martedì 10 marzo 2020

Pericolo tentazioni: usare l’emergenza per un golpe, in testa il Mes

Prof. Alessandro Mangia

Il coronavirus sembra non volerne sapere dei modelli matematici fatti apposta per ingabbiarlo: le cifre crescono, e così assistiamo a una moltiplicazione dell’incertezza, mentre si consuma il balletto quotidiano dell’indecisione del governo. Attenti: il momento è propizio per instaurare uno “stato d’eccezione”. Lo afferma il professor Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano, intervistato da Federico Ferraù sul “Sussidiario“. «L’emergenza – spiega Mangia – consente di fare infinite cose che in condizioni normali non si potrebbero fare», dalla nomina di un “commissario al coronavirus” fino alla firma del Mes, passando per l’introduzione forzata del wireless 5G. Esistono precedenti: all’indomani del terremoto di Messina del 1908, lo Stato neo-unitario inventò l’istituzione del decreto-legge. «La disciplina dell’emergenza si è sviluppata simultaneamente in tutta Europa, e se n’è fatto ampio uso durante e soprattutto subito dopo la Prima Guerra Mondiale: basti pensare a una calamità come l’influenza spagnola, che uccise soltanto in Italia quasi 400.000 persone». Un giurista come Santi Romano diceva che l’emergenza è una fonte del diritto: «Vale sicuramente per il coronavirus. Pensiamo al decreto-legge 6/2020 appena varato dal governo e ad altro che potrebbe arrivare».
È improprio – si domanda Ferraù – evocare la presa del potere di Hitler in Germania nel 1933? No, risponde Mangia, «perché avvenne attraverso lo stato d’emergenza, dovuto alla crisi del ’29 e preceduta dall’enorme controversia sui poteri emergenziali dell’allora capo dello Stato, maresciallo Hindenburg. È quello che si ripropone, non so quanto consapevolmente, quando si chiede a Mattarella di mettere un commissario straordinario che gestisca l’emergenza al posto del governo». La tempesta dello spread – ricorda Ferraù – nel 2011 portò alla caduta di Berlusconi e all’arrivo di Monti. Fu Napolitano, in quel caso, a gestire lo “stato d’eccezione”. «Nel 2011 – conferma Mangia – si era creata un’emergenza i cui presupposti mi sembrano molto meno naturali del coronavirus. E sulla base della quale si è realizzata la Seconda Grande Cesura nella storia della Repubblica, dopo Tangentopoli. Questa sarà la Terza». Siamo a un livello di gravità così elevato? Ovvio, secondo il professore: «Davvero si può pensare che, dopo questa situazione, l’Italia sarà uguale a prima? Nelle Regioni del Nord, alla sospensione dei legami sociali è seguito lo stop economico. L’Italia intera è in quarantena, e chi lo nega è fuori dalla realtà. Stiamo assistendo a un 8 Settembre a bassa intensità, e non sappiamo cosa verrà dopo».
Come valutare l’operato del governo? Pesa anche «l’utilizzo, non si capisce se incauto o doloso, dei media e della comunicazione», che di fatto ha ingigantito la situazione di emergenza, che dall’Italia si è propagata all’estero. «La conseguenza è la sistematica cancellazione degli ordinativi per le imprese italiane e per il turismo, registrata ovunque: complimenti davvero». Dal canto loro, Francia e Germania «hanno un quadro politico interno fortemente destabilizzato». Basti pensare ai Gilet Gialli, «e al fastidio verso un governo sfilacciato e incapace di gestire la crisi delle esportazioni in Germania». Non volendo anche l’emergenza da coronavirus, i tedeschi «hanno mentito», e ora vedremo «con quali risultati». Se non altro, secondo il professore, il sistema sanitario italiano «ha solo meriti: essendo mediamente il migliore d’Europa, dopo la Francia, ma con punte d’eccellenza che la Francia non ha, ha più antenne per cogliere i segnali, e quindi ci ha dato più segnali». Tradotto: «Più tamponi positivi, più contagi, più malati». Ribadisce Mangia: «Tutto si sarebbe potuto gestire in modo molto diverso, se non ci fosse stata l’ossessione della discriminazione razziale verso la comunità cinese».
Il professore definisce «demenziale» la scelta di chiudere i voli dalla Cina, «invece di mettere tutti gli arrivi in quarantena, come hanno fatto tutti i Paesi del mondo, a prescindere che fossero bianchi, gialli, neri o venissero da Marte». Non è stato fatto, «perché c’erano troppe navi Diciotti, Gregoretti e Sea Watch sullo sfondo, troppo razzismo e fascismo ritornante da usare». Un sospetto: è interesse del governo alimentare lo stato di emergenza per legittimarsi? «L’emergenza accade, prescindendo dal fatto che qualcuno sia interessato», premette Mangia. «Creato lo stato d’emergenza, l’occasione fa sempre l’uomo ladro: l’emergenza distrae e consente di fare infinite cose che normalmente non si potrebbero fare». Ad esempio? «Procedere a tappe forzate verso l’unione bancaria. Blaterare di 5G in spregio a maggioranza e opposizione. Inveire contro ministri che non hanno dato quanto promesso e farsi capipopolo per un giorno. Tra Italia ed Europa, con quello che sta accadendo, il momento è irripetibile. Per questo ed altro».
Intanto, ricorda Ferraù, servono misure straordinarie a sostegno dell’economia. Qualcuno è tornato ad evocare il Mes, il fondo europeo “salva Stati. Perché non ricorrere alla sua capacità di prestito? «Affidarsi al Mes sarebbe un errore clamoroso», sostiene il giurista. «L’attivazione del Mes farebbe scattare un meccanismo folle, per cui potrebbero essere richiesti all’Italia, dall’oggi al domani, fino a 125 miliardi». Insiste Mangia, rivolto a Ferraù: «Sa come funziona quella che lei ha chiamato “capacità di prestito”? Ci siamo impegnati a versare fino a 125 miliardi in 5 anni. Al momento ne abbiamo versati soltanto 14. Attualmente il Mes opera con una dotazione limitata; in caso di attivazione emetterebbe obbligazioni al pari di una banca sovrana, immune da qualunque giurisdizione, richiamando dagli Stati membri le quote dovute e non sottoscritte. Vuol dire che, in caso di bisogno – e una pandemia europea lo sarebbe – potrebbe chiedere allo Stato italiano fino a 125 miliardi». Dove li prendiamo? «Andrebbe chiesto a Gualtieri e a tutti coloro che invocano il Mes come il buon samaritano. O il governo fa un’emissione straordinaria di titoli di Stato che nessuno comprerebbe, o va a prendere i soldi dai conti correnti degli italiani. Come? Vedi alla voce “patrimoniale”».
E cosa farebbe poi il Mes con questi soldi? «Ce li presterebbe indietro, contro interessi, con gli auguri dell’Europa e la scusa del meccanismo assicurativo e della solidarietà europea. Andremmo quindi a pagare l’interesse sui nostri soldi. I soldi del fondo salva-Stati ci sono solo in minima parte; per averli, il Mes deve chiederli agli Stati che hanno sottoscritto il trattato». Un modo per indebitarci ancor di più: una trappola. «Il banco vince sempre. E il Mes è stato costruito per essere il banco». Momento irripetibile anche per questo, dunque, se scatta lo “stato d’eccezione”. Infatti: «Una volta i provvedimenti più sgradevoli venivano messi in Gazzetta Ufficiale ad agosto, quando gli italiani erano in vacanza e pensavano ad altro. Proprio come adesso stanno pensando a non ammalarsi e a come arrivare a fine mese». Il guaio, aggiunge Mangia, è che il Mes «è caduto in un limbo informativo creato ad arte, e non se ne è saputo più nulla». Sappiamo soltanto che il 16 marzo è stato calendarizzato un Eurogruppo, la cui agenda sarà resa nota solo una settimana prima, forse. «Sarebbe la situazione ideale, legittimata da ragioni di eccezionalità, per arrivare all’adozione del trattato in nome dell’emergenza».
In questa situazione, intanto, il ministro Gualtieri parla di risorse aggiuntive e straordinarie da 3,6 miliardi, pari allo 0,2% del Pil. «Ne servirebbero almeno 20», dice Mangia. «Un pacchetto insufficiente sarebbe invece un ottimo modo per invocare soluzioni eccezionali. Vedi sopra». E l’invocazione di un commissario? «È l’approdo classico degli stati d’emergenza in cui il caos è tale per cui alla fine si invoca il vecchio dittatore del diritto romano». Il Cincinnato della situazione: «Si dice che Cincinnato ebbe la caratteristica di tornare al suo aratro. Ma nella storia di “dittatori” che l’hanno fatto se ne sono visti pochi.
Potremmo anche chiamarli “civil servants”, o riserve della Repubblica, ma la sostanza non cambierebbe». Ma poi: «Se si ha cura di rileggersi il Tito Livio del liceo, ci si accorge che Cincinnato che torna all’aratro è una frottola per anime belle. La verità è che, dopo la prima, Cincinnato si è fatto la seconda dittatura, e anche dopo quella è restato in giro per un pezzo». Secondo Alessandro Mangia, «bisogna stare lontani da idee del genere, Mes compreso, come si sta lontani dal fuoco. Chi propone queste idee è pericoloso».

E allora quale sarebbe la soluzione? Tenerci il Conte-bis? «Questo governo ha dimostrato chiaramente di non essere in grado e di non avere gli uomini per gestire la situazione», osserva Mangia. «Serve un governo di unità nazionale, che si dia un programma di reinvestimento in infrastrutture facendo più deficit», Cosa che «si può tranquillamente fare, perché nei trattati le situazioni di emergenza sono contemplate». Non dimentichiamoci che «nei conti correnti italiani ci sono soldi che in altri paesi non ci sono: questo è il vero primato italiano, assieme a sanità e pubblica sicurezza». Punti di forza «che altrove ci si sogna di avere, e che fanno funzionare l’Italia, nonostante tutto». Ma così avremo più debito pubblico. «Sì, e magari ricominceremmo a crescere, usandolo come leva per lo sviluppo», conclude il professore. «Questa è una crisi che può portare o allo sfacelo dello Stato, o al rinnovamento delle politiche economiche. Purtroppo ci vorrebbe una classe dirigente all’altezza, che non abbiamo».


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