È vero, stiamo rovinando l’ambiente. È
vero, stiamo depredando il pianeta delle sue risorse naturali. È vero, stiamo
avvelenando l’aria, l’acqua e i cibi che mangiamo.
Ma problemi del genere, che sono di
portata globale, richiedono soluzioni complesse e ragionate e non ci si può
certo accontentare di gesti simbolici che servono solo ad acquietare, momentaneamente, la nostra coscienza, ma non possono minimamente intaccare i
problemi che abbiamo di fronte.
Sembra, invece, che ultimamente si sia
scatenata una gara a chi riesce a inventare la soluzione più stupida per far
vedere che lui ha capito come si fa a risolvere il problema ambientale.
La capofila di queste stupidità è
proprio Greta Thunberg, che ha deciso di non viaggiare più in aereo “perché gli
aerei inquinano”. Ma pensare oggi di abolire i voli aerei è assolutamente
ridicolo, come è ridicolo pensare di poter modificare, in modo sostanziale, il
modo in cui funzionano i loro motori. Talmente ridicolo, fra l’altro, è stato il
gesto di Greta, che poi per riportare indietro la barca a vela che l’aveva
trasportata fino a New York hanno dovuto andarci - in aereo naturalmente -
quattro marinai. Per cui, per un biglietto aereo risparmiato da lei, ne sono stati
acquistati quattro per l’equipaggio di ritorno.
Ma Greta è stata solo la apripista delle
idiozie “a impatto zero”. Ultimamente la rivista Vogue Italia ha deciso di
cavalcare l’onda ambientalista con una scelta tanto spettacolare quanto
ridicola: hanno fatto un intero numero della loro rivista senza fotografie (che
è un po’ come se la Ferrari facesse un’automobile senza il motore; tanto per
capirci, le riviste di moda sono le loro fotografie). E la loro spiegazione è
stata talmente stupida che non riesco a riassumerla con parole mie, devo per
forza citare la dichiarazione originale dell’editore: “Lo scopo di questa
scelta coraggiosa è, semplicemente, di essere più sostenibili”.
Che cosa ci sia di così sostenibile
nell’evitare di fare le fotografie ce lo spiega il
direttore di Vogue Italia, Emanuele Farneti: “150 persone coinvolte. Una
ventina di voli aerei e una dozzina di viaggi in treno. 40 automobili a
disposizione. 60 consegne internazionali. Luci che vengono spente ed accese
senza sosta per almeno 10 ore, parzialmente alimentate da generatori a benzina.
Avanzi di cibo per alimentare le troupes. Plastica per avvolgere i vestiti.
Elettricità per ricaricare i telefoni, le macchine fotografiche…”
A questo punto - verrebbe da dire -
smettiamo anche di produrre film, perché se la produzione di alcuni servizi
fotografici ha un tale impatto ambientale, quella di un semplice film ne ha 100
volte tanto. Lo sapete quanti voli aerei servono per realizzare un film
internazionale, quanto mangia ogni giorno una troupe cinematografica, quante
volte accende e spegne la luce entrando in studio, quante automobili si muovono
durante la realizzazione e quanti telefonini e cineprese bisogna alimentare
ogni giorno con la corrente elettrica? Torniamo quindi ai cartoni animati, con
quattro disegnatori segregati in cantina e diciamo addio al cinema una volta
per tutte.
Ma la vera follia di un gesto del genere
è che venga proprio da una rivista come Vogue. L’alta moda, infatti, rappresenta
la quintessenza del superfluo, la quintessenza dello spreco, la quintessenza
del lusso, la prevalenza assoluta dell’apparire sulla sostanza. Per non parlare
dello sfruttamento della manodopera nel terzo mondo, dove buona parte degli
stilisti fa produrre propri tessuti per due lire, per poi rivendere i vestiti
“griffati” a cifre stratosferiche. Ma loro, invece di chiudere una rivista del
genere e andare a lavorare in fabbrica, preferiscono sostituire le fotografie
con dei disegnini (per un mese soltanto, sia chiaro), per lavarsi la coscienza
sul problema ambientale senza minimamente intaccare un’industria dai profitti
miliardari.
Veniamo ora al terzo esempio, perché è il
più ridicolo di tutti. L’attore Joaquim Phoenix ha deciso di usare sempre lo
stesso smoking, da adesso in avanti, per tutti i premi che andrà a ritirare.
Dall’articolo
dell’ANSA leggiamo: “Phoenix, vegano e ambientalista
convinto, ha fatto la scelta consapevole di avere lo stesso tuxedo per l'intera
stagione dei premi (dove, c'è da giurarci, sarà protagonista con allori) per
ridurre sprechi e avere un'impronta green coerente al suo attivismo.”
E’, infatti, noto come la produzione
massiccia di smoking da cerimonia sia una delle cause principali del
disboscamento della foresta amazzonica, dell’inquinamento atmosferico e
dell’estinzione delle balene.
Pensate che bello se, invece di una
scemenza del genere, Joaquim Phoenix avesse detto: “Da oggi, mi presenterò a
ritirare qualunque premio mi venga assegnato vestito esclusivamente di abiti di
canapa. La canapa infatti è un prodotto pienamente ecosostenibile, che non
inquina e che non porta alcun danno ambientale nella sua coltivazione”.
Ma un discorso del genere avrebbe
significato essere intelligenti e di intelligenza al mondo a questo punto
sembra restarne molto poca.
Massimo Mazzucco
Articolo e foto da: Luogo Comune
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