martedì 8 ottobre 2019

Il falso dato sul numero dei credenti cattolici in Italia. Istruzioni per sbattezzarsi


Fonte battesimale
Oltre al grande potere economico da Stato più ricco del mondo, la Chiesa di Roma millanta anche di avere un grande potere di orientamento politico e elettorale grazie ai suoi presunti “milioni” di “fedeli”.
Il trucco sta nel diffondere cifre tratte dai registri dei battezzati tenuti dalle parrocchie. Sono cifre chiaramente fantasiose, premeditatamente false.
Tale registro è il frutto di un semplice aggiornamento del dato in possesso del parroco alla data di rilevazione precedente, aumentato dei battesimi e diminuito dei funerali (vengono cancellati però solo coloro che hanno avuto un funerale ecclesiale, cioè in chiesa, rimangono iscritti quelli che, sia pur battezzati, non hanno voluto un funerale cattolico e non hanno usufruito dello sbattezzo né hanno mai comunicato il proprio allontanamento dalla Chiesa Cattolica).
Ed ecco che con questo criterio vengono diffuse delle cifre assurde ed evidentemente improbabili: secondo il Vaticano gli italiani “fedeli” al Cattolicesimo sarebbero ben il 98% della popolazione (inclusi gli infanti, i bambini, gli adolescenti ed i minorenni, che non sono ancora iscritti nelle liste elettorali e, quindi, ancora non votano).
Una cifra, come dicevo, improbabile, poiché secondo le ultime rilevazioni statistiche, in Italia, solo gli Atei sono 9 milioni, cioè più del 15% della popolazione italiana: e qui già dal presunto 98% scendiamo all’83%.
Poi ci sono i “fedeli” (residenti in Italia o italiani) di altre religioni, compresi quelli delle altre Chiese cristiane: ortodossi 1,3 milioni, protestanti 700.000, Ebrei 36.000, Mormoni 22.000, Testimoni di Geova 243.400, Musulmani 1,2 milioni, Buddisti 103.000, Induisti 108.000, Sikh 25.000, Animisti 45.000, movimenti neopagani 13.000. Per un totale di circa 3.800.000 persone, circa un altro 6.5% della popolazione, che fa scendere la percentuale al 76,5%.
Un’altra considerazione da fare è che nella percentuale fornita dal Vaticano sui battezzati sono compresi gli italiani ormai residenti all’estero, ma iscritti nei registri battesimali delle parrocchie (dato importante utilizzato per gonfiare quella famosa percentuale iniziale del 98%).
I cittadini italiani residenti all’estero (cioé che si sono trasferiti ed hanno cancellata la propria residenza dalle anagrafi italiane, quindi il dato è per difetto in quanto limitato a questi, essendo esclusi i numerosi residenti all’estero che hanno conservata anche la residenza in Italia) iscritti nell’elenco aggiornato al 31 dicembre 2007, previsto dall’art. 5 della citata legge 459/2001, sono 4.115.235, per un ulteriore 7%, che fa scendere la percentuale iniziale al 69,5%.
Tenendo conto che la popolazione italiana è intorno ai 60 milioni d’unità, secondo i dati forniti dalla Chiesa di Roma, scalati delle dovute correzioni, i credenti cattolici sarebbero 41.700.000.
Ora, tenendo presente una recente rilevazione tra coloro che si dichiarano religiosi, tra praticanti (cioé, quei talebani bigotti, facilmente condizionabili dal clero) e i non praticanti (cioé, che non frequentano la Chiesa e, quindi, difficilmente condizionabili nella dichiarazione di voto), i praticanti rappresentano una percentuale del 24,4%, cioé sono appena 10.174.800 (cifra ancora eccessiva, considerando che in essa sono compresi adolescenti, bambini e neonati con una percentuale intorno al 30% che fa scendere il numero dei probabili elettori orientabili dal Clero a poco più di 7 milioni) i talebani bigotti a cui la Chiesa può dichiararsi in grado di lavare il cervello.
Meno degli atei e meno del doppio dei “fedeli” di altre religioni.
Il millantare credenti in sovrannumero da parte della Chiesa papalina è dovuto al fatto che chi si allontana da essa non pensa a farsi sbattezzare (forse, nemmeno sa che può farlo), cioé a chiedere la cancellazione del suo nominativo dal registro parrocchiale dei battezzati.
E il Vaticano c’azzuppa!
Nino Caliendo

Come sbattezzarsi

Molti non lo sanno, ma da qualche anno in Italia esiste un modo per sbattezzarsi.
Per coloro che non si ritengono cattolici ma sono stati battezzati ecco alcune motivazioni per farlo tratte dal sito dell’UAAR:
·      per coerenza: se non si è più cattolici non v’è alcuna ragione per essere considerati ancora tali da chi non si ritiene più degni della propria stima;
·      per mandare un chiaro segnale a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica;
·   per una questione di democrazia: troppo spesso il clero cattolico, convinto di rivolgersi a tutta la popolazione della propria parrocchia, “invade” la vita altrui (pensiamo alle benedizioni pasquali o, più banalmente, al rumore prodotto dalle campane). Si crea così una sorta di “condizionamento ambientale” e si diffonde la convinzione che bisogna battezzare, cresimare, confessarsi e sposarsi in chiesa per non essere discriminati all’interno della propria comunità. Abbattere questo muro, rivendicando con orgoglio la propria identità di ateo o agnostico, è una battaglia essenziale per vivere in una società veramente libera e laica.
·      per la voglia di far crescere il numero degli sbattezzati, contrapponendolo alla rivendicazione cattolica di rappresentare il 96% della popolazione italiana;
·    perché si fa parte di gruppi “maltrattati” dalla Chiesa cattolica: gay, donne, conviventi, ricercatori progressisti…
·       per rivendicare la propria identità nei passaggi importanti della propria vita. Non essere più cattolici comporta l’esclusione dai sacramenti, l’esclusione dall’incarico di padrino per battesimo e cresima, la necessità di una licenza per l’ammissione al matrimonio (misto), la privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di ripensamento da parte dell’interessato. Significa quindi non dover sottostare alle richieste del proprio futuro coniuge di voler soddisfare la parentela con un rito in chiesa, non vedersi rifilare un’estrema unzione (magari mentre si è immobilizzati), e avere la relativa sicurezza che i propri eredi non effettueranno una cerimonia funebre in contrasto con i propri orientamenti.
·   per non essere considerati, dalla stessa legge italiana, «sudditi» delle gerarchie ecclesiastiche. Il Catechismo della Chiesa cattolica rammenta (nn. 1267 e 1269) che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa». Qualora non lo siano, le autorità ecclesiastiche sono giuridicamente autorizzate a “richiamare” pubblicamente il battezzato. Nel 1958 il vescovo di Prato definì «pubblici peccatori e concubini» una coppia di battezzati sposatasi civilmente. La coppia subì gravi danni economici, intentò una causa al vescovo e la perse: essendo ancora formalmente cattolici, continuavano infatti a essere sottoposti all’autorità ecclesiastica. Ogni prelato può dunque tranquillamente permettersi esternazioni denigratorie nei confronti dei battezzati: perché rischiare?
·       per un vantaggio economico: se si è battezzati e capita di dover lavorare, anche saltuariamente, in Paesi come la Germania o l’Austria, si finisce per essere tassati per la propria appartenenza alla Chiesa cattolica, e in modo assai salato (anche 60 euro al mese su uno stipendio di 2.000 euro, etc).
Ecco invece cosa occorre fare per sbattezzarsi:
·       Chi conosce la parrocchia presso la quale si è stati battezzati deve semplicemente scrivere una lettera al parroco con la quale si chiede che sia annotata la propria volontà di non far più parte della Chiesa cattolica. La lettera deve essere inviata per raccomandata a.r. allegando la fotocopia del documento d’identità. Non è necessario fornire alcuna motivazione. Qui trovate una lettera modello, scaricabile in formato *.RTF (e modificabile a piacimento secondo le proprie esigenze); ne è altresì disponibile una versione in formato *.PDF.
·      Se non si è subita né la prima comunione né la cresima, inoltre, si può provare a inviare alla parrocchia un modulo (*.RTF; *.PDF), recentemente sperimentato con successo, contenente la richiesta di prendere nota che non si è mai stati cattolici.
·    Se non si conosce la parrocchia, la prima strada è quella di fare una ricerca sul portale parrocchie.it: qualora vi fossero dubbi tra più parrocchie si può provare a chiedere un aiuto a soslaicita@uaar.it.
·      Qualora l’esito fosse infruttuoso bisogna inviare una richiesta al parroco dove è stata impartita la prima comunione (a partire dal 1984) o la cresima, chiedendogli di provvedere all’annotazione della richiesta sui documenti che attestano la somministrazione di questi sacramenti.
·      In alternativa, se ci si è sposati con il rito concordatario, si può anche inviare una richiesta alla parrocchia delle nozze, chiedendo di conoscere la parrocchia di battesimo.
·    Sbattezzarsi si concretizza nel giro di quindici giorni, termine di legge (anche se talvolta vanno oltre) entro cui le parrocchie sono tenute a rispondere con una lettera con cui confermano di aver annotato sull’atto di battesimo e/o sul registro dei battezzati quanto richiesto dallo ‘sbattezzando’. In mancanza di risposta da parte della parrocchia è possibile presentare ricorso al Garante per la protezione dei dati personali. Tutti i ricorsi presentati finora si sono conclusi con esito positivo.


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