venerdì 9 gennaio 2015

La strage di Parigi, la potente loggia Hathor Pentalpha e i legami con Isis

Scopo principale del connubio Hathor Pental-pha e Isis?
La globalizzazione violenta, a mano armata. Un progetto criminale, deviato, spietato, coltivato e attuato da criminali.
Hathor è il nome meno conosciuto  della divinità egizia Iside (ovvero Isis).
Attorno a costoro, una corte di politici, capi di Stato, economisti, giornalisti, oltre che americani, anche italiani.ed europei, da Antonio Martino e Marcello Pera a Josè Maria Aznar e Nicolas Sarkozy. 
La Hathor Pentalpha è una Ur-Lodge eretica e incontrollabile, punto nevralgico e occulto di una strategia del terrore senza patria e senza confini.
Tutti a ripetere la canzoncina bugiarda del neoliberismo: lo Stato non conta più, è roba vecchia, a regolare il mondo basta e avanza il “libero mercato”.
Peccato che il paradiso golpista dell’élite non possa prescindere dallo Stato, l’ingombrante monopolista della moneta e delle tasse. Lo Stato va quindi conquistato, occupato “militarmente”per via elettorale manovrata ad hoc in barba alla Costituzione. Deve capitolare, rinnegare la sua funzione storica, servire le multinazionali e non più i cittadini, che devono semplicemente ridiventare sudditi, pagare sempre più tasse, veder sparire i diritti conquistati in due secoli, elemosinare un lavoro precario e sottopagato.
Le menti del commissariamento mondiale si nascondono dietro vari nomi: oligarchia, impero, tecnocrati, destra economica, finanza, banche, neo-capitalismo. Ma lo scopo finale è sempre lo stesso: depauperizzare le masse e sottometterle ai loro voleri.
Siamo in presenza di una cinica operazione di manipolazione su larghissima scala, così raffinata e precisa da obnubilare la capacità di discernimento di gran parte della pubblica opinione
L’arma principale che usano? Il terrorismo per zittire i ribelli e la guerra di religione per provocare lo scontro di civiltà e  fa re così il gioco dell’alta finanza.
L’Islam non c’entra nulla con gli attentati parigini di oggi così come non c’entrava nulla con l’attacco alle Torri Gemelle di ieri, trattandosi in realtà di stragi orchestrate da uomini che strumentalizzano il cielo delle religioni per comandare in terra.
Negli articoli che seguono si fa il nome di Jeb Bush, all'anagrafe John Ellis Bush (Midland11 febbraio 1953), il quale è  un politico statunitenseRepubblicano, ha occupato la carica di 43º governatore della Florida sino al 2007.
Jeb è un esponente della famiglia Bush: è infatti figlio del 41° presidente degli Stati Uniti George Herbert Walker Bush e fratello minore del 43°George W. Bush.
Speciale/Inchiesta di Nino Caliendo

Hathor-Isis, il clan occulto del terrore e la strage di Parigi

Il 16 dicembre del 2014, sulla scia di alcuni attentati appena avvenuti in Pakistan ed Australia, avevo scritto un pezzo dal titolo “Esiste un nesso fra la discesa in campo di Jeb Bush e l’aggravarsi della recrudescenza terroristica di matrice talebana?”. All’interno dell’articolo in questione, frutto di una attenta meditazione di alcuni preziosi spunti contenuti nel libro “Massoni” scritto da Gioele Magaldi, delineavo uno spaccato in grado di evidenziare il palese nesso di causalità che lega il rinnovato protagonismo della famiglia Bush in politica con l’improvviso riesplodere su scala planetaria del terrorismo islamico. Il califfo dell’Isis Abu Bakr Al Baghdadi, perfettamente calatosi nei panni di un nuovo Bin Laden, risulta infatti affiliato presso la Ur-Lodge Hathor Pentalpha, officina del sangue e della vendetta fondata da Bush padre in compagnia di personaggi del calibro di Dick Cheney, Don Rumsfeld, Bill Kristol, Sam Huntington, Tony Blair, Paul Wolfowitz e molti altri ancora. Una superloggia, cresciuta negli anni come una mala-pianta, che annovera al proprio interno pure ex capi di Stato europei come Josè Maria Aznar e Nicolas Sarkozy.
Anche gli italiani Antonio Martino e Marcello Pera sono organici alla Hathor Pentalpha, mentre a Silvio Berlusconi, pur formalmente proposto nel 2003 da George W. Bush in persona, non è mai stato concesso di accedere direttamente ai lavori di questo perverso quanto elitario consesso (“Massoni”, pag. 537). La Hathor Pentalpha è una Ur-Lodge eretica e incontrollabile, punto nevralgico e occulto di una strategia del terrore senza patria e senza confini. A chi serve una escalation criminale e sanguinaria presuntivamente ispirata da una fanatica interpretazione dell’insegnamento del profeta Maometto? Serve a tutti quelli che hanno bisogno di alcune pezze d’appoggio indispensabili per pianificare e giustificare la prosecuzione di quello “scontro di civiltà” teorizzato non a caso da un gruppo di intellettuali che orbitano intorno al think-tank Pnac, schermo paramassonico etero-diretto dagli iniziati della Hathor Pentalpha. L’Islam non c’entra nulla con gli attentati parigini di oggi così come non c’entrava nulla con l’attacco alle Torri Gemelle di ieri, trattandosi in realtà di stragi orchestrate da uomini che strumentalizzano il cielo per comandare in terra.
Se così non fosse, come spiegare altrimenti la presenza all’interno della superloggia Hathor Pentalpha di personaggi formalmente espressione di differenti declinazioni dell’Islam politico, come il sultano dell’Oman, quello del Bahrein, o come i principi regnanti dell’Arabia Saudita? Siamo quindi in presenza di una cinica operazione di manipolazione su larghissima scala, così raffinata e precisa da obnubilare la capacità di discernimento non solo della gran parte della pubblica opinione, ma anche di molti aspiranti intellettuali alla Ernesto Galli della Loggia, protagonista odierno di uno sgangherato editoriale uscito sul “Corriere della Sera” che di buono conserva solo il titolo (“L’undici settembre europeo”). L’ignobile attacco costato la vita ai giornalisti e ai vignettisti di “Charlie Hebdo” ricorda davvero i fatti dell’undici settembre; ma non perché, come crede nella sua beata innocenza Galli della Loggia, l’eccidio di ieri testimonia la mai sopita furia di gruppi appartenenti alla galassia del fanatismo islamico (buonanotte, Ernesto!); quanto perché, al contrario, sia i tragici fatti del 2001 che quelli appena accaduti sembrano portare in controluce i segni della stessa identica superloggia, quella dedicata alla divinità egizia Hathor, altrimenti detta Iside (ovvero Isis).
La domanda giusta a questo punto è un’altra: perché colpire la Francia? Forse per consentire a Marine Le Pen di vincere le prossime elezioni presidenziali cavalcando con sapienza i crescenti e comprensibili sentimenti di ostilità nei confronti del diverso? Esistono politici francesi, oltre Sarkozy, certamente organici alla Hathor Pentalpha? Forse, provando a trovare risposte a simili interrogativi sarà possibile rendere giustizia alle povere vittime di un attacco barbarico e riprovevole che ripugna le coscienze dei giusti. (Nb: Aver citato alcuni personaggi, italiani o stranieri, come appartenenti ad una determinata Ur-Lodge – nel caso di specie, la Hathor Pentalpha – non rende costoro automaticamente responsabili di eventuali atti o strategie efferate compiute da singoli individui o gruppi affiliati alla medesima superloggia. Punto quest’ultimo peraltro chiarito a più riprese nelle pagine del libro “Massoni”).

Francesco Maria Toscano, “L’eccidio parigino e l’ombra lunga della Ur-Lodge Hathor Pentalpha”, dal blog “Il Moralista” dell’8 gennaio 2015

Articoli collegati


Renzi, Berlusconi, Napolitano e la super-massoneria nel libro choc di Magaldi


La massoneria? È dappertutto. Ma non le semplici logge che tutti conosciamo e che, par di capire, svolgono un ruolo marginale e minoritario. A far girare il mondo ci pensano le esclusive e potentissime Ur-Lodges.
Parola di Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico, diramazione massonica “progressista” sorta in polemica con il Grande Oriente d’Italia, e ora uscito in libreria con un dirompente Massoni (Chiarelettere), i cui contenuti sono stati rivelati da affaritaliani.it e dall’edizione del Fatto quotidiano oggi in edicola.
La tesi di Magaldi – che parla, a suo dire, per conoscenza diretta e dopo aver visto documenti segretissimi che però non cita – è che il mondo sarebbe controllato da 36 super-logge.
Alcune sono neoaristocratiche e vorrebbero restaurare il potere degli oligarchi, altre sono progressiste, fedeli al motto “Liberté Égalité Fraternité”. Tra le prime, Magaldi cita la Edmund Burke, la Compass Star-Rose, la Leviathan la Three Eyes, la White Eagle, la Hathor Pentalpha. La più importante super-loggia progressista sarebbe invece la Thomas Paine. A quest’ultima appartiene lo stesso autore del libro, che parteggia per lo schieramento democratico in questo conflitto quasi cosmico fra bene e male.
Ovviamente la storia letta alla luce delle rivelazioni di Magaldi è interamente spiegabile in chiave massonica: il fascismo, il comunismo, Al Qaeda, l’Isis, tutto è manovrato, tutto è pilotato. Il califfoAl-Baghdadi, per esempio, è stato catturato a suo tempo dagli Usa, ma l’hanno poi liberato dopo che è diventato massone.
Fra i “massoni di Magaldi” figurano Napolitano, Draghi, Berlusconi, Hollande, Merkel, Putin, Gandhi, Papa Giovanni XXIII, Mozart, Mazzini, Garibaldi, Obama, Chaplin, Lagarde, Blair, Padoan, Roosevelt e tantissimi altri.
Ne viene fuori che Silvio Berlusconi è “un attento cultore di astrologia, uno studioso di esoterismo egizio,  un frequentatore del milieu massonico internazionale con strette relazioni negli ambienti latomistici angloamericani più conservatori”.
Anche Napolitano e Draghi, secondo quanto riportato nel libro, sarebbero legati ai medesimi giri di potere super-esclusivo, mentre Renzi sarebbe “un aspirante massone elitario” al quale “ancor non è stato accordato l’accesso a una almeno delle superlogge sovranazionali”.
E il celebre editoriale del direttore del Corriere della Sera De Bortoli su Renzi e lo “stantio odore della massoneria” dietro al patto del Nazareno sarebbe inquadrabile come un avvertimento giunto dalle Ur-Lodges.
Un quadro apocalittico, in cui al solito tracce interessanti e piste verosimili si mescolano a panorami parodistici alla Dan Brown. Del resto perché un membro delle più potenti, esclusive e riservate logge della storia dovrebbe riversare informazioni acquisite in anni di frequentazioni occulte in un libro liberamente acquistabile in libreria? Forse c’è solo molta esagerazione. O forse il libro che svela il Grande Piano fa a a sua volta parte del Grande Piano.
 Adriano Scianca

Charlie Hebdo: lo scontro di civiltà fa il gioco dell’alta finanza”


L’attentato a Charlie Hebdo? Per il filosofo Diego Fusaro si tratta di un “fatto osceno” che ci porta “in un’epoca di neofeudalesimo”. Ma attenzione: “Il vero islam non è questo, lo scontro di civiltà fa il gioco dell’alta finanza”.
Fusaro, ha visto le terribili immagini della Francia? Cosa ne pensa?
«Bisogna ovviamente vedere gli sviluppi e i retroscena, però mi sembra davvero che stiamo entrando in un’epoca di neofeudalesimo. C’è una regressione della libertà anche nella magnificata Europa. Ma al di là di tutto questo, ovviamente ciò che è successo è un fatto osceno. Io sono per ogni libertà di satira e di espressione».
Ora nell’opinione pubblica occidentale riprenderà quota la tesi dello scontro di civiltà. È il modo giusto di affrontare questi avvenimenti?
«No, anzi, proprio ora bisogna ribadire che l’islam non è questo e che il cristianesimo non sono le crociate».
Ma allora come se ne esce?
«Se ne esce con l’islam che condanna fatti come questi. Ricordiamoci che lo scontro di civiltà fa il gioco dell’alta finanza».
A proposito di alta finanza: cambiamo argomento e parliamo di Tsipras. I sondaggi lo danno in testa e lui si affretta a rassicurare l’Europa sul fatto che non vuole uscire dall’Euro. Che sinistra è questa?
«È la sinistra del capitale, che ha tradito i lavoratori e i popoli. Tsipras è la sinistra del gruppo Bilderberg. Con una sinistra così non c’è più bisogno della destra».
E le sue rassicurazioni all’Ue?
«Voler riformate l’Ue senza toccare l’Euro, come dice Tsipras, è come voler riformare il nazismo senza toccare i lager o riformare lo stalinismo senza toccare i gulag».
Nei giorni scorsi si è parlato di un via libera tedesco a una eventuale uscita dalla Grecia dall’Euro…
«Sarà stata una boutade. La Grecia non può uscire dall’Euro e non perché sia così importante da un punto di vista finanziario, ma perché se esce Atene tutti gli altri diranno: se escono loro lo facciamo anche noi».
Adriano Scianca

domenica 14 dicembre 2014

Pagate le tasse? La mafia ringrazia

Pagate le tasse senza discutere! Sono per la mafia e per la partitocrazia! Ormai è sotto gli occhi di tutti: le tasse che paghiamo vanno in mano ai ladri della politica, delle istituzioni, della burocrazia, delle mafie, che le usano soprattutto per arricchirsi, senza curarsi di spenderle bene e utilmente, nell’interesse collettivo. A Roma era così già 50 anni fa. E’ la costante nazionale, il carattere essenziale e immutabile dello Stato italiano. Rubare è lo scopo per cui si fa politica, e il mezzo con cui si fapolitica, è il criterio con cui si fa carriera in politica e nell’apparato pubblico e partecipato. In questo quadro, i divieti all’uso del contante, l’imposizione di tenere i soldi in banca e di rendersi completamente tracciabili, col fisco che ti fa i conti in tasca e ti manda la dichiarazione dei redditi a casa, come se l’evasione fiscale dipendesse dall’uso del contante nelle transazioni spicciole, è un modo per consentire alla casta di saccheggiare direttamente e senza difese il cittadino, e per le banche di lucrare su ogni transazione, cumulativamente: 100 pagamenti di 100 euro l’uno, a 1,5 euro di commissioni, fanno guadagnare alla banca 150 euro, se fatti con la carta di credito, e zero, se fatti per contanti.
Il principio della rappresentanza democratica parlamentare è clamorosamente e definitivamente fallito sia perché il paese non ha più autonomia politica nelle cose che contano, sia perché i rappresentanti rappresentano le segreterie affaristiche che linominano, e vanno contro gli interessi dei rappresentati. Fino agli anni ’80 questo sistema di potere si notava meno, faceva danni sopportabili e compatibili con un certo sviluppo del paese, con un certo benessere, garantito da una spirale costruttiva di investimenti e consumi, grazie al fatto che allora la banca centrale e i vincoli di portafoglio delle banche ordinarie garantivano il finanziamento del debito pubblico a tassi sostenibili escludendo il rischio di default. E grazie al fatto che le banche ordinarie si dedicavano all’economia reale anziché alle speculazioni finanziarie e alle truffe ai risparmiatori. E grazie al cambio flessibile.
Oggi gli uomini della buro-partitocrazia sono tutti in pasta, trasversalmente, tra loro e con la mafia. Sono tutti nella criminalità organizzata. Quelli che non lo sono direttamente e attivamente, lo sono comunque, perché consapevolmente e volontariamente fanno parte di quel mondo. Quindi sono corresponsabili. Non ci sono onesti, solo finti tonti. Questo sistema ovviamente non si lascia cambiare dal suo interno, perché occupa i canali elettorali, mediatici, istituzionali, e in buona parte anche quelli giudiziari (molti arrestati di oggi sono assolti di ieri); e l’“esterno”, cioè l’“Europa”, la Germania, trae profitto epotere economici proprio da questa situazione. E’ quindi chiaro che questa gente, questa casta, questa cupola nazionale non la si abbatterà mai con le leggi, i tribunali, l’indignazione popolare, anzi continuerà a tramandare il sistema alle nuove leve. Non la si potrà mai abbattere con strumenti interni all’ordinamento dello Stato, che essa occupa. La potrebbero fermare solo mezzi rivoluzionari, solo la ghigliottina. Oppure un padrone straniero che la sostituisca e prenda direttamente in mano la gestione amministrativa del paese – ovviamente nel suo proprio interesse.
I leader carismatici proposti al pubblico possono essere “puliti” di faccia, ma gli apparati dei loro partiti sono tutto un cupolone, funzionano in quel modo, quindi nessun governo potrà cambiare questo sistema. Con le loro migliaia di società partecipate e di Onlus mai contabilmente controllate che ricevono e spartiscono i miliardi del business dell’accoglienza. Renzi, che invoca giustizia e promette pulizia, finge di non conoscere che cosa sono gli apparati dei partiti e di non sapere che, se si mettesse di traverso, semplicemente verrebbe sostituito. E infatti le principali componenti della partitocrazia, superando l’ipocrita distinzione maggioranza-opposizione, si accordano tra loro sulle riforme del sistema elettorale e del Senato, riforme concepite per proteggere e rafforzare il sistema stesso. E così alla Camera resta il sistema dei nominati: possono divenire deputati solo i graditi dei segretari dei partiti. La riforma del Senato mette quest’ultimo ancora di più nelle mani dei segretari, i quali vi collocheranno nominati regionali e comunali – cioè elementi presi dagli ambiti più ladreschi dell’apparato – dotandoli così di ciò che resta dell’immunità parlamentare.
Intanto, il governo ha allontanato il commissario alla spending review, Cottarelli, che aveva ardito raccomandare la soppressione di 6.000 società partecipate mangiasoldi, una indispensabile greppia di consenso per la partitocrazia. Le condizioni degli italiani – tassazione, recessione, disoccupazione – continueranno perciò a peggiorare e peggiorare e peggiorare, finché questi non insorgeranno con le armi e non faranno fuori materialmente la casta parassita e criminale, o quella parte di essa che non riuscirà a fuggire all’estero. Ma non lo faranno mai: in parte emigrano, in maggioranza restano a subire o a raccontarsi le favole, aspettando il padrone straniero, e di vendersi a lui. Dopotutto, è questa la storica tradizione del Belpaese.
Marco Della Luna, “Le tasse ai ladri e alla mafia”, dal blog di Della Luna dell’8 dicembre 2014

martedì 25 novembre 2014

Cappellani militari e insegnanti di religione: gli sprechi dello Stato e gli sfruttatori vaticani

Premettiamo una cosa nel contesto basilare: i cattolici praticanti in Italia sono poco più di 7 milioni e non il 98% della popolazione, come invece dichiara il clero conteggiando, in malafede, tutti gli iscritti nei registri parrocchiali dei battezzati. Questo dato si può approfondire leggendo l’articolo “Il falso dato sul numero dei credenti cattolici in Italia. Istruzioni per sbattezzarsi” reperibile al link: http://elnino.blog.tiscali.it/2011/08/22/il-falso-dato-sul-numero-dei-credenti-cattolici-in-italia-istruzioni-per-sbattezzarsi/
Il dato qui sopra premesso è fondamentale per capire l’origine e la forza dello sfruttamento vaticano nelle esorbitanti spese per cappellani militari e insegnanti di religione (oltre altre pretese economiche di vario genere), basato sulla falsa dichiarazione del numero dei fedeli cattolici che rappresenterebbero il 98% degli italiani. La pretenziosa e saccente forza vaticana alla base è il ricatto della capacità presunta di orientare il voto, terrorizzando i partiti della pagnotta e delle poltrone.
Un’altra chiarificazione doverosa è che la maschera del Concordato nel caso di Cappellani militari e insegnanti di religione non ha alcun fondamento, non essendo cvostoro da esso regolamentati né nemmeno nominati.
Ma quanto costa in totale, annualmente, allo Stato italiano la cura spirituale dei militari? Quasi 17 milioni di euro. Questa cifra comprende gli stipendi, le pensioni e il mantenimento degli uffici (solo questi ultimi pesano 2 milioni di euro l’anno).
I cappellani in attività sono 134 e i loro stipendi, equiparati a quelli dei generali, ammontano a 6 milioni e 300 mila euro. 
L’importo annuo lordo del trattamento pensionistico ordinario dei cappellani dovrebbe ammontare a circa 43 mila euro lordi (il “dovrebbe” è dovuto al fatto che su queste cifre al Ministero della Difesa sul questo genere di cifre si mantiene il più stretto riserbo). Considerando che i cappellani che sono andati in pensione negli ultimi 20 anni sono 156, l’importo complessivo è di 6 milioni e 700mila euro.
Ma c’è di più: i cappellani non solo ricevono gli stipendi dallo Stato italiano, ma possono maturare la pensione (sempre elargita dallo Stato italiano) in anticipo rispetto agli altri lavoratori dipendenti e rispetto ai militari di pari grado e non mancano nemmeno casi di baby-pensionati.
Il prelato, infatti, che porta a casa la stessa busta paga di un generale di brigata in congedo, ha diritto a una pensione fino a 4 mila euro al mese. Questo nonostante abbia scandalosamente prestato servizio per soli 3 anni. Per approfondimenti, vi consiglio di consultare il link: http://www.lanotiziagiornale.it/cappellani-a-peso-doro-costano-come-i-generali/
E passiamo ai professori di religione.
Nell'anno scolastico 2009/10, in Italia vi erano 26.326 insegnanti di religione, con un aumento del 4% (nonostante il calo del numero di alunni e, di conseguenza, di aule) rispetto a quelli dell'anno scolastico 2008/9. Quelli di ruolo erano 12.446 e i precari con incarico annuale 13.880.
Gli insegnanti di religione, al pari di tutti gli altri insegnanti, sono retribuiti dal MIUR (Ministero Istruzione, Università e Ricerca). Il costo annuo a carico dello Stato per la loro retribuzione, nel solo 2008, è stato di ben 800 milioni di euro, pari a circa il 2% della spesa complessiva della scuola italiana, che è di circa 42,5 miliardi).
Altra informazione poco diffusa dai media è che, prima del concorso per l'immissione in ruolo del 2004, la totalità dei docenti di religione veniva nominata su segnalazione della curia diocesana al dirigente scolastico, che normalmente confermava la nomina. Il contratto era annuale e non esisteva uno statuto giuridico di ruolo, al contrario dei docenti delle altre materie.
La legge 186 del 18 luglio 2003, tanto per fare un ulteriore favore alla mafia vaticana, ha previsto l'entrata in ruolo, previo concorso abilitativo, di circa quindicimila insegnanti (sui circa venticinquemila complessivi), a copertura del 70% delle ore di insegnamento, rendendo il docente "organicamente inserito nei ruoli della scuola e non più soggetto ai caroselli degli incarichi annuali" (affermazione del ministro Giuseppe Fioroni, 6 marzo 2007).
La nomina del restante 30% è lasciata alla discrezione della Curia diocesana e alla conferma del dirigente scolastico.
L'autorità diocesana si riserva, comunque, di revocare l'idoneità dell'insegnante vincitore del concorso per alcuni gravi motivi (leggi: minacce e ricatto), come incapacità didattica o pedagogica, e/o condotta morale non coerente con l'insegnamento.
In totale, cappellani militari e insegnanti di religione, facendo un po’ di conti, costano agli italiani (cattolici e non) attorno ai 18 milioni di euro annui, pari a una somma intorno ai 35.000 miliardi delle vecchie lire. Una somma astronomica che, se dirottata diversamente, salverebbe stato sociale, pensioni, sanità, istruzione etc etc.
Altra assurdità lampantemente anticostituzionale è che, pur dichiarando per legge facoltativa la partecipazione dell’alunno alle lezioni di religione, gli studenti che vi partecipano hanno diritto a crediti formativi da far valere agli esami di maturità.
Ad onor del vero, gli alunni che non frequentano l’ora di religione potrebbero frequentare, all’interno della stessa scuola, attività alternative organizzate per mettere insieme crediti formativi per la maturità. Questo però, demagogicamente, solo sulla carta, visto i sensibili tagli dei fondi destinati all’istruzione, ormai ridotti talmente al lumicino da non consentire nemmeno l’acquisto della carte per la fotocopiatrice.
A questo punto, urge la risposta alle domande: “L’Italia è uno Stato laico e libero?” e, inoltre, “Gli italiani hanno diritto al reinvestimento dei loro esborsi fiscali in attività atte a migliorargli la qualità della vita, lasciando ai fedeli (e solo ai fedeli) delle varie religioni il sostentamento del proprio clero?”
Le invasioni di convenienza bigotta nel nostro Stato laico non possono più essere ammesse, soprattutto in periodo di crisi profonda, dove i preti si abbuffano e i cittadini sono ridotti allo stremo, in salute e per fame.
Nino Caliendo
Approfondimenti, dati e notizie da:
1.     Wikipedia Encyclopedia
7.     D.M. 42/2005, D.M. 37/2006 e D.M. 61/2007
12.  Articolo su Repubblica del 27 agosto 2008.
21.  Scelto dal 9,7% degli interessati, secondo la CEI
22.  Scelto dal 18,8% degli interessati, secondo la CEI
23.  Scelto dal 24% degli interessati, secondo la CEI
24.  Scelto dal 47,5% degli interessati, secondo la CEI
25.  Scelte possibili, UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. URL consultato il 6 luglio 2010.
26.  Indice delle pronunce della Corte Costituzionale. URL consultato il 17 ottobre 2010.
27.  DA QUANTI STUDENTI È FREQUENTATA?, UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. URL consultato il 6 luglio 2010.
33.  Legge n. 121 del 25 marzo 1985, Art. 9.2
34.  CM n.9/91e D.P.R. n.175 del 20/08/2012 punto 2.1.a
35.  Circolare Ministeriale n. 18 del 4 luglio 2013
36.  c.m. 368 del 1985
37.  Sentenza della sesta sezione del Consiglio di Stato, n. 2749/2010
38.  Circolare ministeriale 129
39.  Circolare ministeriale 129/86 e 130/86
40.  Circolare ministeriale 130
41.  Ordinanza ministeriale n° 13 dell'anno scolastico 2012-2013, art. 8.14
42.  Tali attività sono valutabili ai fini del punteggio, in base alla nota 6 alla tabella di valutazione allegata al D.M. n. 131 del 13.6.2007, consultabile a questa pagina
43.  Le organizzazioni di insegnanti sostengono che tali attività devono essere valutate anche all'interno delle Graduatorie ad esaurimento, in quanto il reclutamento del docente avviene, così come per tutte le altre attività di supplenza, secondo la relativa graduatoria e quindi secondo il principio del “merito”. Vedi Orizzonte Scuola
44.  Sentenze del Tar Lazio n. 33433 (15 novembre 2010) e n.924 (1º febbraio 2011)
45.  DPR 122/09 che riconosce al docente lo stesso ruolo degli altri docenti
46.  Vedi tabella riassuntiva a cura di Pisci Alberto dell'Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiosedal sito delle elledici.
47.  V. in particolare L'Espresso del 10 settembre 1989, dove scrive: "Perché i ragazzi debbono sapere tutto degli dei di Omero e pochissimo di Mosè? Perché debbono conoscere la Divina Commedia e non il Cantico dei Cantici (anche perché senza Salomone non si capisce Dante)?"
49.  Maria Bonafede, Ora islamica? Meglio una scuola laica e pluralista, chiesavaldese.org. URL consultato il 7 luglio 2010.
50.  COME VENGONO SCELTI GLI INSEGNANTI DI RELIGIONE?, UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. URL consultato il 6 luglio 2010.
51.  Progetto ora alternativa, UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. URL consultato il 6 luglio 2010.
52.  V. Saverio Santamaita, Storia della Scuola, Milano 1999, p. 48.
54.  Salvo Intravaia, In un anno 4% di insegnanti in meno, ma i prof di religione sono ancora in crescita in la Repubblica, 02 luglio 2010. URL consultato il 13 luglio 2010.
55.  Il "taglione" del Governo cancella 40.000 cattedre, salvi solo i prof di religione in La Tecnica della Scuola, 06 luglio 2010. URL consultato il 3 dicembre 2010.
56.  Insegnamento della religione cattolica sul sito http://www.chiesacattolica.it, sezione "Educazione, Scuola e Ricerca"
59.  Ora di Religione, dell'UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
62.  Testo della legge 18 luglio 2003, n. 186, relativa al concorso per l'immissione in ruolo
63.  Annuario della CEI circa l'IRC relativo al 2008/2009

domenica 2 novembre 2014

Massacro sociale: i nazisti erano meno subdoli

Quattro milioni e 68.250 persone, in Italia, costrette a chiedere aiuto per mangiare nel 2013, con un aumento del 10% cento sull’anno precedente. Lo ha calcolato la Coldiretti, sulla base della relazione che riguarda il “Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti” realizzato dall’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, in riferimento ai dati Istat sulle famiglie senza redditi da lavoro. Numero approssimato per difetto: tiene conto soltanto di chi ha chiesto aiuto attraverso canali più o meno ufficiali, trascurando chi si è rivolto a famiglie, genitori e amici. «Se mettessimo in fila quelle persone, dando a ciascuna soltanto mezzo metro di spazio, si formerebbe una fila che parte da Reggio Calabria e finisce a Bruxelles», scrive “Come Don Chisciotte”. Bruxelles, cioè la città «in cui ha sede il meccanismo di dominazione tirannica basato sullo smantellamento delle istituzioni democratiche e sull’impoverimento generalizzato che si definisce Unione Europea».
«Facciamo ora uno sforzo più grande, e immaginiamo di prendere non solo gli italiani che grazie ai destini magnifici e progressivi dell’Europa reale hanno dovuto calpestare la propria dignità per avere un piatto di minestra, ma quelli di tutti i paesi che aderiscono all’Ue, ridotti in miseria dalla moneta unica. A quel punto – continua il blog – il continente che un tempo possedeva il più avanzato e inclusivo sistema di welfare, e per questo era universalmente stimato e rispettato come quello in cui la sua civiltà millenaria si esprimeva al livello più alto, si vedrebbe attraversato in ogni direzione da file di diseredati, lunghe migliaia e migliaia di chilometri». Se i progetti grandiosi della Ue, come i cosiddetti corridoi ferroviari trans-europei ad alta velocità che avrebbero dovuto attraversare il continente sono rimasti in gran parte sulla sulla carta, in compenso «l’Europa reale ha realizzato file ancora più lunghe di poveri, disoccupati e affamati». Statistica: «Solo la più sanguinosa delle guerre, quella combattuta dal 1939 al 1945, è stata capace di produrre qualcosa di simile. Malgrado le armi convenzionali non siano finora entrate in gioco, le conseguenze della moneta unica sono di entità simile a quelle proprie di un evento bellico di tale portata».
Come ormai sostengono diverse fonti autorevoli, negli Stati che dovrebbero essere affratellati dai trattati di unione si sta effettivamente combattendo una guerra, anche se non con i mezzi corazzati, ma con gli strumenti della finanza. «Che sono forse più micidiali, essendo capaci di produrre danni ancora maggiori». Tutto questo per che cosa? «Per dare soddisfazione alla patologia di accumulazione compulsiva di un branco di oligarchi, e il doveroso compenso ai politici non eletti da nessuno al loro servizio», e anche «per il prestigio politico da essi speso nella realizzazione del più micidiale strumento di devastazione sociale e istituzionale oggi conosciuto, quello che risponde al nome di Euro». Di fronte a un disastro simile, «causato deliberatamente», il capo del terzo “governo fantoccio” che si succede in Italia in poco più di due anni, Matteo Renzi, «non trova di meglio che rispondere con l’elemosina degli 80 euro», che dovranno essere ripagati «mediante misure più costose e permanenti, come al solito a spese dei redditi medio-bassi».
“L’elemosina” va comunque a chi ha già una busta paga, per quanto misera: viceversa, «chi non ha niente, ovvero il milione e più di famiglie che non percepiscono reddito da lavoro alcuno, sempre certificato dall’Istat, niente avrà». Questo, «in base alla logica consolidata negli anni che prevede di abbandonare al proprio destino la fascia dei più bisognosi, di giorno in giorno più ampia: se non si ha nulla, nulla si ha da pretendere e tantomeno da offrire». E’ la politica sociale «dei partiti di falsa sinistra, da decenni intenta alla spoliazione e all’impoverimento generalizzato dei ceti subalterni». Quei partiti, secondo “Come Don Chisciotte”, «hanno definitivamente sancito l’assenza di qualunque volontà di porre un benché minimo rimedio alle conseguenze delle loro politiche scellerate», ossia «l’essersi messi al servizio delle élite per eseguire le politiche più oltranziste della destra finanziaria», il capitalismo assoluto. «Si perviene così a una forma di dissociazione dalla realtà in base a ordini superiori, quelli provenienti dai vertici del partito, che a prima vista potrebbe apparire patetica ma in realtà è ignobile e vergognosa», perché «se si agisce in modo tale da favorire l’aggravarsi delle condizioni generali, oltretutto su mandato di poteri esterni al proprio paese», allora «ci si assumono responsabilità enormi». .
“Come Don Chisciotte” traccia un parallelo tra «l’attività ademocratica e antisociale della politica attuale» e il comportamento dei magnate degli inizi del secolo scorso, come Rockefeller: «Per il loro arricchimento personale, e migliorare la competitività della propria impresa, non hanno esitato a ordinare che donne e bambini fossero trucidati: erano le famiglie dei lavoratori impiegati nelle miniere del Colorado che chiedevano condizioni di vita meno disumane». Gli autori della restaurazione iper-capitalistica e della conseguente macelleria sociale oggi in atto sono «come nazisti e moderni Mengele». “Nazista” è parola assurta a sinonimo universale della crudeltà peggiore e della negazione per il valore e l’intangibilità della vita umana: nel mondo occidentale, si viene ammaestrati fin dalla più tenera età a riconoscere il nazismo come il male assoluto per definizione. Ma i “nazisti” di oggi si riparano dietro al “frame” della persuasione occulta: il sangue non si vede, la strage non viene percepita subito. Perfino gli esiti quotidiani del disastro-Europa «diventano controversi e di interpretazione incerta,malgrado ciascuno si ritrovi con meno soldi in tasca e un potere d’acquisto ridotto ai minimi termini», la prole disoccupata o precaria.
La potente manipolazione mediatica rende gli individui incapaci di stabilire «persino il più elementare legame di causa ed effetto». Eppure, il «massacro sociale odierno» va oltre il nazismo, secondo “Come Don Chisciotte”: «Infatti il nazismo, come tutte le altre dittature dello scorso secolo, in primo luogo agiva in nome e per conto del proprio Stato o parte di esso, sia pure con metodi condannevoli. La classe politica di oggi, invece, opera su mandato di poteri esterni, dei quali si è fatta collaborazionista, o meglio fantoccio». Soprattutto, «il nazismo riconosceva la propria natura e non aveva problemi a palesarla». Viceversa, «i moderni sgherri dell’assolutismo iper-capitalista si mascherano vilmente dietro le loro teorie deliranti», palesemente insostenibili ma «ripetute fino a renderle i dogmi su cui si basa il lavaggio del cervello di massa». E questo avviene «dietro la facciata delle istituzioni democratiche che nel frattempo hanno provveduto a sovvertire, svuotandole del loro contenuto originario, con lo scopo di trasformarle negli strumenti atti a giungere agli obiettivi di dominazione assoluta che si sono prefissi».
Si adotta questo modello, oggi, grazie alla consapevolezza «che proprio l’essersi palesate in quanto tali è stato il primo punto debole di quelle dittature», all’epoca «finanziate molto generosamente dalle banche controllate da chi oggi persegue il disegno di dominazione globale». Proprio «la necessità di tenere nascosto quel disegno, per non renderlo riconoscibile fino al suo compimento definitivo, sta a testimoniare il valore che chi lo ha attuato è il primo ad attribuirgli: il che equivale a una piena e inappellabile confessione di colpevolezza». In più, le guerre di allora erano dichiarate e combatture alla luce del sole. «I tiranni di oggi invece muovono guerre invisibili ma ancora più micidiali, che sovente hanno per vittima il loro stesso Stato». Se e quando il popolo se ne accorge, «è troppo tardi per rimediare». Per di più, «la tirannide attuale ritiene di poter fare a meno di una qualsiasi base di consenso che non sia quella dell’1%, cosa che le permette di colpire indiscriminatamente qualunque ceto sociale e di porsi come obiettivo la distruzione totale di tutto ciò che possa essere assimilato a una qualche forma di welfare». Al contrario, «le dittature storiche ricercavano comunque un consenso, il che le portava a realizzare opere di valore sociale, sia pure per motivi demagogici e inserite nel contesto delle loro politiche totalitarie».
Per “Come Come Don Chisciotte”, dunque, «definire nazisti gli autori dell’odierno massacro sociale è fuorviante, ma soprattutto riduttivo». Il perché ce lo spiega George Orwell, nel suo capolavoro “1984”, in cui denuncia i problemi di percezione indotti dalla manipolazione linguistica, un deficit cognitivo che porta al blackout mentale e all’incapacità di articolare un’autodifesa fondata sul pensiero critico. «Assieme alla negazione sistematica della realtà e alla riscrittura altrettanto sistematica del passato, proprio questo va a costituire l’architrave dell’ordinamento tirannico descritto dallo scrittore inglese, cui non a caso la realtà di oggi rassomiglia in maniera sempre più evidente». E’ urgente che «qualche intellettuale di buona volontà si sforzi per coniare un neologismo», un termine «che condensi in sé tutta l’enorme e inedita carica di vile malvagità insita nel disegno restaurativo dell’assolutismo capitalista e dei suoi esecutori», in modo da incidere nell’immaginario comune. «Fino ad allora non sarà possibile far sì che l’opinione pubblica si renda conto fino in fondo di quanto sta avvenendo».
Tratto da: Idee Libre