Fonte battesimale |
Oltre al grande potere economico da Stato
più ricco del mondo, la Chiesa di Roma millanta anche di avere un grande potere
di orientamento politico e elettorale grazie ai suoi presunti “milioni” di
“fedeli”.
Il trucco sta nel diffondere cifre tratte
dai registri dei battezzati tenuti dalle parrocchie. Sono cifre chiaramente
fantasiose, premeditatamente false.
Tale registro è il frutto di un semplice
aggiornamento del dato in possesso del parroco alla data di rilevazione
precedente, aumentato dei battesimi e diminuito dei funerali (vengono
cancellati però solo coloro che hanno avuto un funerale ecclesiale, cioè in
chiesa, rimangono iscritti quelli che, sia pur battezzati, non hanno voluto un
funerale cattolico e non hanno usufruito dello sbattezzo né hanno mai
comunicato il proprio allontanamento dalla Chiesa Cattolica).
Ed ecco che con questo criterio vengono
diffuse delle cifre assurde ed evidentemente improbabili: secondo il Vaticano
gli italiani “fedeli” al Cattolicesimo sarebbero ben il 98% della popolazione
(inclusi gli infanti, i bambini, gli adolescenti ed i minorenni, che non sono
ancora iscritti nelle liste elettorali e, quindi, ancora non votano).
Una cifra, come dicevo, improbabile,
poiché secondo le ultime rilevazioni statistiche, in Italia, solo gli Atei sono
9 milioni, cioè più del 15% della popolazione italiana: e qui già dal presunto
98% scendiamo all’83%.
Poi ci sono i “fedeli” (residenti in
Italia o italiani) di altre religioni, compresi quelli delle altre Chiese
cristiane: ortodossi 1,3 milioni, protestanti 700.000, Ebrei 36.000, Mormoni
22.000, Testimoni di Geova 243.400, Musulmani 1,2 milioni, Buddisti 103.000,
Induisti 108.000, Sikh 25.000, Animisti 45.000, movimenti neopagani 13.000. Per
un totale di circa 3.800.000 persone, circa un altro 6.5% della popolazione,
che fa scendere la percentuale al 76,5%.
Un’altra considerazione da fare è che
nella percentuale fornita dal Vaticano sui battezzati sono compresi gli
italiani ormai residenti all’estero, ma iscritti nei registri battesimali delle
parrocchie (dato importante utilizzato per gonfiare quella famosa percentuale
iniziale del 98%).
I cittadini italiani residenti all’estero
(cioé che si sono trasferiti ed hanno cancellata la propria residenza dalle
anagrafi italiane, quindi il dato è per difetto in quanto limitato a questi,
essendo esclusi i numerosi residenti all’estero che hanno conservata anche la
residenza in Italia) iscritti nell’elenco aggiornato al 31 dicembre 2007,
previsto dall’art. 5 della citata legge 459/2001, sono 4.115.235, per un
ulteriore 7%, che fa scendere la percentuale iniziale al 69,5%.
Tenendo conto che la popolazione italiana
è intorno ai 60 milioni d’unità, secondo i dati forniti dalla Chiesa di Roma,
scalati delle dovute correzioni, i credenti cattolici sarebbero 41.700.000.
Ora, tenendo presente una recente
rilevazione tra coloro che si dichiarano religiosi, tra praticanti (cioé, quei
talebani bigotti, facilmente condizionabili dal clero) e i non praticanti
(cioé, che non frequentano la Chiesa e, quindi, difficilmente condizionabili
nella dichiarazione di voto), i praticanti rappresentano una percentuale del
24,4%, cioé sono appena 10.174.800 (cifra ancora eccessiva, considerando che in
essa sono compresi adolescenti, bambini e neonati con una percentuale intorno
al 30% che fa scendere il numero dei probabili elettori orientabili dal Clero a
poco più di 7 milioni) i talebani bigotti a cui la Chiesa può dichiararsi in
grado di lavare il cervello.
Meno degli atei e meno del doppio dei
“fedeli” di altre religioni.
Il millantare credenti in sovrannumero da
parte della Chiesa papalina è dovuto al fatto che chi si allontana da essa non
pensa a farsi sbattezzare (forse, nemmeno sa che può farlo), cioé a chiedere la
cancellazione del suo nominativo dal registro parrocchiale dei battezzati.
E il Vaticano c’azzuppa!
Nino Caliendo
Come sbattezzarsi
Molti non lo sanno, ma da qualche anno in
Italia esiste un modo per sbattezzarsi.
Per coloro che non si ritengono cattolici
ma sono stati battezzati ecco alcune motivazioni per
farlo tratte dal sito dell’UAAR:
· per coerenza: se
non si è più cattolici non v’è alcuna ragione per essere considerati ancora
tali da chi non si ritiene più degni della propria stima;
· per mandare un chiaro segnale a
tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica;
· per una questione di democrazia:
troppo spesso il clero cattolico, convinto di rivolgersi a tutta la popolazione
della propria parrocchia, “invade” la vita altrui (pensiamo alle benedizioni pasquali
o, più banalmente, al rumore prodotto dalle campane). Si crea così una sorta di
“condizionamento ambientale” e si diffonde la convinzione che bisogna
battezzare, cresimare, confessarsi e sposarsi in chiesa per non essere
discriminati all’interno della propria comunità. Abbattere questo muro,
rivendicando con orgoglio la propria identità di ateo o agnostico, è una
battaglia essenziale per vivere in una società veramente libera e laica.
· per la voglia di far crescere il numero
degli sbattezzati, contrapponendolo alla rivendicazione
cattolica di rappresentare il 96% della popolazione italiana;
· perché si fa parte di gruppi “maltrattati” dalla
Chiesa cattolica: gay, donne, conviventi, ricercatori progressisti…
· per rivendicare la propria identità nei
passaggi importanti della propria vita. Non essere più cattolici comporta
l’esclusione dai sacramenti, l’esclusione dall’incarico di padrino per
battesimo e cresima, la necessità di una licenza per l’ammissione al matrimonio
(misto), la privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di
ripensamento da parte dell’interessato. Significa quindi non dover sottostare
alle richieste del proprio futuro coniuge di voler soddisfare la parentela con
un rito in chiesa, non vedersi rifilare un’estrema unzione (magari mentre si è
immobilizzati), e avere la relativa sicurezza che i propri eredi non
effettueranno una cerimonia funebre in contrasto con i propri orientamenti.
· per non essere considerati, dalla stessa
legge italiana, «sudditi» delle gerarchie ecclesiastiche.
Il Catechismo della Chiesa cattolica rammenta (nn. 1267 e
1269) che il battesimo «incorpora
alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso
[…] perciò è chiamato […] a essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della
Chiesa». Qualora non lo siano, le autorità ecclesiastiche sono
giuridicamente autorizzate a “richiamare” pubblicamente il battezzato. Nel 1958
il vescovo di Prato definì «pubblici peccatori e concubini» una coppia di
battezzati sposatasi civilmente. La coppia subì gravi danni economici, intentò
una causa al vescovo e la perse:
essendo ancora formalmente cattolici, continuavano infatti a essere sottoposti
all’autorità ecclesiastica. Ogni prelato può dunque tranquillamente permettersi
esternazioni denigratorie nei confronti dei battezzati: perché rischiare?
· per un vantaggio economico: se si
è battezzati e capita di dover lavorare, anche saltuariamente, in Paesi come la
Germania o l’Austria, si finisce per essere tassati per la propria appartenenza
alla Chiesa cattolica, e in modo assai salato (anche 60 euro al mese su uno stipendio
di 2.000 euro, etc).
Ecco invece cosa occorre fare per
sbattezzarsi:
· Chi conosce la parrocchia presso la quale
si è stati battezzati deve semplicemente scrivere una lettera al parroco con la
quale si chiede che sia annotata la propria volontà di non far più parte della
Chiesa cattolica. La lettera deve essere inviata per raccomandata a.r. allegando la
fotocopia del documento d’identità. Non è necessario fornire alcuna
motivazione. Qui trovate una lettera modello, scaricabile in formato *.RTF
(e modificabile a piacimento secondo le proprie esigenze); ne è altresì
disponibile una versione in formato *.PDF.
· Se non si è subita né la prima comunione
né la cresima, inoltre, si può provare a inviare alla parrocchia un modulo (*.RTF; *.PDF), recentemente sperimentato con successo,
contenente la richiesta di prendere nota che non si è mai stati cattolici.
· Se non si conosce la parrocchia, la prima
strada è quella di fare una ricerca sul portale parrocchie.it: qualora vi fossero dubbi tra più parrocchie si può provare a
chiedere un aiuto a soslaicita@uaar.it.
· Qualora l’esito fosse infruttuoso bisogna
inviare una richiesta al parroco dove è stata impartita la prima comunione (a partire dal 1984) o la cresima, chiedendogli di provvedere
all’annotazione della richiesta sui documenti che attestano la somministrazione
di questi sacramenti.
· In alternativa, se ci si è sposati con il
rito concordatario, si può anche inviare una richiesta alla parrocchia delle
nozze, chiedendo di conoscere la parrocchia di battesimo.
· Sbattezzarsi si concretizza nel giro di
quindici giorni, termine di legge (anche se talvolta vanno oltre) entro cui le
parrocchie sono tenute a rispondere con una lettera con cui confermano di aver
annotato sull’atto di battesimo e/o sul registro dei battezzati quanto
richiesto dallo ‘sbattezzando’. In mancanza di risposta da parte della
parrocchia è possibile presentare ricorso al Garante per la protezione dei dati
personali. Tutti i ricorsi presentati finora si sono conclusi con esito
positivo.
Fonte: Il
Blog di Alessio
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