Luigi Cascioli |
«La
Storia ha insegnato quanto ci abbia giovato quella favola su Cristo» (Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula),
scriveva Leone X dei
Medici, papa dal 1513 al 1521, in una lettera al Cardinale Bembo, grande
umanista. Una frase drammaticamente cinica e rivelatrice, ma ben fondata a
quanto risulta dagli studi (Arch. Vaticani, Corr. Leone X, vol. 3°, scaff. 41).
E non basta: almeno altri due Papi, uno dei quali grandissimo, andarono molto
oltre.
Il Vangelo insegna più menzogne che verità,
era solito dire, due secoli prima, papa Bonifacio VIII (1235-1303): il parto di una vergine è
assurdo; l’incarnazione del figlio di Dio è ridicola; il dogma della
transustanziazione è una pazzia.
Le quantità di denaro che la favola di
Cristo ha apportato ai preti è incalcolabile (afferma lo storico Giovanni
Villani nella sua famosa "Cronaca" scritta durante il Giubileo a Roma
nel 1300).
Ed ecco che cosa scriveva l’ambasciatore spagnolo in Vaticano, Mendoza, su Paolo III, papa dal 1534 al 1549: «Spingeva la sua irriverenza [il Pontefice] fino al punto di affermare che Cristo non era altri che il sole, adorato dalla setta Mitraica, e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto la forma di montone e di agnello. Spiegava le allegorie della sua incarnazione e della sua resurrezione mettendo in parallelo Cristo e Mitra. Diceva ancora che l'adorazione dei Magi non era altro che la cerimonia nella quale i preti di Zaratustra offrivano al loro dio oro, incenso e mirra, le tre cose attribuite all'astro della luce. Egli sosteneva che la costellazione della Vergine, o meglio ancora d'Iside, che corrisponde al solstizio in cui avvenne la nascita di Mitra, erano state prese come allegorie per determinare la nascita di Cristo, per cui Mitra e Gesù erano lo stesso dio. Egli osava dire che non esiste nessun documento valido per dimostrare l'esistenza di Cristo, e che, per lui, la sua convinzione era che non è mai esistito».
Ed ecco che cosa scriveva l’ambasciatore spagnolo in Vaticano, Mendoza, su Paolo III, papa dal 1534 al 1549: «Spingeva la sua irriverenza [il Pontefice] fino al punto di affermare che Cristo non era altri che il sole, adorato dalla setta Mitraica, e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto la forma di montone e di agnello. Spiegava le allegorie della sua incarnazione e della sua resurrezione mettendo in parallelo Cristo e Mitra. Diceva ancora che l'adorazione dei Magi non era altro che la cerimonia nella quale i preti di Zaratustra offrivano al loro dio oro, incenso e mirra, le tre cose attribuite all'astro della luce. Egli sosteneva che la costellazione della Vergine, o meglio ancora d'Iside, che corrisponde al solstizio in cui avvenne la nascita di Mitra, erano state prese come allegorie per determinare la nascita di Cristo, per cui Mitra e Gesù erano lo stesso dio. Egli osava dire che non esiste nessun documento valido per dimostrare l'esistenza di Cristo, e che, per lui, la sua convinzione era che non è mai esistito».
Che cosa c’è dietro queste gravissime,
quasi incredibili, ammissioni fatte in segreto da due altissimi esponenti della
Chiesa, probabilmente risapute e date per scontate da secoli tra gli altissimi
“addetti ai lavori” del Cristianesimo e del Cattolicesimo in particolare, ma
sempre nascoste al popolo credulone, dell’assoluta mancanza di prove storiche
della reale esistenza in vita di Gesù?
Ebbene, un “cristologo”(1) davvero fuori
del comune si era messo in testa di capire e di analizzare le Sacre Scritture
solo in base alla logica, alla ragione, all'intelligenza. Aveva studiato per
decenni sulla scorta di tutti i documenti possibili e di una stringente
razionalità quanto fosse vera quella cinica frase papale. E scoprì un vaso di
Pandora: manomissioni di testi, sostituzioni di personaggi storici, pure e
semplici invenzioni, e ogni altro genere di imbrogli che stanno dietro alla
“creazione” del personaggio storico “Gesù
di Nazareth”.
Quest’uomo era Luigi Cascioli (nato a
Bagnoregio, 1934), bella figura di uomo onesto, indipendente, idealista, laico,
coltissimo, originale libero pensatore e anticlericale, scomparso a Roccalvecce
di Viterbo nel 2010, all’età di 76 anni.
L'avvincente saggio di Cascioli, “La
favola di Cristo”, è un bel dono che l'erudito viterbese ci lascia
in eredità (e da questo abbiamo tratto le sconcertanti testimonianze dei due
Papi sopra riportate), l’unico che dimostra effettivamente, con centinaia di
documenti, compresi i manoscritti di Kimberth Qumran o "del Mar
Morto" (1947), che tale personaggio semplicemente non è mai esistito, non
tanto come nome, perché il nome Joshua era comunissimo, ma "quel
Joshua", cioè come insieme costruito a posteriori di brandelli di episodi
"storici" e d'una intera impalcatura fantasiosa di attribuzioni
spirituali o addirittura "divine".
Si dimostra anche che il famoso
passaggio su Gesù dello storico ebreo Giuseppe Flavio fu chiaramente
interpolato (infatti, è in evidente contrasto con altri passi) dai Cristiani
successivamente, come anche gli Atti degli Apostoli, quando ormai i Cristiani
erano il potere assoluto ed erano regolarmente dediti alla censura, alla mistificazione
e alla falsificazione delle fonti.
Del resto, perfino due Papi lo hanno
ammesso in conversazioni private o lettere ad amici.
«Molti studiosi - scriveva Voltaire - si mostrano sorpresi per il fatto di non trovare nello storico Giuseppe Flavio alcun cenno di Gesù Cristo; tutti gli specialisti infatti sono d’accordo oggi che il breve passaggio in cui se ne fa cenno nella sua Storia è interpolato. Eppure il padre di Giuseppe Flavio avrebbe dovuto essere uno dei testimoni di tutti i miracoli di Gesù. Giuseppe era di schiatta sacerdotale, parente della regina Marianna, moglie d’Erode… Flavio si diffonde in particolare sulle azioni di questo principe Erode, tuttavia non dice una parola né della vita né della morte di Gesù; questo storico che non nasconde alcuna delle crudeltà d’Erode, non parla affatto del massacro di tutti i fanciulli, da lui ordinato, quando apprese che era nato un re dei giudei… Non parla affatto della nuova stella che sarebbe comparsa in Oriente dopo la nascita del Salvatore; fenomeno meraviglioso, che non sarebbe dovuto sfuggire a uno storico così illuminato com’era Giuseppe. Non una parola, inoltre, sulle tenebre che avrebbero coperto tutta la terra in pieno mezzogiorno e per tre ore alla morte del Salvatore; sulla gran quantità di tombe che si sarebbero scoperchiate in quell’istante e sui giusti che sarebbero risuscitati» (Voltaire, Dizionario Filosofico, pp.664-665).
«Molti studiosi - scriveva Voltaire - si mostrano sorpresi per il fatto di non trovare nello storico Giuseppe Flavio alcun cenno di Gesù Cristo; tutti gli specialisti infatti sono d’accordo oggi che il breve passaggio in cui se ne fa cenno nella sua Storia è interpolato. Eppure il padre di Giuseppe Flavio avrebbe dovuto essere uno dei testimoni di tutti i miracoli di Gesù. Giuseppe era di schiatta sacerdotale, parente della regina Marianna, moglie d’Erode… Flavio si diffonde in particolare sulle azioni di questo principe Erode, tuttavia non dice una parola né della vita né della morte di Gesù; questo storico che non nasconde alcuna delle crudeltà d’Erode, non parla affatto del massacro di tutti i fanciulli, da lui ordinato, quando apprese che era nato un re dei giudei… Non parla affatto della nuova stella che sarebbe comparsa in Oriente dopo la nascita del Salvatore; fenomeno meraviglioso, che non sarebbe dovuto sfuggire a uno storico così illuminato com’era Giuseppe. Non una parola, inoltre, sulle tenebre che avrebbero coperto tutta la terra in pieno mezzogiorno e per tre ore alla morte del Salvatore; sulla gran quantità di tombe che si sarebbero scoperchiate in quell’istante e sui giusti che sarebbero risuscitati» (Voltaire, Dizionario Filosofico, pp.664-665).
Insomma, gli studi condotti in modo
critico e neutrale portano inevitabilmente a ritenere che a questo fittizio
personaggio sia stato dato il nome di Gesù, insieme a tutta una serie di
"eventi memorabili" creati per l'occasione, attingendo alle più
diverse leggende e biografie, solo nel II secolo "dopo Cristo" dai
Padri di una Chiesa ormai dominante che non aveva più motivo per essere insieme
rivoluzionaria e spiritualista, ma aveva bisogno di un mito più “terreno”, di
un personaggio in carne ed ossa da dare in pasto ai fedeli, e anche d’un eroe
“buonista” e non-violento da venerare.
Secondo la stringente critica filologica,
semantica e storica di Cascioli (che inizia dall’origine, cioè dalla Bibbia, di
cui dimostra l’assoluta infondatezza) si dovette, perciò, creare dal nulla un
“Dio in Terra”, confezionando su misura una nascita miracolosa, troppo simile a quelle di tanti altri Dei
quasi-uomini dell'epoca – efficace pendant al “Dio nel cielo” che ormai aveva
avuto successo. Pare infatti che prima di questa “creazione” biografica, Gesù
fosse stato proposto come “disceso dal cielo all’età di 30 anni”. I sapienti
cristiani provvidero, perciò a creare dal nulla, ma anche ad adattare,
interpolare e falsificare documenti preesistenti.
Nell’affascinante e rigorosa ricostruzione
di Luigi Cascioli si scopre così che la figura del Gesù (Jeshua o Joshua)
“inventato” a posteriori, insieme coi Vangeli (questi ultimi ricavati dai
materiali più diversi e rimaneggiati più volte), molti decenni dopo la data
stabilita per la sua nascita (poi, guarda caso, fatta coincidere per
assicurarsi il successo popolare con le festività dei Saturnalia e del Sole
Invitto alla fine di dicembre, come il dio Mitra e tanti altri) coincide in
modo impressionante con quella di un certo Giovanni di Gamala (villaggio della
regione del Golan), figlio di Giuda il Galileo e nipote del rabbino Ezechia, a
sua volta discendente della stirpe degli Asmonei fondata da Simone, figlio di
Mattia il Maccabeo.
Quello che scandalizza fin dall’inizio è la mistificazione e l'uso cinico dei nomi che ha fatto la Chiesa nascente. Il presunto Gesù non è un Nazareno nel senso di abitante di Nazareth (villaggio a quei tempi non esistente), come vorrebbe la Chiesa e come tutti oggi intendono, ma di un “nazireo” o nazoreo, nel significato proprio del termine nazir, un consacrato fanatico, un monaco radicale ebreo, uno zelota (appartenente alla setta estremista degli Esseni). Dunque, un settario non certo non-violento. I discepoli cercarono in seguito di far derivare l’appellativo da Nazareth – è l'accusa – per confondere le acque. Nei Vangeli si dice che Nazareth è in cima a un monte e vicina al Lago di Tiberiade, ma la vera Nazareth è in collina e dista quaranta chilometri dal lago. Possibile che tanti Padri della Chiesa, tanti intellettuali cristiani, non se ne siano accorti? La città di Gamala, invece, corrisponde perfettamente alla descrizione evangelica, stranamente sfuggita alla censura lessicale e alla omologazione dei Vangeli ufficiali.
Quello che scandalizza fin dall’inizio è la mistificazione e l'uso cinico dei nomi che ha fatto la Chiesa nascente. Il presunto Gesù non è un Nazareno nel senso di abitante di Nazareth (villaggio a quei tempi non esistente), come vorrebbe la Chiesa e come tutti oggi intendono, ma di un “nazireo” o nazoreo, nel significato proprio del termine nazir, un consacrato fanatico, un monaco radicale ebreo, uno zelota (appartenente alla setta estremista degli Esseni). Dunque, un settario non certo non-violento. I discepoli cercarono in seguito di far derivare l’appellativo da Nazareth – è l'accusa – per confondere le acque. Nei Vangeli si dice che Nazareth è in cima a un monte e vicina al Lago di Tiberiade, ma la vera Nazareth è in collina e dista quaranta chilometri dal lago. Possibile che tanti Padri della Chiesa, tanti intellettuali cristiani, non se ne siano accorti? La città di Gamala, invece, corrisponde perfettamente alla descrizione evangelica, stranamente sfuggita alla censura lessicale e alla omologazione dei Vangeli ufficiali.
Dunque questo capo-banda carismatico,
insieme capo militare, politico e religioso, Giovanni di Gamala, alias Jeshua
il nazireo, alias Gesù di Nazareth – secondo la stringente ricostruzione di
Cascioli – era un fanatico rivoluzionario degli Zeloti, vicini agli Esseni
(quelli dei rotoli di Qumram), setta minoritaria di rivoluzionari ebrei armati
che si opponevano al governo di Roma con ogni mezzo, compivano atti di terrore
uccidendo senza pietà anche donne e bambini. Oggi li definiremmo fanatici
religiosi terroristi. E infatti erano banditi per i Romani, che in fatto di
religione erano molto tolleranti e liberali, e mai avrebbero crocifisso
qualcuno per le sue credenze religiose; ma reprimevano duramente rivolte e atti
di violenza. I cosiddetti apostoli o discepoli di Gesù erano in realtà i capi
banda di tale movimento politico-militare.
Lo scopo era evidentemente quello di
cacciare i Romani e di instaurare un Regno di Israele con a capo un re del
partito zelota, cioè il Giovanni di Gamala-Gesù. Gli ebrei Esseni (che in massa
aderirono al cristianesimo) attendevano non uno ma due Messia, il secondo dei
quali doveva essere un politico, un capo militare che avrebbe dovuto
sconfiggere i Romani e instaurare l’ordine a Gerusalemme. Così affibbiarono a
un personaggio realmente esistente, il brigatista Giovanni-Gesù, il ruolo di
Messia politico, come ricostruisce oggi lo studioso ebreo Giovanni Della Teva
in una bella pagina.
Il Gesù artefatto dei Vangeli, quindi, non
per ironia o irrisione, era definito dai soldati romani nella famosa targhetta
sulla croce (INRI) “Rex Judeorum”. In realtà, più correttamente, era stato
accusato dai Romani proprio di voler fare il re degli Giudei, come aveva
tentato suo padre, Giuda il Galileo. Fu così immediatamente crocifisso, con i
suoi accoliti armati, che verranno catturati e uccisi negli anni successivi,
come riporta lo storico Giuseppe Flavio.
Nonostante le censure di un passato
rivoluzionario e armato così imbarazzante, altre tracce eloquenti sono restate
per errore nei Vangeli. Come l’episodio dei “discepoli” armati di spade
all’Orto dei Getsemani, così non-violenti che uno di loro taglia di netto un
orecchio ad un soldato. Questi fanatici della setta estremista, naturalmente,
erano duramente osteggiati anche dagli Ebrei. Praticavano il battesimo
(Giovanni Battista), la comunione dei beni e vivevano secondo riti monastici
sotto la guida dei Nazir o Nazirei o Nazareni. Siamo nel periodo delle Guerre
Giudaiche.
D’altra parte, tutto torna storicamente:
il padre di Giovanni da Gamala-Gesù era Giuda il Galileo, personaggio realmente
esistito citato dallo storico ebreo Giuseppe Flavio, fondatore del movimento
ribellistico zelota, ucciso durante una rivolta antiromana. E Giovanni-Gesù
aveva, guarda caso, tre fratelli chiamati Giacomo, Simone e Kefas (ossia
Pietro), come i principali apostoli. Giovanni di Gamala costituì con essi una
banda armata in rivolta contro l'occupazione romana. Gli apostoli sarebbero
stati in realtà dei guerriglieri, accoliti del movimento zelota e chiamati
banda dei Boanerghes. Come se non bastasse, Giuda Iscariota deriverebbe il suo
appellativo da sicario, mentre Simone zelota denuncerebbe l'appartenenza alla
setta zelota. I soldati Romani davano loro la caccia, ma quelli affrontavano
con gioia il patibolo o la croce nella certezza di avere come ricompensa dopo
la morte una vita eterna di beatitudine, un po' come oggi i terroristi
dell’Islam. Finché quel Giovanni-Gesù fu catturato nell'orto del Getsemani e
crocifisso.
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci ha
dato nella “Guerra giudaica” una preziosa informazione sull’esistenza di un
rivoluzionario carismatico la cui figura si attaglia perfettamente a quella di
Gesù. Peccato che questo personaggio non fosse Gesù. E due vicende simili in
così poco spazio di tempo sarebbero impossibili. Dunque, per Giuseppe Flavio si
trattava d’un «falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un
ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa
trentamila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal
deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su
Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con
l’aiuto dei suoi seguaci in armi. Felice prevenne il suo attacco affrontandolo
con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa, sì che, avvenuto
lo scontro, l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei
suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero
rintanandosi ognuno nel suo paese» (II, 13, 5).
Molte rivolte e azioni violente i primi
Cristiani le organizzarono anche a Roma, dove a detta degli storici romani
erano considerati come terroristi e banditi rivoluzionari. Però, come capita a
tutti i rivoluzionari, decenni dopo, una volta al potere, furono gli stessi
capi della Chiesa che cancellarono ogni riferimento alle imbarazzanti origini
rivoluzionarie e violente del loro movimento.
"Dopo le prove fornite dalla Favola di Cristo sulla non esistenza di
Gesù, come si può ancora credere che i racconti riportati sui Vangeli, pieni di
contraddizioni e grossolanità, siano la biografia di un personaggio storico?
Seguendo una fede cieca molti cristiani preferiscono mettere l'accento sul simbolismo contenuto nei testi (e forse
lo stesso papa Leone X sopra citato era tra questi).
Quindi, in teoria è possibilissimo –
deduciamo noi – che siano esistiti addirittura papi e cardinali che sapevano
della non esistenza storica di Gesù, ma hanno taciuto o per paura dello
scandalo indicile (e del rischio di essere deposti come pazzi), o rifugiandosi
del carattere analogico, simbolico delle Sacre Scritture. Come per le “verità
scientifiche” dell’Antico Testamento (la Bibbia). Ma se tutto è simbolico –
conclude Johannès Robyn, presidente dell'Unione degli Atei di Francia – che
cosa resta del personaggio?" Di un personaggio-Dio, aggiungiamo, dal cui
nome deriva la parola e la fortuna del Cristianesimo.
La Chiesa cattolica, in risposta, appare molto meno scandalizzata di quanto noi laici potremmo immaginare. Un tempo avrebbe mandato a morte l’incredulo. Oggi semplicemente obietta con sospetto understatement realista di fronte alla assenza totale di notizie sul personaggio Gesù, che “neanche su Giovanni di Gamala, ci sono sicure fonti storiche”, e che quindi contrapposta alla "favola di Cristo" c'è solo la "favola di Cascioli".
La Chiesa cattolica, in risposta, appare molto meno scandalizzata di quanto noi laici potremmo immaginare. Un tempo avrebbe mandato a morte l’incredulo. Oggi semplicemente obietta con sospetto understatement realista di fronte alla assenza totale di notizie sul personaggio Gesù, che “neanche su Giovanni di Gamala, ci sono sicure fonti storiche”, e che quindi contrapposta alla "favola di Cristo" c'è solo la "favola di Cascioli".
In quanto al libro “La favola di Cristo”,
si può aggiungere che è molto avvincente, strutturato come un
"giallo" storico "scientifico", e si rivela una miniera di
impressionanti notizie concatenate tra loro. Impossibile non proseguirne la
lettura, una volta che lo si è iniziato a leggere. Un vero puzzle nel quale i
vari tasselli vanno a incastrarsi in modo apparentemente perfetto. Se ne
consiglia la lettura. Può essere acquistato presso la famiglia dell’autore, alla quale deve andare tutta la nostra
fattiva riconoscenza per la collaborazione offerta ai tanti appassionati e
anche in memoria del congiunto studioso.
Complemento efficace al lavoro di Cascioli
è la minuziosa e filologica ricostruzione storica di Marco Guido Corsini, secondo il quale sarebbe fondata
l'origine egiziana del capopopolo sedicente Messia. Il suo sito offre per certi
punti una ricostruzione di Gesù come rivoluzionario ebreo “egiziano”. Gli
indizi e le concordanze coi documenti storici sono affascinanti, così come
inquietanti i tentativi della prima Chiesa di cancellarli, a partire dai
Vangeli.
Il giorno dopo la scomparsa di Luigi Cascioli, la cui opera di ricostruzione della verità storica e di de-costruzione del mito truffaldino del presunto personaggio “Gesù di Nazareth assunto in Cielo come Dio" è ricordata anche su Wikipedia. Riteniamo che questo ricordo possa essere l’omaggio più giusto a lui dovuto. Fu un grande uomo. Grazie alla sua tenacia, al rigore razionale, e all’erudizione di questo studioso coraggioso, profondo conoscitore dei testi dei Vangeli e della Bibbia, che proprio lui ha dimostrato essere stata scritta in tempi molto più recenti di quanto racconta la leggenda.
Il giorno dopo la scomparsa di Luigi Cascioli, la cui opera di ricostruzione della verità storica e di de-costruzione del mito truffaldino del presunto personaggio “Gesù di Nazareth assunto in Cielo come Dio" è ricordata anche su Wikipedia. Riteniamo che questo ricordo possa essere l’omaggio più giusto a lui dovuto. Fu un grande uomo. Grazie alla sua tenacia, al rigore razionale, e all’erudizione di questo studioso coraggioso, profondo conoscitore dei testi dei Vangeli e della Bibbia, che proprio lui ha dimostrato essere stata scritta in tempi molto più recenti di quanto racconta la leggenda.
A lui va il nostro ricordo e la nostra
ammirazione.
Naturalmente, molti altri ricercatori sono
giunti alle medesime conclusioni. Molto ben documentato, strutturato come una tesi universitaria e ben
scritto il saggio "Gesù Cristo non è mai esistito", scritto da Emilio Bossi nel
1976, riprodotto su internet.
Lo storico americano Michael Paulkovich si dice
coinvinto che il personaggio Gesù non è mai esistito, non essendo stato in
grado di trovare alcuna menzione verificabile di Cristo analizzando i testi storici di ben 126 scrittori vissuti al tempo di Gesù, dal I al III
secolo.
Anche lo scrittore ateista
californiano David Fitzgerald afferma
in un suo libro che non c’è alcuna evidenza dell’esistenza
reale di Gesù. Invece, deve essersi trattato di un’allegoria creata combinando
antiche storie e rituali ebraici e di sette rivali.
(1) Cristologo vuol dire studioso specializzato in "cristologia", una branca della teologia cristiana incentrata sugli studi attorno alla figura storica e simbolica di Gesù.
Sui rapporti tra
Maria di Magdala e Giovanni, il capo-banda zelota (oggi diremmo fondamentalista
e rivoluzionario ebreo, seguace della più stretta legge mosaica) su cui la
Chiesa modellò secoli dopo la vita del personaggio inventato Jeoshua, alias
Gesù, Salon Voltaire ha ospitato un
interessante articolo di Luigi
Cascioli.
Ora la parola a un amico di Cascioli, l’intellettuale olandese Joan Peter Boom, scomparso a Bagnaia nel 2011.
Appendice
IN MEMORIA DI LUIGI CASCIOLI
di Peter Boom
Luigi Cascioli, nato il 16 febbraio 1934 a Bagnoregio (VT) è deceduto il 15
marzo 2010, nella sua casa di Roccalvecce (VT).
Con lui abbiamo perso un appassionato ed erudito storico, specializzato
soprattutto nel primo periodo cristiano.
Aveva scritto e pubblicato tre libri "La favola di Cristo"
(inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù), "La morte di
Cristo" e "La statua nel viale", dei quali sono stati stampati
versioni in diverse lingue.
Attraverso approfonditi studi aveva dimostrato che Cristo non era mai
esistito ed aveva a proposito denunciato la Chiesa Cattolica, nella persona di
Don Enrico Righi, parroco-rettore della ex Diocesi di Bagnoregio per abuso
della credulità popolare (Art. 661 C.P.) e per sostituzione di persona (Art.
494 C.P.)
Ateo convinto, Luigi Cascioli aveva voluto attaccare il cristianesimo con
questa denuncia contro la Chiesa Cattolica, sostenitrice di un'impostura
costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, che aveva imposto
con la violenza dell'inquisizione e con il plagio ottenuto con l'esorcismo, il
satanismo ed altre superstizioni.
Ultimamente Luigi Cascioli stava preparando un nuovo libro riguardante
Fatima, da lui denominato altro grande imbroglio superstizioso-finanziario.
Luigi Cascioli, un uomo coraggioso, fino all'ultimo sulla breccia per
divulgare le sue idee, le sue tesi storiche, delle quali si parlerà ancora a
lungo.
Il Libero Pensiero vola ben oltre la morte terrena e questa consapevolezza
ci dà la forza di esporre sempre con grande apertura mentale e la massima
onestà le nostre idee.
Non abbiamo dogmi e sappiamo tutti di poter sbagliare, ma siamo ben
convinti che non si possa imbrigliare il nostro pensiero. Di questo fu grande
testimone il filosofo Giordano Bruno, immolato, dopo atroci torture, sul rogo
dall'Inquisizione cattolica. Oggi il rogo o la pena di morte, almeno nei paesi
di civiltà occidentale non esiste quasi più, ma altri metodi perniciosi per
bloccare il Libero Pensiero persistono, bloccando l'informazione su certe idee,
frutto di lunghi studi, come quella di Luigi Cascioli sulla non esistenza di
Gesù.
Foto e testo dal Blog Salon
Voltaire
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