“Se si
dimostrasse che la Terra è rotonda, tutto il Cattolicesimo cadrebbe in errore”.
(Sant’Agostino)
Lo
sapevate?
·
Il Sacramento della Confessione fu
istituito solo nel 1215.
·
Fino all’anno 1079, i preti potevano
sposarsi.
·
Il Papato iniziò a svilupparsi solo dopo
l’anno 600 d.C.
·
“L’Assunzione in Cielo” di Maria (quella
che si festeggia il 15 agosto, per intenderci) fu introdotta appena nel 1950.
Principali deviazioni e contraddizioni della Chiesa
Cattolica
rispetto al Cristianesimo
rispetto al Cristianesimo
Nel
375, mentre i primi cristiani veneravano solo Dio (Gesù stesso rifiutò di
essere considerato oggetto di culto), la Chiesa introdusse il culto dei Santi e
degli Angeli, per compiacere le tendenze pagane del popolo.
Successivamente,
nel 431, il Concilio di Efeso, sulla base di forti pressioni popolari che
“reclamavano” per l’assenza di “divinità femminili” nel Cristianesimo, proclamò
Maria “Madre di Dio” (attenzione al particolare “Madre di Dio”, cioè genitrice,
oltre che di Gesù, di Dio stesso).
Tale
rassicurante e superstiziosa venerazione colmava il “vuoto” lasciato dalle
varie Dee della religione pagana.
Maria
prese dunque il posto, nella devozione popolare, di Diana, Iside, Artemide e
varie altre dee.
Infatti,
numerose caratteristiche del culto della “Madonna” risalgono a
divinità femminili precristiane.
L’iconografia
della Vergine con in braccio il bambino, è ispirata al culto di Iside (ivi
comprese le “grotte”, preferite da Iside come tipico luogo delle sue
“apparizioni”).
Lo
stesso racconto della verginità di Maria e della nascita “miracolosa” di Gesù
fu aggiunto ai Vangeli posteriormente, per facilitare la diffusione del
Cristianesimo fra i pagani che già erano ”abituati” ai racconti riguardanti
esseri “semidivini” figli di un dio e di una donna vergine (Eracle, Mithra,
Horus, etc, tutti figli partoriti da vergini).
Quando
la Santa Vergine era Iside e partorì Horus
Nel
Paganesimo, la Vergine Iside tiene in braccio Horus.
Il
Padre Divino di Horus era Osiride, con cui si amalgamava (“Io e mio
Padre siamo Uno”), mentre il padre terreno era Seb.
L’angelo
Thot annuncia ad Iside che concepirà un figlio pur essendo vergine.
Horus
nasce in una grotta, annunciato da una Stella d’Oriente. Viene adorato da
pastori e da tre uomini saggi (i Magi?) che gli offrono doni.
A dodici
anni insegna nel Tempio e poi scompare fino ai trent’anni. Horus viene poi
“battezzato”, sulle rive di un fiume, da Anup, detto il Battista, il quale, in
seguito, verrà decapitato.
Combattè
quaranta giorni nel deserto contro Set (una specie di omologo di Satana).
Horus
compie numerosi miracoli e cammina sull’acqua (proprio come Gesù).
Con
Iside ed Osiride, Horus costituiva la “Trinità Egizia” (vi
ricorda qualcosa?)
A
Luxor, su edifici risalenti al 1500 a.C. si possono vedere immagini relative
all’Annunciazione e all’Immacolata Concezione (riferite
ad Iside, non a Maria, che sarebbe nata circa millecinquecento anni dopo).
Nei
sotterranei di Roma vi è una rappresentazione di Horus allattato dalla
Madre Vergine Iside risalente al II secolo d.C.
Nel
593, il Vescovo di Roma, Gregorio Magno, “inventa” il Purgatorio, che fino a
quel momento non esisteva).
Questa
leggenda permetterà alla Chiesa di Roma, per molti secoli, fino a tutt’oggi, di
“vendere” (per soldi) suffragi, indulgenze, “promozioni” in paradiso, come
qualsiasi altro prodotto commerciale, per inculcare nella mentalità della gente
che il potere della Chiesa arriva fino… all’aldilà!
Nel
610, praticamente ben oltre sei secoli dopo Cristo, per la prima volta, un
Vescovo di Roma viene chiamato “Papa” (si legge “Papa” non “papà”).
L’idea
fu dell’Imperatore Foca, che prese il potere facendo assassinare il suo
predecessore.
Per
tale atto criminale, il Vescovo Ciriaco di Costantinopoli lo scomunicò, ma
Foca, per ritorsione, proclamò “Papa” (ossia capo di tutti i Vescovi) il
Vescovo di Roma, ossia Gregorio I, il quale (bontà sua) rifiutò un simile
titolo, fedele alla tradizione episcopale della Chiesa Cristiana dell’epoca.
Tuttavia,
il Vescovo di Roma successivo, cioè Bonifacio III, accettò di avvalersi del
titolo di “Papa”.
Il
Cristianesimo era nettamente contrario a capi spirituali: l’Autorità era
esercitata, più o meno democraticamente, per mezzo dei Concili. In proposito,
il messaggio originale di Gesù era ben più radicale: “Ma voi non vi
fate chiamare ‘Maestro’; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti
fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il
Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una
sola è la vostra Guida, il Cristo…” (Matteo 23:8-10).
Come
facilmente deducibile, è lo stesso Vangelo cristiano a dichiarare blasfemo e
pagano il Cattolicesimo.
Nel
788, la Chiesa Cattolica adotta ufficialmente l’adorazione del Crocifisso
(erroneamente e premeditamente, per confondere le idee, definito anche Croce,
che è e rappresenta tutt’altra cosa), delle immagini e delle reliquie dei
Santi.
Ovviamente,
si tratta di pratiche superstiziose, adatte a sottomettere psicologicamente il
popolo analfabeta e a mantenerlo in una suggestionabile macroscopica ignoranza.
I primi
cristiani, proprio come gli ebrei, consideravano “idolatria” ogni pratica di
questo tipo. Poiché, il secondo dei famosi Dieci Comandamenti di Mosè proibiva
il culto delle immagini e ciò poteva turbare i sinceri devoti, la Chiesa di
Roma modificò addirittura la lista dei dieci comandamenti, censurandone il
secondo e dividendo in due l’ultimo.
A
tutt’oggi, anche nelle Bibbie cattoliche, la lista dei comandamenti è riportata
fedelmente, mentre il Catechismo Cattolico continua ad alterarne la lista.
Una
contraddizione molto evidente che non suscita particolare scandalo solo perché
la stragrande maggioranza dei cattolici è pressoché indifferente nei confronti
delle questioni spirituali, basando la sua fede sul “Dio del Peccato”,
della paura della sua condanna per l’eternità.
Ma ecco
la lista dei Dieci Comandamenti di Mosé, così com’è riportata nel libro
dell’Esodo al capitolo 20.
I
“veri” Dieci Comandamenti della Bibbia
Io sono
il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, in schiavitù:
1. Non
avrai altri dèi all’infuori di me.
2. Non ti
farai idolo, né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è
quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti
prostrerai davanti a loro e non li servirai.
3. Non
pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà
impunito chi pronuncia il suo nome invano.
4. Ricordati
del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo
lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non
farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né
la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
5. Onora
tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà
il Signore, tuo Dio.
6. Non
uccidere.
7. Non
commettere adulterio.
8. Non rubare.
9. Non
pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
10. Non
desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo,
né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna
cosa che appartenga al tuo prossimo.
Si noti
anche la “sostituzione”, operata dalla Chiesa, del Comandamento “Non
commettere adulterio”, diventato nel Catechismo Cattolico “non
fornicare”, oppure “non commettere atti impuri”.
Nel
995, Giovanni XIV introduce la “Canonizzazione dei Santi”. Fino a
quel momento, nel Nuovo Testamento il termine “Santi” generalizzato si
riferisce a tutti i membri della comunità.
Per
esempio, Paolo conclude le sue lettere con la tipica espressione “un saluto
a tutti i Santi”.
Si
potrebbero fare molti altri esempi sul vero significato di questo termine.
L’idea
sopravvenuta oggi che essere “Santo” sia una condizione pressoché
irrangiungibile per le persone comuni ha una precisa funzione politica, in
quanto avvalora l’idea di una società gerarchica, dove i poveri, i semplici e
gli umili possono soltanto sottomettersi ai “potenti” (sia del Cielo che della…
Terra!) ed invocare la loro “Misericordia” piuttosto che
reclamare “Giustrizia”!
Nel
1079, Papa Gregorio VII introduce il “Celibato dei Preti” (fino
ad allora erano liberi di sposarsi ed avere figli).
Sul
celibato, nel Nuovo Testamento, si dice l’esatto contrario, ovvero, secondo
Paolo, il “Vescovo” deve avere famiglia, in quanto: “…bisogna che
il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente,
dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non
violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere
bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché
se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa
di Dio?” (Prima Epistola a Timoteo, cap. 3).
Nel
1090, viene introdotto il Rosario.
Ciò
costituisce l’ennesimo capovolgimento dell’insegnamento di Gesù, che
disse: “… e nel pregare non usate inutili dicerie come fanno i pagani,
i quali pensano di essere esauditi per la moltitudine delle loro parole…. Ma
tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, serratone l’uscio, fai orazione
al Padre tuo che è nel segreto…..” (Matteo 6:5-8).
Nel
1184, il Concilio di Verona istituisce l’Inquisizione per gli Eretici.
Di tutte le invenzioni della Chiesa Cattolica, questa è quella più immensamente
lontana sia dallo spirito e dalla lettera del Vangelo, sia da ogni minimo
spirito umanitario con cui si riempie ipocritamente la bocca.
Da
questa data, per oltre cinque secoli, la storia della Chiesa Cattolica sarà una
storia criminale, fatta di ossessiva ricerca di potere, di intrighi politici ed
economici, di stermini, di torture, di roghi, di repressione di ogni
atteggiamento di sia pur vaga opposizione, ma soprattutto la religione sarà
usata per sfruttare le istintive paure dell’uomo e per sottomettere la gente
semplice ed umile con il terrorismo della paura delle punizioni terrestri e
divine.
Nel
1190, inizia la “vendita di indulgenze”. Che il denaro possa far
acquisire “meriti spirituali”, oltre ad essere un concetto del
tutto opposto allo spirito del Cristianesimo, rappresenta una notevole
degenerazione morale, sia per la Chiesa che per la gente comune.
Che Dio
stesso si lasci “corrompere” dal denaro rappresenterà
uno “schema mentale” che avrà delle conseguenza catastrofiche
sull’etica e la morale dominante dei paesi cattolici.
Nel
1215, Papa Innocenzo III proclama il “dogma” della “Transustanzazione”.
Ovvero, il pane dell’Eucarestia (in seguito sostituito dall’ostia) cessa di
essere un semplice simbolo della Comunione per diventare “vero Corpo e
vero Sangue di Cristo”.
Dopo
aver rinnegato in mille modi lo spirito dell’insegnamento di Gesù, fondato
sull’amore, sull’interiorità e sulla libertà, ora la Chiesa di Roma riduce il
povero Nazareno ad una piccola particella farinacea da far mangiare ai fedeli!
Una
aberrante cerimonia pagana, un “pasto sacro” sanguinario e
cannibalesco!
Anche
in questo, la Chiesa ha sapientemente manipolato la psicologia dei fedeli: se i
preti hanno il potere di trasformare particelle di pane nel “vero” corpo (e
sangue) di Gesù, evidentemente occorre sottomettersi a loro con timore!
Nel
1215, nello stesso anno in cui fu introdotta la “transustanzazione”, Innocenzo
III rese obbligatoria la cosiddetta “confessione auricolare” ovvero
quella fatta all’orecchio del prete.
I primi
cristiani offrivano solo a Dio il loro pentimento, nella loro interiorità.
Nel
1229, la Chiesa Cattolica, ormai abissalmente lontana dal Cristianesimo, per
prudenza e per evitare contestazioni, decide di mettere la Bibbia (ivi compresi
i Vangeli) nell’indice dei “Libri Proibiti”.
Un
fedele che avesse “osato” leggere il Vangelo, rischiava dunque la pena di morte
come sospetto eretico!
Evidentemente
sono provvedimenti che lasciano il segno anche nel DNA, perché a tutt’oggi la
maggioranza dei cattolici ignora (e non ha l’intelletto per capirlo) che il
contenuto dei Vangeli e della Bibbia è in aperto contrasto con la Chiesa
Cattolica e non sospetta minimamente che esistano insegnamenti ben diversi da
quelli falsi che sono stati loro inculcati sin dalla primissima infanzia.
Nel
1311, il Battesimo per aspersione dei fanciulli viene reso legale dal Concilio
di Ravenna. I primi cristiani battezzavano solo gli adulti, in quanto il
battesimo rappresentava un semplice rito simbolico di rinascita, adatto a
sottolineare l’iniziazione dei convertiti.
Gesù
non invitava le persone a compiere riti religiosi, ma a cambiare vita, a
scoprire il Regno di Dio nel proprio cuore, non nelle cerimonie o nelle formalità.
Nel
1439, il Concilio di Firenze trasforma in “dogma” di fede la leggenda popolare
del Purgatorio.
Non c’è
assolutamente nulla nelle scritture cristiane che alluda ad un simile “luogo”
metafisico. Tale credenza viene incoraggiata dalla Chiesa Cattolica con il solo
scopo di spaventare i fedeli e, al tempo stesso, per renderli più dipendenti
dalle interessate indulgenze della Chiesa.
Nel
1854, Papa Pio IX proclama il nuovo dogma della cosiddetta “Immacolata
Concezione”.
Prosegue,
dunque, il processo di “divinizzazione” di Maria, perché la
Chiesa Cattolica, abile manipolatrice di menti e di Popoli, sa molto bene che
più si accentua il ruolo delle divinità “materne” e più la
gente regredisce a livello infantile, diventando così ancora più sottomessa all’autorità
della Chiesa (che guarda caso, anch’essa si autodefinisce come “Santa
Madre”).
Il
concetto di “Concezione Immacolata” non ha alcun senso
rispetto all’insegnamento di Gesù, bensì deriva dalla metafisica greca e dal
paganesimo.
Nel
1870, Papa Pio IX impone alla Chiesa Cattolica un assurdo privilegio che nessun
Papa precedente aveva osato mai reclamare: quello della (risibile) “Infallibilità
del Papa”.
Guarda
caso, ciò è accaduto nello stesso anno in cui la Chiesa, con la presa di Roma,
ha perso definitivamente il potere temporale. Quasi una “rivincita”, dunque,
sul piano di una pretesa autorità assoluta in campo spirituale e morale.
Che un
uomo possa considerarsi una “autorità religiosa”, oltretutto “infallibile”, è
uno dei massimi stravolgimenti dell’antica fede cristiana e dell’insegnamento
di Gesù.
Nel
1950, PIO XII proclama che il corpo di Maria sarebbe “volato via”, in cielo
(dogma della cosiddetta “Assunzione”).
Dove si
troverebbe ora? In orbita intorno alla Terra? I fedeli cattolici, ormai
immunizzati ad ogni senso del ridicolo, privi di ogni capacità critica, si
accontentano del fatto che nel calendario ci sarà un giorno festivo in più,
ovvero il 15 agosto, ripristinando così un’antica festa pagana in onore della
dèa Diana.
Perché
la Chiesa Cattolica impone come “verità” queste leggende pagane?
Perchè
sa benissimo che così facendo, la gente si “abitua” ad obbedire passivamente.
Più
sono assurdi i dogmi in cui credere, più sottomesso e servile sarà
l’atteggiamento mentale del fedele.
E’ una
tecnica ben conosciuta dai capi militari, che a volte impongono comandi
illogici proprio per “addestrare” ad una cieca obbedienza.
Le radici pagane del Cattolicesimo
Natale
La
festività del Natale esisteva già da molto prima della nascita di Cristo e
dell’avvento del Cristianesimo.
Era una
festa pagana legata al solstizio invernale e godeva di grande importanza in
tutto l’Impero Romano.
Ricordiamo
che il solstizio invernale è il giorno più corto dell’anno e cade intorno al 21
dicembre. In questo giorno, tra l’altro, il sole tocca il punto più basso
rispetto all’orizzonte.
Il 25
dicembre, la durata del giorno rispetto alla notte ricomincia a crescere in
modo evidente.
Ovvio
che, per le popolazioni antiche, tale evento astronomico fosse visto come un
rinnovamento della speranza, una festa della luce, una possibilità di
sopravvivenza.
Pertanto,
fu mitizzato come “nascita del Dio Sole”, partorito dalla Dea
Vergine (personificazione della Notte).
Tale
mito, già da molto tempo prima di Cristo, prese varie forme religiose: Horus
partorito dalla Vergine Iside in Egitto, Thammuz partorito da Mylitta, o
Ishtar, nelle religioni iranico-caldee, etc.
La
tradizione giunse fino a Roma nella forma del Culto di Mithra ed
entrò nelle abitudini dei romani.
Quando il
Cristianesimo iniziò a diffondersi, dovette venire a patti con
queste tradizioni molto radicate, per cui la Chiesa tentò, tutto sommato con
successo, di “appropriarsi” della festività del Natale, proponendo Gesù Cristo
come vero “Sole Divino” che nasce di notte da una Vergine.
Questo
accomodamento contribuì, in modo determinante, a modificare la teologia
cristiana nel senso di una progressiva “divinizzazione” di Gesù.
Fu
Costantino a ufficializzare il giorno 25 dicembre come “Nascita di
Cristo”, all’inizio in aggiunta, e non in sostituzione, del Natale di
Mithra.
Pretendendo
di cristianizzare il paganesimo, alla fine la Chiesa Cattolica è giunta al
risultato opposto, ovvero di paganizzare il cristianesimo.
Pasqua
In
questo giorno, i cristiani festeggiano la “Resurrezione” di
Gesù.
La
Pasqua cade la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera. Si tratta,
quindi, di una festività legata all’equinozio di primavera.
Tutti i
popoli pagani dell’Impero Romano, e non solo, conoscevano già questa festa, che
non è altro che una festa primaverile: gli alberi germogliano, nei prati
sbocciano i primi fiorellini e quindi la natura, dopo il freddo inverno, “risorge”.
L’idea
di “resurrezione della natura” diventò “Resurrezione
di Cristo” e, anche questo mito, in qualche modo, fu “incorporato”
nella nuova religione che andava diffondendosi in antitesi al paganesimo, ma,
al tempo stesso, paradossalmente, non c’è tradizione pagana che non sia stata
“rubata” e fatta propria dalla Chiesa di Roma dei primi secoli.
Le
Madonne
Il
Cristianesimo non prevedeva alcun tipo di devozione che non fosse rivolta
esclusivamente a Dio.
La
penetrazione della nuova religione in territorio greco-romano ha fatto sì che
fossero importati culti pagani, opportunamente rivisitati per dare loro
quantomeno una sfumatura nominalmente cristiana.
La
Chiesa di Rima ha sempre tollerato di buon grado queste contaminazioni, in
quanto hanno favorito l’adesione al Cattolicesimo da parte delle popolazioni
pagane, che potevano così ritrovare elementi a loro familiari.
Di
tutte le contaminazioni pagane, la creazione del “Culto della Madonna” rivolto
a Maria, madre di Gesù, è forse il più appariscente e anche quello che
contrasta di più con i testi dei Vangeli.
Gesù,
da buon ebreo monoteista, non ha mai proposto il culto di sé stesso, né ha mai
avuto pretese divine. Men che meno ha mai accettato che sua madre diventasse
meritevole di particolari onori solo per motivi di parentela fisica.
Al
contrario, nel Vangelo di Matteo si legge che, quando Gesù iniziò a predicare,
sua madre lo venne a prendere per portarlo a casa, considerando probabilmente
una stramberia il fatto che il figlio si dedicasse a problematiche religiose
piuttosto che aiutare il padre nel lavoro di falegname.
Quando
Gesù seppe che sua madre e i suoi fratelli volevano parlare con lui, rispose
con questa frase: “Chi è mia madre? E chi sono i miei fratelli?”.
Poi, con la mano indicò i suoi discepoli e disse: “Guarda:
sono questi mia madre e i miei fratelli, perché se uno fa la volontà del Padre
mio che è in cielo, egli è mio fratello, mia sorella e mia madre” (Matteo
12, 46-50).
Ma non
è tutto. Nel Vangelo di Luca si racconta di una donna che fu probabilmente la
prima persona a rivolgere delle parole di devozione alla madre di Gesù, in
presenza di quest’ultimo. La donna disse infatti: “Beato il seno che ti
portò e le mammelle che ti allattarono!” Ma Gesù disse: “Beati piuttosto quelli
che odono la Parola di Dio e l’osservano.” (Luca 11:27-28).
Come si
vede chiaramente, i Vangeli sottolineano che l’insegnamento di Gesù è
teologicamente rigoroso, centrato sull’osservanza degli insegnamenti e non su
devozioni sentimentali.
Ma i
popoli pagani, che aderivano, per fede, per paura o per convenienza, alla nuova
religione, non potevano certo dedicarsi alla lettura dei Vangeli (a parte
l’analfabetismo, siamo in un’epoca dove ogni comunità cristiana possiede solo
una piccola porzione del Nuovo Testamento) e preferivano seguire una
religiosità istintiva, che li portava addirittura a preferire il culto di
qualche divinità “materna” piuttosto che l’austera adorazione dell’Unico Dio.
Esistono
anche motivazioni psicologiche profonde, che rendono la figura materna più
protettiva e rassicurante di quella paterna.
Il Culto
della Madonna, sebbene contenga elementi sincretistici di varia
provenienza, deriva principalmente dal Culto di Iside.
E’
Iside che era definita la “Vergine”, come del resto molte altre madri di eroi
divini secondo i miti mediterranei.
Poiché
Iside rappresentava la Notte (nei miti pagani sono rappresentati anche eventi
astronomici), molte sue statue erano nere (come le tenebre appunto) e questo
spiega l’esistenza di “Madonne Nere”.
Tuttora
esistono più di 450 luoghi in cui si trovano Madonne Nere.
E’
stato appurato, da reperti, che moltissime Chiese Cattoliche sono sorte su
antichi templi di Iside, ad esempio la Chiesa di S. Stefano a Bologna, come
pure Notre Dame a Parigi.
Nei
secoli passati molte immagini e statue delle originali Madonne Nere sono
state distrutte o si trovano in collezioni private. Alcune sono state
restaurate e, spesso, sono diventate bianche (a volte sono state anche
riprodotte su marmo bianco), forse per cancellare la loro origine “pagana”!
La
Chiesa Cattolica, nei secoli, pur non avendo alcun conforto nei testi
evangelici, anzi in antitesi agli stessi Vangeli, è andata elaborando una “Teologia
Mariana” che ha concentrato sempre di più su Maria le mitologie pagane
sulle divinità femminili, materne, vergini.
Persino
le feste dedicate a Maria sono la trasformazione, anzi, per meglio dire, il
proseguimento, di antiche feste dedicate alle madonne pagane.
Fu il
Concilio di Efeso a introdurre ufficialmente nella Chiesa il mito pagano della
Dèa Madre che, fecondata da un Dio padre, fa nascere un essere semidivino.
Maria
fu proclamata “Madre di Dio” nel 431, ben oltre quattro secoli
dopo la predicazione di Gesù.
Non è
un caso che ciò sia avvenuto proprio ad Efeso, città che aveva un forte
attaccamento al culto di una Madonna (in questo caso si trattava di Artemide o
Diana).
Negli
Atti degli Apostoli si racconta che quando Paolo arrivò in questa città con il
proposito di fondare una comunità cristiana, incontrò una forte ostilità da
parte della folla, che l’accusava di minacciare la sopravvivenza del culto
della loro “Madonna”.
Le
grida “Grande è l’Artemide degli Efesini!” (Atti 19,28) mostravano la potenza
di un culto che indusse Paolo a lasciare la città.
Il
fatto è che, per i primi cristiani, era assolutamente impensabile la sola idea
di poter avere un culto di tipo “mariano”.
Chi
l’avrebbe detto che, dopo quattro secoli, i pagani non avrebbero più temuto che
il Cristianesimo entrasse in competizione con il mito della dèa madre? Anzi, al
contrario, i pagani sono riusciti ad introdurre i loro miti nel Cristianesimo.
Il
Culto dei Santi
I primi
cristiani avevano la più totale repulsione per ogni tipo di onore o devozione,
sia per le persone che per le statue o immagini, essendo rigidamente monoteisti
come gli ebrei.
Negli
Atti degli Apostoli, si racconta che Pietro rimproverò Cornelio perché si era
inginocchiato davanti a lui, con la frase: “Levati, anch’io sono uomo!” (Atti
10:25-26).
Non
appena il Cristianesimo iniziò a diffondersi in terre pagane, la prima e più
immediata esigenza dei nuovi convertiti fu di trovare un corrispettivo alle
divinità protettrici del politeismo.
La
Chiesa, da sempre intollerante solo quando si mette in discussione la sua
autorità, ma estremamente compiacente nell’assecondare ogni compromesso
spirituale pur di espandersi numericamente, ha pensato bene di istituire, prima
a livello ufficioso, poi come vero e proprio dogma, il Culto dei Santi.
In
realtà, per i primi cristiani il termine “Santo” era esteso a
tutti i credenti. Tutte le epistole di Paolo terminano con dei saluti e,
spesso, si leggono frasi del tipo “salutatemi tutti i santi che sono
nella tale città”, etc.
Tuttavia,
dopo circa un secolo dall’inizio dell’espansionismo cristiano, si cominciò
prima a parlare di “martiri” a proposito di coloro che erano
morti a causa di persecuzioni e, successivamente, di “Santi” per
designare coloro che erano riusciti a mettere in pratica in modo efficace tutta
la dottrina.
Entrambi,
martiri e santi, furono oggetto di culto in sostituzione della pluralità di dèi
che, a livello psicologico, non potevano trovare una adeguata sostituzione
nella semplice e austera adorazione dell’Unico Dio monoteista giudeo-cristiano.
Poiché
gli dèi pagani erano sempre protettori di qualche categoria di persone, si
pensò bene di attribuire ad ogni santo una particolare predisposizione nel
proteggere (o, meglio, patrocinare) persone, luoghi o eventi.
La
festa del Dio locale diventò la “Festa del Patrono”.
Anche
molti templi, dedicati agli dèi e alle dèe pagane, furono rinominati con nomi
di Santi simili ai nomi delle antiche divinità.
Cosicché,
ad esempio, molti templi di Giove divennero Chiese di San Giovenale (un Santo
che non esiste). Ci sono, poi, innumerevoli luoghi dedicati alle divinità
femminili, principalmente templi di Iside, che sono poi diventate Chiese
dedicate a Maria.
La Candelora
I
romani, per le calende di febbraio, illuminavano la città per tutta la notte
con fiaccole e candele, in onore della dea Februa, madre di Marte, dio della
guerra, e imploravano dal figlio la vittoria contro i nemici.
La
Chiesa Cattolica ha mantenuto la festa modificandone il significato,
dedicandola alla commemorazione del rito di “Purificazione di Maria” che,
come tutte le donne ebree, dopo aver partorito, si sottopose al prescritto
periodo di isolamento, una sorta di quarantena dettata da precauzioni
igienico/sanitarie, sia pure codificate sottoforma di pratica religiosa.
Il mese
di maggio e le rose
Secondo
la Chiesa Cattolica, è il “Mese della Madonna”. In realtà, il mese
di maggio era dedicato, dalla religione romana, alla Dèa Maia.
E
sempre a lei erano dedicate anche le rose.
San
Giovenale
Come
già detto in precedenza, questo Santo non è mai esistito.
Si
tratta solo di una denominazione vagamente “cristianizzata” con cui si
rinominavano i Templi di Giove trasformati in Chiese.
Fonte delle notizie storiche riportate: http://www.cristianesimo.it/
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