mercoledì 21 marzo 2012

L’estremismo neoliberista di Monti, Marchionne e Fornero ci ucciderà per sempre

Lavorano per il merca-to controllato dai pote-ri forti, contro i lavora-tori. Mentre il governo si appresta a riforma-re l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, Mario Monti sposa il Marchionne pensie-ro: “Chi gestisce la Fiat ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi investimenti e per le sue localizzazioni le soluzioni più convenienti”. Parole che svelano l'illusione che ci hanno trasmesso i media sul governo "tecnico".
Ricordandoci la grande differenza che c'è tra politiche liberiste e quelle liberali!
La realtà è che stanno uccidendo i Popoli europei: quello italiano in testa!
L’Europa vive da troppi anni in una sorta di sconcertante coazione a ripetere neoliberista. Dimenticata la sua economia sociale di mercato e il suo liberalismo radicale e riformista, l’Europa non riesce a capire che il liberismo la sta uccidendo e, dunque, propone ancora, ostinatamente: tagli alla spesa pubblica (quando servirebbero investimenti pubblici in infrastrutture e reti), licenziamenti (quando aumenta la disoccupazione), tagli alle pensioni (quando le pensioni già si impoveriscono), obbligo di andare in pensione più tardi (togliendo spazio ai giovani), riduzione delle tutele sociali e diffusione di ulteriore insicurezza (in un corpo sociale già indebolito e insicuro).
Politiche insostenibili dal punto di vista sociale, ma coerenti con l’ideologia neoliberista, antisociale per ideologia. Proprio come Monti, Marchionne e Fornero.
E’ allora tempo che l’Europa torni urgentemente almeno al liberalismo, per non dover morire presto neolibe-rista.
Almeno le proposte liberali si basano sul perseguimento della piena occu-pazione (il neoliberismo produce, al contrario, totale disoccupazione), su sistemi previdenziali e assicurativi pubblici (il neoliberismo li privatizza e li rende sempre meno universalistici), sulla redi-stribuzione dei redditi (il neoliberismo ha prodotto il contrario, aumentando le disuguaglianze sociali ed economiche), su un accrescimento (e non sulla diminuzione) del ruolo dello Stato in economia, su una stabilizzazione dell’occupazione (il neoliberismo, invece, la precarizza e la destabilizza in nome della mobilità, della flessibilità e dando l’illusione di poter essere tutti creativi, mobili, imprenditori di se stessi).

Liberamente tratto e adattato dall’articolo di Lelio Demichelis, pubblicato da “Micromega on line” il 19/03/2012

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