venerdì 23 marzo 2012

Costituzione, art. 21: diritto di dissenso (e anche legittimità della ribellione?) contro misure ingiuste

Lettera aperta di Vincenzo Lo Iacono ai cari politici, ai cari sindacati e al clero.
L’Art. 21 della Costituzione Italiana sancisce il diritto al dissenso e (tra le righe, ndr) il dovere di ribellarsi.
“Jus resistentiae” è il diritto di resistere contro provvedimenti, ordini e disposizioni illegittime.
Ed io (Vincenzo Lo Iacono, ndr), in delega di molti cittadini, faccio il mio dovere, visto che coloro che avrebbero dovuto tutelarci ci hanno macellati per i loro interessi!   
Intanto, di fronte a questa ecatombe sociale, Voi che ne siete i fautori dovete chiedere perdono… noi, invece, lo dobbiamo chiedere ai nostri figli per avervelo permesso!
Ed ecco un altro vile ricatto. Dai quotidiani di ieri, 22 marzo 2012, il ministro Fornero dice: “Precoci in pensione a 57 anni, ma con il contributivo, perché queste pensioni hanno dentro ancora una parte di eccesso di generosità rispetto ai contributi versati…” Poi, conclude: “L’ora della verità e’ arrivata…!”
Questa affermazione, già fortemente e più volte ingiusta, pronunciata da lei diventa blasfema!
Ma com’è possibile parlare di “eccesso di generosità” quando gli italiani risultano i meno pagati e i più tassati d’Europa? Com’è possibile che proprio lei, la Fornero, denunci un eccesso di generosità? Lei che appartiene a quella casta che, per il suo arbitrario, immotivato, immorale sfarzo, mantiene in essere un eccesso di generosità che é uno scandalo mondiale!
Questa non è soltanto ipocrisia, ma pura malvagità, nella quale muore la speranza ed il rispetto di tutti i cittadini, in questo specifico caso dei cosiddetti “precoci”, ovvero di coloro che hanno violentato se stessi sacrificando la loro fanciullezza, rinunciando, quindi, ai sogni e alle fantasie della loro tenera età (spesso anche lontani da casa) per servire la famiglia e il Paese. E, dopo tanto patire, invece di essere trattati (almeno) come gli altri, si ritrovano perseguitati e violentati ripetutamente da leggi che non solo gli allontanano i requisiti pensionistici (addirittura in una realtà di precarietà di lavoro), non solo gli indebolisce anche gli ammortizzatori sociali, ma li costringe (se prima non vengono licenziati per “ingiusta” causa) a lavorare di più per ritrovarsi alla fine pure più poveri!
Questa sarebbe quella tanto decantata equità sociale? Questo sarebbe un Paese civile? Questa sarebbe la vera democrazia? E che fine hanno fatto i tanti “buoni”, o quelli che sembravano “buoni”?
Da decenni, la politica italiana, mentre continua a dire che la famiglia è la cellula sacra della società, nei fatti la scaraventa in una grave sofferenza sociale, figlia dei loro stessi errori acuiti con infame freddezza nel manipolare a loro piacimento le leggi, i diritti e la libertà dei cittadini. Addirittura incuranti di seminare un pericoloso malessere popolare dal quale si alzano seri moniti: “Quando si massacrano le famiglie con disumano cinismo, sarebbe anche giusto ricordare a questi carnefici che prima o poi dovranno fare i conti anche con la Giustizia!”.
Eppure, a questi cari faraoni gli abbiamo dato la libertà di beneficiare di stipendi e pensioni più alti al mondo. Li abbiamo riveriti. Abbiamo sopportato di essere tra i più poveri in Europa per farli vivere nei privilegi. Gli abbiamo dato la libertà di curarsi gratis nelle migliori cliniche, mentre noi dobbiamo pagare, o rinunciare. Gli abbiamo dato la libertà di sperperare, mentre noi dobbiamo indebitarci (per vivere, ndr).
Ma di certo, non gli abbiamo dato la libertà di affamarci, fino a toglierci la libertà e la gioia di vivere!
“L’ora della verità è arrivata”, dice ancora la Fornero. Speriamo che sia vero, ma ancor di più che sia la “nostra” ora! Quella in cui troveremo il coraggio di dire basta! Basta a quegli uomini che, mentre per i bilanci di Stato affamano gli onesti, dagli stessi bilanci, quegli stessi uomini, attingono senza freni né pudore per vivere nello spreco.
La Storia, vera grande maestra di vita, ci conferma quanto sia vero che: “Se non ti interessi di politica, prima o poi la politica s’interesserà di te!” A questa frase di John F. Kennedy, a noi comuni mortali non resta che aggiungere, con profonda amarezza ed immenso sgomento, quanto provato sulla nostra pelle: “Peccato che la politica italiana, quelle poche volte che s’interessa del cittadino, spesso, molto spesso, troppo spesso, lo fa solo per fargli del male!”
Ed è sempre dalla Storia che ci rendiamo conto di quanto abbiamo in comune con un uomo, Martin Luther King, che, oppresso nei diritti (come noi oggi, ma lui sessant’anni fa), lottava per la libertà, specialmente quando affermava: “La grande tragedia sociale non è lo sfrontato stridente clamore dei malvagi, ma lo spaventoso silenzio dei cosiddetti buoni… Abbiamo anche la responsabilità morale di disobbedire alle leggi ingiuste… La giustizia ottenuta troppo tardi è giustizia negata… Concordo con sant’Agostino nel ritenere che una legge ingiusta non è legge… Il racconto lungo e tragico ci dice che raramente i privilegiati rinunciano ai loro privilegi di spontanea volontà, quindi spetta a noi aiutarli…”
A questo noi aggiungiamo che:
·          “Un governo che, pur di far vivere nei privilegi gli intoccabili, soffoca la propria coscienza, offende la Costituzione e crea drammi alle famiglie fino a spingere i cittadini al suicidio, non è un governo giusto!”
·          “Un governo che si accanisce contro gli onesti cittadini allontanandogli i requisiti pensionistici, impoverendone la pensione, indebolendogli pure le tutele sociali e non provvede, invece, verso chi percepisce pensioni faraoniche, addirittura con solo qualche giorno o qualche mese di legislatura, non è un Governo giusto!”
·          “Un governo che nega ai già miseri pensionati 20 euro di aumento, costringendoli pure con il ricatto a pagare (le spese per l’obbligo di accredito in conto) per ritirare la propria pensione e non tocca gli stipendi d’oro, non è un governo giusto!”
·          “Un governo che violenta e inganna i cittadini e che, invece di tagliare gli sprechi, taglia i loro diritti e con essi taglia la loro vita, non è un governo giusto!”
·          “Un governo che teme i forti e infierisce sui deboli, non è un governo giusto!”
Non resta che porsi la domanda: “Fino a quando un pacifico cittadino può sopportare tanta provocazione, ricca di violenza, corruzione e tanta gratuita iniquità?”
Vincenzo Lo Iacono, 23 marzo 2012, su AffariItaliani.it

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