del Nazareno sarebbe
inquadrabile come un avvertimento giunto dalle Ur-Lodges.
Un quadro apocalittico, in cui al
solito tracce interessanti e piste verosimili
si mescolano a panorami parodistici alla Dan Brown. Del resto perché un
membro delle più potenti, esclusive e riservate logge della storia dovrebbe
riversare informazioni acquisite in anni di frequentazioni occulte in un libro
liberamente acquistabile in libreria? Forse c’è solo molta esagerazione. O forse il libro che svela il Grande
Piano fa a a sua volta parte del Grande Piano.
Adriano Scianca
Charlie Hebdo: lo scontro di civiltà fa il gioco dell’alta finanza”
L’attentato a Charlie Hebdo? Per il
filosofo Diego Fusaro si tratta di un
“fatto osceno” che ci porta “in un’epoca di neofeudalesimo”. Ma attenzione: “Il
vero islam non è questo, lo scontro di civiltà fa il gioco dell’alta finanza”.
Fusaro, ha visto
le terribili immagini della Francia? Cosa ne pensa?
«Bisogna ovviamente vedere gli sviluppi e
i retroscena, però mi sembra davvero che stiamo entrando in un’epoca di
neofeudalesimo. C’è una regressione della libertà anche nella magnificata
Europa. Ma al di là di tutto questo, ovviamente ciò che è successo è un fatto osceno.
Io sono per ogni libertà di satira e di espressione».
Ora
nell’opinione pubblica occidentale riprenderà quota la tesi dello scontro di
civiltà. È il modo giusto di affrontare questi avvenimenti?
«No, anzi, proprio ora bisogna ribadire
che l’islam non è questo e che il cristianesimo non sono le crociate».
Ma allora come
se ne esce?
«Se ne esce con l’islam che condanna fatti
come questi. Ricordiamoci che lo scontro di civiltà fa il gioco dell’alta
finanza».
A proposito di
alta finanza: cambiamo argomento e parliamo di Tsipras. I sondaggi lo danno in
testa e lui si affretta a rassicurare l’Europa sul fatto che non vuole uscire
dall’Euro. Che sinistra è questa?
«È la sinistra del capitale, che ha
tradito i lavoratori e i popoli. Tsipras è la sinistra del gruppo Bilderberg.
Con una sinistra così non c’è più bisogno della destra».
E le sue
rassicurazioni all’Ue?
«Voler riformate l’Ue senza toccare
l’Euro, come dice Tsipras, è come voler riformare il nazismo senza toccare i
lager o riformare lo stalinismo senza toccare i gulag».
Nei giorni
scorsi si è parlato di un via libera tedesco a una eventuale uscita dalla
Grecia dall’Euro…
«Sarà stata una boutade. La Grecia non può
uscire dall’Euro e non perché sia così importante da un punto di vista
finanziario, ma perché se esce Atene tutti gli altri diranno: se escono loro lo
facciamo anche noi».
Adriano Scianca
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