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Prof. Alessandro Mangia |
Il
coronavirus sembra non volerne sapere dei modelli matematici fatti apposta per
ingabbiarlo: le cifre crescono, e così assistiamo a una moltiplicazione
dell’incertezza, mentre si consuma il balletto quotidiano dell’indecisione del
governo. Attenti: il momento è propizio per instaurare uno “stato d’eccezione”.
Lo afferma il professor Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale
alla Cattolica di Milano, intervistato da Federico Ferraù sul “Sussidiario“.
«L’emergenza – spiega Mangia – consente di fare infinite cose che in condizioni
normali non si potrebbero fare», dalla nomina di un “commissario al
coronavirus” fino alla firma del Mes, passando per l’introduzione forzata del
wireless 5G. Esistono precedenti: all’indomani del terremoto di Messina del
1908, lo Stato neo-unitario inventò l’istituzione del decreto-legge. «La
disciplina dell’emergenza si è sviluppata simultaneamente in tutta Europa, e se n’è fatto ampio uso
durante e soprattutto subito dopo la Prima Guerra Mondiale: basti pensare a una
calamità come l’influenza spagnola, che uccise soltanto in Italia quasi 400.000
persone». Un giurista come Santi Romano diceva che l’emergenza è una fonte del
diritto: «Vale sicuramente per il coronavirus. Pensiamo al decreto-legge 6/2020
appena varato dal governo e ad altro che potrebbe arrivare».
È improprio – si domanda Ferraù – evocare la presa del potere di
Hitler in Germania nel
1933? No, risponde Mangia, «perché avvenne attraverso lo stato d’emergenza,
dovuto alla crisi del
’29 e preceduta dall’enorme controversia sui poteri emergenziali dell’allora
capo dello Stato, maresciallo Hindenburg. È quello che si ripropone, non so
quanto consapevolmente, quando si chiede a Mattarella di mettere un commissario
straordinario che gestisca l’emergenza al posto del governo». La tempesta dello
spread – ricorda Ferraù – nel 2011 portò alla caduta di Berlusconi e all’arrivo
di Monti. Fu Napolitano, in quel caso, a gestire lo “stato d’eccezione”. «Nel
2011 – conferma Mangia – si era creata un’emergenza i cui presupposti mi sembrano
molto meno naturali del coronavirus. E sulla base della quale si è realizzata
la Seconda Grande Cesura nella storia della
Repubblica, dopo Tangentopoli. Questa sarà la Terza». Siamo a un livello di
gravità così elevato? Ovvio, secondo il professore: «Davvero si può pensare
che, dopo questa situazione, l’Italia sarà uguale a prima? Nelle Regioni del
Nord, alla sospensione dei legami sociali è seguito lo stop economico. L’Italia
intera è in quarantena, e chi lo nega è fuori dalla realtà. Stiamo assistendo a
un 8 Settembre a bassa intensità, e non sappiamo cosa verrà dopo».
Come valutare l’operato del governo? Pesa anche «l’utilizzo, non
si capisce se incauto o doloso, dei media e della comunicazione», che di fatto ha ingigantito la
situazione di emergenza, che dall’Italia si è propagata all’estero. «La
conseguenza è la sistematica cancellazione degli ordinativi per le imprese
italiane e per il turismo, registrata ovunque: complimenti davvero». Dal canto
loro, Francia e Germania «hanno un quadro
politico interno fortemente destabilizzato». Basti pensare ai Gilet Gialli, «e
al fastidio verso un governo sfilacciato e incapace di gestire la crisi delle esportazioni in Germania». Non volendo anche
l’emergenza da coronavirus, i tedeschi «hanno mentito», e ora vedremo «con
quali risultati». Se non altro, secondo il professore, il sistema sanitario
italiano «ha solo meriti: essendo mediamente il migliore d’Europa, dopo la Francia, ma con punte d’eccellenza che
la Francia non ha, ha
più antenne per cogliere i segnali, e quindi ci ha dato più segnali». Tradotto:
«Più tamponi positivi, più contagi, più malati». Ribadisce Mangia: «Tutto si
sarebbe potuto gestire in modo molto diverso, se non ci fosse stata
l’ossessione della discriminazione razziale verso la comunità cinese».
Il professore definisce «demenziale» la scelta di chiudere i
voli dalla Cina, «invece di mettere tutti gli arrivi in quarantena, come hanno
fatto tutti i Paesi del mondo, a prescindere che fossero bianchi, gialli, neri
o venissero da Marte». Non è stato fatto, «perché c’erano troppe navi Diciotti,
Gregoretti e Sea Watch sullo sfondo, troppo razzismo e fascismo ritornante da
usare». Un sospetto: è interesse del governo alimentare lo stato di emergenza
per legittimarsi? «L’emergenza accade, prescindendo dal fatto che qualcuno sia
interessato», premette Mangia. «Creato lo stato d’emergenza, l’occasione fa
sempre l’uomo ladro: l’emergenza distrae e consente di fare infinite cose che
normalmente non si potrebbero fare». Ad esempio? «Procedere a tappe forzate
verso l’unione bancaria. Blaterare di 5G in spregio a maggioranza e opposizione.
Inveire contro ministri che non hanno dato quanto promesso e farsi capipopolo
per un giorno. Tra Italia ed Europa,
con quello che sta accadendo, il momento è irripetibile. Per questo ed altro».
Intanto, ricorda Ferraù, servono misure straordinarie a sostegno
dell’economia. Qualcuno è
tornato ad evocare il Mes, il fondo europeo “salva Stati. Perché non ricorrere
alla sua capacità di prestito? «Affidarsi al Mes sarebbe un errore clamoroso»,
sostiene il giurista. «L’attivazione del Mes farebbe scattare un meccanismo
folle, per cui potrebbero essere richiesti all’Italia, dall’oggi al domani,
fino a 125 miliardi». Insiste Mangia, rivolto a Ferraù: «Sa come funziona
quella che lei ha chiamato “capacità di prestito”? Ci siamo impegnati a versare
fino a 125 miliardi in 5 anni. Al momento ne abbiamo versati soltanto 14.
Attualmente il Mes opera con una dotazione limitata; in caso di attivazione
emetterebbe obbligazioni al pari di una banca sovrana, immune da qualunque
giurisdizione, richiamando dagli Stati membri le quote dovute e non
sottoscritte. Vuol dire che, in caso di bisogno – e una pandemia europea lo
sarebbe – potrebbe chiedere allo Stato italiano fino a 125 miliardi». Dove li
prendiamo? «Andrebbe chiesto a Gualtieri e a tutti coloro che invocano il Mes
come il buon samaritano. O il governo fa un’emissione straordinaria di
titoli di Stato che nessuno comprerebbe, o va a prendere i soldi dai conti
correnti degli italiani. Come? Vedi alla voce “patrimoniale”».
E cosa farebbe poi il Mes con questi soldi? «Ce li presterebbe
indietro, contro interessi, con gli auguri dell’Europa e la scusa del meccanismo assicurativo e della
solidarietà europea. Andremmo quindi a pagare l’interesse sui nostri soldi. I
soldi del fondo salva-Stati ci sono solo in minima parte; per averli, il Mes
deve chiederli agli Stati che hanno sottoscritto il trattato». Un modo per
indebitarci ancor di più: una trappola. «Il banco vince sempre. E il Mes è
stato costruito per essere il banco». Momento irripetibile anche per questo,
dunque, se scatta lo “stato d’eccezione”. Infatti: «Una volta i provvedimenti
più sgradevoli venivano messi in Gazzetta Ufficiale ad agosto, quando gli
italiani erano in vacanza e pensavano ad altro. Proprio come adesso stanno
pensando a non ammalarsi e a come arrivare a fine mese». Il guaio, aggiunge
Mangia, è che il Mes «è caduto in un limbo informativo creato ad arte, e non se
ne è saputo più nulla». Sappiamo soltanto che il 16 marzo è stato
calendarizzato un Eurogruppo, la cui agenda sarà resa nota solo una settimana
prima, forse. «Sarebbe la situazione ideale, legittimata da ragioni di
eccezionalità, per arrivare all’adozione del trattato in nome dell’emergenza».
In questa situazione, intanto, il ministro Gualtieri parla di
risorse aggiuntive e straordinarie da 3,6 miliardi, pari allo 0,2% del Pil. «Ne
servirebbero almeno 20», dice Mangia. «Un pacchetto insufficiente sarebbe
invece un ottimo modo per invocare soluzioni eccezionali. Vedi sopra». E
l’invocazione di un commissario? «È l’approdo classico degli stati d’emergenza
in cui il caos è tale per cui alla fine si invoca il vecchio dittatore del
diritto romano». Il Cincinnato della situazione: «Si dice che Cincinnato ebbe
la caratteristica di tornare al suo aratro. Ma nella storia di “dittatori” che l’hanno
fatto se ne sono visti pochi.

Potremmo anche chiamarli “civil servants”, o
riserve della Repubblica, ma la sostanza non cambierebbe». Ma poi: «Se si ha
cura di rileggersi il Tito Livio del liceo, ci si accorge che Cincinnato che
torna all’aratro è una frottola per anime belle. La verità è che, dopo la
prima, Cincinnato si è fatto la seconda dittatura, e anche dopo quella è
restato in giro per un pezzo». Secondo Alessandro Mangia, «bisogna stare
lontani da idee del genere, Mes compreso, come si sta lontani dal fuoco. Chi
propone queste idee è pericoloso».
E allora quale sarebbe la soluzione? Tenerci il Conte-bis?
«Questo governo ha dimostrato chiaramente di non essere in grado e di non avere
gli uomini per gestire la situazione», osserva Mangia. «Serve un governo di
unità nazionale, che si dia un programma di reinvestimento in infrastrutture
facendo più deficit», Cosa che «si può tranquillamente fare, perché nei
trattati le situazioni di emergenza sono contemplate». Non dimentichiamoci che
«nei conti correnti italiani ci sono soldi che in altri paesi non ci sono:
questo è il vero primato italiano, assieme a sanità e pubblica sicurezza».
Punti di forza «che altrove ci si sogna di avere, e che fanno funzionare
l’Italia, nonostante tutto». Ma così avremo più debito pubblico. «Sì, e magari
ricominceremmo a crescere, usandolo come leva per lo sviluppo», conclude il
professore. «Questa è una crisi che
può portare o allo sfacelo dello Stato, o al rinnovamento delle politiche
economiche. Purtroppo ci vorrebbe una classe dirigente all’altezza, che non
abbiamo».
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