Da diversi anni vado spiegando che la
funzione reale del presidente della Repubblica italiano, nell’ordinamento
reale, è quella di assicurare l’obbedienza del governo e del Parlamento, cioè
delle istituzioni elettive, ai suoi padroni stranieri e ai loro interessi. In
questo senso, il presidente Napolitano dapprima impose con la cosiddetta “moral
suasion” a Berlusconi di partecipare alla per noi rovinosa guerra contro la Libia, con la quale
aveva appena stretto un trattato di riconciliazione e collaborazione, e poco
dopo lo sostituì con l’altrettanto rovinoso governo non eletto di Mario Monti,
che egli prima fece senatore a vita. Ossia, il presidente della Repubblica
sinora ha assicurato che chiunque il popolo avesse messo al potere con il suo voto elettorale, si
sarebbe conformato alle direttive delle potenze dominanti sull’Italia. Molti
ritengono che i suddetti interventi di re Giorgio costituissero colpi di Stato,
ma si sbagliano, perché per fare un colpo di Stato bisogna che prima ci sia uno
Stato indipendente, mentre l’Italia, dalla sua capitolazione nel 1943, è un
paese a sovranità limitata.
Poi ha ceduto anche quella che le
rimaneva, cioè anche quella monetaria, legislativa e di bilancio, ad
istituzioni dominate da capitali stranieri. Con le riforme della legge
elettorale e della Costituzione attuate dal governo Renzi, viene molto ridotto il contenuto
del potere di scelta politica da parte del popolo, perché i poteri dello Stato
vengono in gran parte riuniti nelle mani del primo ministro e il Parlamento
diviene un Parlamento di nominati diretto dal medesimo grazie a un ampio premio
di maggioranza, che gli consente persino di trasformare la Costituzione. Quindi
adesso è il primo ministro, ovviamente non eletto dal popolo, che assicura
l’obbedienza dell’Italia agli interessi stranieri dominanti e alle loro
direttive europee e bancarie. Un leone in casa, un cagnolino all’estero. Renzi
in effetti ruggisce in Italia ma poi, nel vertici europei, se ne sta tranquillo
fuori dalla porta chiusa, con la ciotola vuota, ad aspettare per le decisioni e
le direttive: un vero Amministratore Capo della colonia Italia.
A seguito del suddetto spostamento di funzioni e di poteri, il presidente
della Repubblica, che ora viene praticamente nominato dal primo ministro, può
svolgere semplicemente il ruolo notarile, di rappresentanza e supporto
moralmente legittimante, a favore del primo ministro stesso. Anche il primo
ministro britannico ha vasti poteri, è quasi un dittatore temporaneo sul
Parlamento e sul suo partito, però non nomina e non controlla il capo dello
Stato, ovviamente, dato che questi è il re o la regina. Lo stesso Mussolini, a
differenza di Hitler, era sottoposto al re, il quale in effetti, al momento
opportuno, lo fece arrestare. Il primo ministro che esce dalle riforme
dell’attuale governo non ha questo limite. E così, finito il regno di re
Giorgio, inizia la dinastia dei re Travicelli.
Marco Della Luna, “Re Travicello”, dal blog di Della
Luna dell’11 novembre 2015
Da: Idee
Libre
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