Pagate
le tasse senza discutere! Sono per la mafia e per la partitocrazia! Ormai è
sotto gli occhi di tutti: le tasse che paghiamo vanno in mano ai ladri della politica, delle
istituzioni, della burocrazia, delle mafie, che le usano soprattutto per
arricchirsi, senza curarsi di spenderle bene e utilmente, nell’interesse
collettivo. A Roma era così già 50 anni fa. E’ la costante nazionale, il
carattere essenziale e immutabile dello Stato italiano. Rubare è lo scopo per
cui si fa politica, e il mezzo con
cui si fapolitica,
è il criterio con cui si fa carriera in politica e nell’apparato pubblico e
partecipato. In questo quadro, i divieti all’uso del contante, l’imposizione di
tenere i soldi in banca e di rendersi completamente tracciabili, col fisco che
ti fa i conti in tasca e ti manda la dichiarazione dei redditi a casa, come se
l’evasione fiscale dipendesse dall’uso del contante nelle transazioni
spicciole, è un modo per consentire alla casta di saccheggiare direttamente e
senza difese il cittadino, e per le banche di lucrare su ogni transazione,
cumulativamente: 100 pagamenti di 100 euro l’uno, a 1,5 euro di commissioni,
fanno guadagnare alla banca 150 euro, se fatti con la carta di credito, e zero,
se fatti per contanti.
Il
principio della rappresentanza democratica parlamentare è clamorosamente e
definitivamente fallito sia perché il paese non ha più autonomia politica nelle cose che contano, sia perché i
rappresentanti rappresentano le segreterie affaristiche che linominano, e vanno contro
gli interessi dei rappresentati. Fino agli anni ’80 questo sistema di potere si notava meno, faceva danni
sopportabili e compatibili con un certo sviluppo del paese, con un certo
benessere, garantito da una spirale costruttiva di investimenti e consumi,
grazie al fatto che allora la banca centrale e i vincoli di portafoglio delle banche ordinarie garantivano il finanziamento
del debito pubblico a tassi sostenibili escludendo il rischio di default. E
grazie al fatto che le banche ordinarie si dedicavano all’economia reale anziché alle speculazioni
finanziarie e alle truffe ai risparmiatori. E grazie al cambio flessibile.
Oggi
gli uomini della buro-partitocrazia sono tutti in pasta, trasversalmente, tra
loro e con la mafia. Sono tutti nella criminalità organizzata. Quelli che non
lo sono direttamente e attivamente, lo sono comunque, perché consapevolmente e
volontariamente fanno parte di quel mondo. Quindi sono corresponsabili. Non ci
sono onesti, solo finti tonti. Questo sistema ovviamente non si lascia cambiare
dal suo interno, perché occupa i canali elettorali, mediatici, istituzionali, e
in buona parte anche quelli giudiziari (molti arrestati di oggi sono assolti di
ieri); e l’“esterno”, cioè l’“Europa”,
la Germania, trae profitto epotere economici proprio da questa
situazione. E’ quindi chiaro che questa gente, questa casta, questa cupola
nazionale non la si abbatterà mai con le leggi, i tribunali, l’indignazione
popolare, anzi continuerà a tramandare il sistema alle nuove leve. Non la si
potrà mai abbattere con strumenti interni all’ordinamento dello Stato, che essa
occupa. La potrebbero fermare solo mezzi rivoluzionari, solo la
ghigliottina. Oppure un padrone straniero che la sostituisca e prenda
direttamente in mano la gestione amministrativa del paese – ovviamente nel suo
proprio interesse.
I
leader carismatici proposti al pubblico possono essere “puliti” di faccia, ma
gli apparati dei loro partiti sono tutto un cupolone, funzionano in quel modo,
quindi nessun governo potrà cambiare questo sistema. Con le loro migliaia di
società partecipate e di Onlus mai contabilmente controllate che ricevono e
spartiscono i miliardi del business dell’accoglienza. Renzi, che invoca
giustizia e promette pulizia, finge di non conoscere che cosa sono gli apparati
dei partiti e di non sapere che, se si mettesse di traverso, semplicemente
verrebbe sostituito. E infatti le principali componenti della partitocrazia, superando
l’ipocrita distinzione maggioranza-opposizione, si accordano tra loro sulle
riforme del sistema elettorale e del Senato, riforme concepite per proteggere e
rafforzare il sistema stesso. E così alla Camera resta il sistema dei nominati:
possono divenire deputati solo i graditi dei segretari dei partiti. La riforma
del Senato mette quest’ultimo ancora di più nelle mani dei segretari, i quali
vi collocheranno nominati
regionali e comunali – cioè elementi presi dagli ambiti più ladreschi
dell’apparato – dotandoli così di ciò che resta dell’immunità parlamentare.
Intanto, il governo ha
allontanato il commissario alla spending review, Cottarelli, che aveva ardito
raccomandare la soppressione di 6.000 società partecipate mangiasoldi, una
indispensabile greppia di consenso per la partitocrazia. Le condizioni degli
italiani – tassazione, recessione, disoccupazione – continueranno perciò a
peggiorare e peggiorare e peggiorare, finché questi non insorgeranno con le
armi e non faranno fuori materialmente la casta parassita e criminale, o quella
parte di essa che non riuscirà a fuggire all’estero. Ma non lo faranno mai: in
parte emigrano, in maggioranza restano a subire o a raccontarsi le favole,
aspettando il padrone straniero, e di vendersi a lui. Dopotutto, è questa la
storica tradizione del Belpaese.
Marco Della Luna, “Le tasse ai ladri e alla mafia”, dal blog di Della Luna dell’8 dicembre 2014
Da: Idee Libre
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