La buffonata delle invasioni belliche,
perché di invasioni imperialiste si tratta, eufemisticamente denominate “missioni
di pace”, sono figlie dell’ipocrisia che ipocritamente distinguono i figli
dai figliastri.
A proposito del distinguo tra figli e
figliastri, la Russia, per esempio, per il genocidio ceceno, che ha fatto ben
250.000 morti e cioè un quarto della popolazione della piccola repubblica
caucasica, non ha subito né critiche né “missioni di pace”.
Le guerre d’invasione colonialista,
mascherate dietro il nomignolo di “missioni di pace”, dimostrano tutta
l’ipocrisia di cui è impregnata la cantilena della difesa dei diritti umani e
della democrazia ed alla fine servono soltanto da grimaldello per intervenire
nei Paesi in cui c’interessa intervenire per secondi fini più cinicamente
lucrativi.
L’Iran, per esempio, attorno a cui rullano
da tempo minacciosi tamburi di guerra… pardon, volontà da parte dei “buoni” di
portare la democrazia. Anche qui, con giustificazioni senza senso, visto che
Teheran rispetta il trattato di non-proliferazione nucleare e accetta
regolarmente le ispezioni dell’Aiea, l’agenzia Onu che regola le produzioni
atomiche.
L’Iran non ha mai superato il 20% di
arricchimento dell’uranio e non potrà mai costruire la bomba atomica, poiché
per costruirla ci vuole il 90% di uranio arricchito. Però, è sotto scacco in
continuazione, con la diffusione di notizie mediatiche pilotate che riportano
che sta per costruire l’atomica. Mentre per Israele, che la bomba atomica ce
l’ha, tutti fanno finta di niente.
Due pesi e due misure! Una partita sleale,
che incita anche i più pacifici a radicalizzarsi, diventando persino
terroristi.
Ma se la Siria è l’anticamera dell’Iran,
allora è il caso di dirlo: stiamo scherzando col fuoco. «Se si attaccherà
l’Iran sarà la Terza Guerra Mondiale», scrive Massimo Fini, autore del libro “La
guerra democratica”: «E’ molto rischioso per le democrazie attaccare
l’Iran, perché saltano anche tutte le alleanze più o meno forzate che hanno con
i paesi cosiddetti moderati, che poi moderati spessissimo non sono», dalla
Giordania all’Arabia Saudita, fino all’Egitto.
Da una parte i micidiali armamenti
dell’Occidente, dall’altra popolazioni deboli ma numerose, ricattate dalla
legge del più forte: «E’ abbastanza grottesco che paesi seduti su arsenali
atomici incredibili facciano la voce grossa con l’Iran perché ipoteticamente
può fare l’atomica». D’altronde, siamo specialisti nel disordine: inseguendo un
pericolo immaginario, l’Afghanistan armato in modo antidiluviano, abbiamo
destabilizzato il Pakistan, creando un pericolo vero, perché Islamabad dispone
dell’atomica: «Se gli integralisti prendessero il potere in Pakistan, allora sì
che sarebbero cazzi acidi per tutti».
Che fare? L’unica arma che ci resta,
aggiunge Massimo Fini, è provare a fare pulizia innanzitutto a casa nostra: la “guerra
democratica” non nasce da sola, ma viene sempre fortemente sostenuta, anche
se quasi di nascosto. Nel nostro caso, «da una classe dirigente che da
trent’anni ha commesso abusi, soprusi, ruberie: il saccheggio del paese».
Oggi, «c’è in giro una collera notevole,
da parte della popolazione, che alla fine si è resa conto che questa democrazia
dei partiti non è affatto una democrazia, ma un sistema che ha privilegiato una
classe dirigente indecente che ha impoverito (e sta impoverendo sempre di più)
il paese», con la corruzione, ma anche con la guerra sporca, la “guerra
umanitaria”: come quella che ancora si combatte contro gli afghani. Una
strage: 65.000 vittime civili, in 11 anni di occupazione. Costo per noi
italiani: «Un miliardo di euro all’anno, per tenere inutilmente lì i nostri
soldati ad ammazzare».
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