«Le menti e le mani che hanno prima
pianificato ed effettuato gli attentati a “Charlie Hebdo” e poi le terribili
stragi di venerdì 13 novembre 2015 sono le stesse, identiche. E sono menti e
mani che amano particolarmente le simbologie della tradizione esoterica e
massonica occidentale… in modo impressionante», afferma Gioele Magaldi,
segnalando una sinistra coincidenza storica: «Non ho ancora sentito nessuno, a
livello di mainstream mediatico, ricordare che il venerdì 13 ottobre del 1307,
proprio in Francia, il re Filippo il Bello ordinò l’arresto dei Templari. Da
allora, quella data ha assunto una rilevanza fondamentale in determinati
ambienti appunto esoterici e massonici, e persino nella produzione letteraria e
filmografica». Autore del bestseller “Massoni. Società a responsabilità
illimitata”, Magaldi ha denunciato già nel 2014 i piani criminali della
superloggia “Hathor Pentalpha”, creata dai Bush reclutando anche leader come
Blair, Sarkozy ed Erdogan per una sorta di strategia della tensione (mondiale)
inaugurata l’11 Settembre con l’attacco alle Torri, che diede il via alla
“guerra infinita”.
«I tragici fatti di Parigi, sia del 7
gennaio che dello scorso 13 novembre 2015, sono anzitutto opera di coloro che
hanno creato a tavolino prima Al Qaeda e poi l’Isis», insiste Magaldi,
intervistato da Lorenzo Lamperti per “Affari Italiani”. «Chi ha voluto realizzare
la strage di Parigi, facendola compiere proprio un venerdì 13, ha mandato un
segnale preciso di natura infra-massonica». Magaldi, già “gran maestro” della
loggia Monte Sion e poi leader del Grande Oriente Democratico, si riserva di
spiegare in seguito di che “segnale infra-massonico” si tratti e perché, «al
lume delle notizie riservate che mi sono pervenute», dice, «sia stato scelto
egualmente l’autunno per questo attentato, ma non il mese di ottobre, bensì
quello di novembre». Magaldi afferma di annoverare «diversi amici fraterni
onesti e scrupolosi, tra i quadri e i dirigenti dei servizi d’intelligence (di
diverse nazioni) operanti in Francia e in particolare a Parigi». Gli hanno
“suggerito” che «senza una falla grossa come una casa nell’operato degli stessi
servizi segreti occidentali e francesi (qualche agente infedele che,
evidentemente, ha “collaborato” con i terroristi, tradendo con infamia i propri
doveri e la propria dignità di uomo e di servitore dello Stato), quello che è
accaduto venerdì 13 novembre non sarebbe mai potuto accadere».
Troppo facile, il “lavoro” dei killer: «Ma
stiamo scherzando? Terroristi che arrivano indisturbati a pochi passi da dove
si muove il presidente della Repubblica e che vanno a fare il più atroce
attentato in un locale che avrebbe dovuto essere scientificamente guardato a
vista da servizi d’intelligence e sicurezza, in quanto già attenzionato in
precedenza per possibili atti di terrorismo e violenza? Senza la connivenza di
apparati deviati dell’intelligence militare e civile, tutto ciò non sarebbe
stato assolutamente possibile». Puntuali, i riflessi politici dopo la strage:
il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Franco Roberti, ha detto
che “dobbiamo esser pronti a cedere una parte delle nostre libertà” di
comunicazione. Un Patriot Act all’italiana? «Se Franco Roberti si è espresso
cosi, il Movimento Roosevelt, entità politica metapartitica da me
presieduta, chiederà ufficialmente le sue dimissioni», avverte Magaldi.
Dimissioni «per manifesta incompatibilità ideologica con i principi e i
fondamenti di quelle istituzioni democratiche e liberali che egli, con le
strutture da lui guidate, dovrebbe difendere dalle minacce del terrorismo e
della malavita organizzata».
Magaldi ricorda che il massone
progressista Benjamin Franklin, uno dei massimi padri della nascita della prima
Repubblica costituzionale e democratica al mondo, gli Stati Uniti d’America,
soleva affermare: «Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per
comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza».
E dire che la soluzione, quella vera, sarebbe a portata di mano: «Se solo si
volesse (ma non si vuole, perché lo show del terrorismo hollywoodiano a cura
dell’Isis fa comodo a molti), si dovrebbe procedere con un’azione militare
poderosa, per via aerea ma soprattutto via terra, concertata tra tutte le
maggiori potenze almeno nominalmente democratiche, preferibilmente sotto
l’egida dell’Onu». Un’azione risoluta, «per spazzare via il cosiddetto
Califfato dell’Isis dalla faccia della terra». Se solo si volesse, aggiunge
Magaldi, in poco tempo i miliziani dell’Isis sarebbero travolti. «Solo che, per
essere credibile, legittimato, giustificabile e ben accetto, al presente come
per il futuro, un tale intervento militare, una volta conseguita la vittoria, dovrebbe
essere seguito rapidamente e seriamente dalla costruzione di infrastrutture
materiali e immateriali, culturali, istituzionali ed economiche».
Se si vuole la pacificazione occorre un
colossale investimento, quindi, per «trasformare quei territori martoriati
medio-orientali (ora dominati dal Califfato) in società libere, democratiche,
laiche, con un grande dispendio di risorse per aiutare la popolazione locale».
Attenzione: «Non si tratta di fingere di “esportare la democrazia”, come
volevano far credere all’opinione pubblica mondiale i farabutti massoni
contro-iniziati che, tramite la superloggia sovranazionale Hathor-Pentalpha (si
legga il primo volume della serie di “Massoni”, per capire di che si tratti),
andarono a mettere a ferro e fuoco l’Iraq nei primi anni ‘2000 e altri
territori in tempi successivi». Per Magaldi si tratta di costruirla davvero una
vita democratica, libera, laica, pluralista e pacifica in quello che ora è
l’habitat totalitario, integralista e ierocratico dell’Isis, ma anche nel resto
del Medio Oriente. «E per farlo, occorre che i governi delle maggiori
potenze democratiche mondiali collaborino con gli ambienti islamici più laici e
moderati dell’area nord-africana e medio-orientale».
C’è il rischio che ora, in Europa,
prendano sempre più forza i populismi e gli estremismi, come Le Pen in Francia
o Salvini in Italia? Falso allarme: «E’ uno spauracchio, questo della possibile
avanzata dei movimenti populistici ed estremistici, agitato strumentalmente da
coloro che poi, per far fronte a questa eventuale avanzata, propongono governi
consociativi che, per loro natura, annullano la normale dialettica democratica
tra forze politiche alternative». Governi consociativi come quello di Mario
Monti, che poi favoriscono l’approvazione, quasi sempre con scarso dibattito
politico-mediatico, di misure legislative contrarie all’interesse del popolo
sovrano ma assai utili ad interessi privati sovranazionali e apolidi: «Si
ricordi l’approvazione totalitaria e silenziata del funesto Fiscal Compact, ad
opera del governo Monti, in Italia, e altri provvedimenti simili presi in
tutta Europa». Magaldi non tifa certo per i populismi e gli estremismi,
tanto più se di natura neo-nazionalistica, ma osserva che «i gruppi dirigenti
di questi movimenti, solitamente, quando vanno al governo, si dimostrano del
tutto docili e subalterni a quegli stessi poteri apolidi che di consueto si
servono di maggioranze consociative e formalmente “moderate”».
Magaldi punta il dito contro la regia
occulta una certa massoneria internazionale, ma coi dovuti distinguo: «Non
bisogna confondere il carattere cinico e apolide delle élites massoniche
neoaristocratiche e reazionarie, cui mi sto riferendo, e che in alcuni loro
segmenti sono responsabili dell’atroce strage di Parigi del 13 novembre scorso,
dal positivo cosmopolitismo dei gruppi massonici progressisti, per i quali la
patria non è la propria nazione, ma ogni luogo dove occorra combattere per
la democrazia, la libertà e i valori racchiusi nella Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani approvata all’Onu il 10 dicembre 1948, grazie al
“matrocinio” della libera muratrice Eleanor Roosevelt». Proprio nel nome dei
Roosevelt, Eleanor e il marito Franklin Delano, promotore del New Deal che
resuscitò l’America dalla Grande Depressione sulla base delle ricette macro-economiche
di un altro massone, il grande economista John Maynard Keynes, ha dato vita al
suo movimento italiano. Missione: democratizzare la politica, sfidando
l’egemonia culturale dell’élite che terremota gli Stati con “armi di
distruzione di massa” come l’austerity, basata sul taglio dell’investimento
pubblico per dare mano libera all’oligarchia finanziaria. Dietro
all’economia c’è un vertice politico occulto, insiste Magaldi, dominato da
elementi massonici di stampo neo-feudale. E’ un disegno preciso, che avanza tra
macerie e vittime. E va fermato nel solo modo possibile: con
la democrazia.
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