martedì 24 aprile 2012

Ipocriti e cinici: siamo noi i peggiori assassini perché stiamo zitti

Otto guerre in vent’anni, dalla Jugoslavia alla Libia.
La buffonata delle invasioni belliche, perché di invasioni imperialiste si tratta, eufemisticamente denominate “missioni di pace”, sono figlie dell’ipocrisia che ipocritamente distinguono i figli dai figliastri.
A proposito del distinguo tra figli e figliastri, la Russia, per esempio, per il genocidio ceceno, che ha fatto ben 250.000 morti e cioè un quarto della popolazione della piccola repubblica caucasica, non ha subito né critiche né “missioni di pace”.
Le guerre d’invasione colonialista, mascherate dietro il nomignolo di “missioni di pace”, dimostrano tutta l’ipocrisia di cui è impregnata la cantilena della difesa dei diritti umani e della democrazia ed alla fine servono soltanto da grimaldello per intervenire nei Paesi in cui c’interessa intervenire per secondi fini più cinicamente lucrativi.
L’Iran, per esempio, attorno a cui rullano da tempo minacciosi tamburi di guerra… pardon, volontà da parte dei “buoni” di portare la democrazia. Anche qui, con giustificazioni senza senso, visto che Teheran rispetta il trattato di non-proliferazione nucleare e accetta regolarmente le ispezioni dell’Aiea, l’agenzia Onu che regola le produzioni atomiche.
L’Iran non ha mai superato il 20% di arricchimento dell’uranio e non potrà mai costruire la bomba atomica, poiché per costruirla ci vuole il 90% di uranio arricchito. Però, è sotto scacco in continuazione, con la diffusione di notizie mediatiche pilotate che riportano che sta per costruire l’atomica. Mentre per Israele, che la bomba atomica ce l’ha, tutti fanno finta di niente.
Due pesi e due misure! Una partita sleale, che incita anche i più pacifici a radicalizzarsi, diventando persino terroristi.
Ma se la Siria è l’anticamera dell’Iran, allora è il caso di dirlo: stiamo scherzando col fuoco. «Se si attaccherà l’Iran sarà la Terza Guerra Mondiale», scrive Massimo Fini, autore del libro “La guerra democratica”: «E’ molto rischioso per le democrazie attaccare l’Iran, perché saltano anche tutte le alleanze più o meno forzate che hanno con i paesi cosiddetti moderati, che poi moderati spessissimo non sono», dalla Giordania all’Arabia Saudita, fino all’Egitto.
Da una parte i micidiali armamenti dell’Occidente, dall’altra popolazioni deboli ma numerose, ricattate dalla legge del più forte: «E’ abbastanza grottesco che paesi seduti su arsenali atomici incredibili facciano la voce grossa con l’Iran perché ipoteticamente può fare l’atomica». D’altronde, siamo specialisti nel disordine: inseguendo un pericolo immaginario, l’Afghanistan armato in modo antidiluviano, abbiamo destabilizzato il Pakistan, creando un pericolo vero, perché Islamabad dispone dell’atomica: «Se gli integralisti prendessero il potere in Pakistan, allora sì che sarebbero cazzi acidi per tutti».
Che fare? L’unica arma che ci resta, aggiunge Massimo Fini, è provare a fare pulizia innanzitutto a casa nostra: la “guerra democratica” non nasce da sola, ma viene sempre fortemente sostenuta, anche se quasi di nascosto. Nel nostro caso, «da una classe dirigente che da trent’anni ha commesso abusi, soprusi, ruberie: il saccheggio del paese».
Oggi, «c’è in giro una collera notevole, da parte della popolazione, che alla fine si è resa conto che questa democrazia dei partiti non è affatto una democrazia, ma un sistema che ha privilegiato una classe dirigente indecente che ha impoverito (e sta impoverendo sempre di più) il paese», con la corruzione, ma anche con la guerra sporca, la “guerra umanitaria”: come quella che ancora si combatte contro gli afghani. Una strage: 65.000 vittime civili, in 11 anni di occupazione. Costo per noi italiani: «Un miliardo di euro all’anno, per tenere inutilmente lì i nostri soldati ad ammazzare».

Fonti:
Il libro di Massimo Fini, “La guerra democratica”, Chiarelettere, 289 pagine, euro 14,90

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