Il pareggio di
bilancio? «E’ un altro tassello del colpo di Stato strisciante,
anticostituzionale, che è in corso in Italia dallo scorso autunno, cioè con
l’arrivo al governo della coppia Napolitano-Monti». Giulietto Chiesa non ricorre
a perifrasi: parla di “abuso di potere”, firmato da «un Parlamento di zombie, a
legittimazione zero», dato che non rappresenta più il popolo italiano. Pareggio
di bilancio significa,
in pratica, la fine dello Stato: niente più investimenti, non un soldo destinato
agli italiani. Per ogni tipo di sviluppo economico e sociale non resterà che una
strada: la privatizzazione generale dell’Italia, per cessione diretta di beni e
servizi o per via indiretta, cioè attraverso il ricorso ai famigerati “mercati”
finanziari internazionali. Un suicidio scientifico, per mano “tecnica”, proprio
mentre la politica affonda – non casualmente – nel fango degli scandali,
suggerendo la peggiore delle conclusioni: perché andare ancora a votare, visto
che ormai la democrazia non serve più?
Proprio il pareggio di bilancio introdotto forzatamente nella Costituzione, in ossequio all’ultimo diktat della Commissione Europea retta da tecnocrati non-eletti, oscuri emissari delle lobby del super-potere mondiale, segna l’inizio della fine delle democrazia europee, già amputate della loro sovranità vitale, quella monetaria: e se ora gli Stati non potranno più neppure spendere a favore dei propri cittadini, è come se cessassero di esistere. La “confisca” definitiva delle libertà nazionali è un piano europeo, che in Italia è stato appoggiato da un vasto fronte istituzionale, che «accomuna il presidente della Repubblica e il capo del governo, il governo stesso e i parlamentari che lo sostengono, cioè Alfano, Bersani, Casini e tutti i loro scherani». Nel suo ultimo video-editoriale su “Megachip”, Giulietto Chiesa parla apertamente di “alto tradimento”: ipotesi di reato da aggiungere all’elenco di imputazioni che l’avvocato cagliaritano Paola Musu ha trasmesso alla Procura, con Paolo Barnard, denunciando Monti e Napolitano come “golpisti”.
Siamo di fronte alla possibile fine della Repubblica italiana, sostiene Chiesa: se il Parlamento non sarà più autorizzato a decidere come spendere il denaro pubblico, non potrà più «adempiere ai diritti e doveri riconosciuti dalla Costituzione». Grazie al pareggio di bilancio, il Parlamento (attuale e futuro) «viene delegittimato totalmente». Quindi, non ci sarà più alcuna necessità della politica: «Con assoluta chiarezza», già oggi il governo dei tecnici «dice sostanzialmente che non ci sarà più da discutere di nulla». L’anonimo club dei tecno-commissari insediati nel Palazzo sta per raggiungere «l’apogeo della sua significazione», mettendoci di fronte al fatto compiuto: «Un governo dei tecnici, abilitato a prendere decisioni tecniche da una modifica costituzionale, trasformata a sua volta in atto tecnico e illegittimo».
La prima, grande decisione: privatizzare tutto e tutti, «perché è solo vendendo quello che abbiamo accumulato nella nostra storia, tutta intera, che potremo ancora fare investimenti, cioè pensare a una qualche forma di sviluppo». Parola di per sé preoccupante, se si pensa allo sviluppismo cieco che ha creato la crisi: ma è sviluppo anche quello dei diritti, delle pari opportunità per tutti, delle condizioni umane, della cultura. Bene, da domani non sarà più possibile: lo Stato sarà costretto a dare solo 100, dopo aver preso 100 sotto forma di tasse. In pratica, come soggetto socio-economico attivo, la Repubblica non esisterà più: privata di moneta sovrana e ora anche di capacità di spesa, potrà finanziare investimenti solo svendendo ai privati i “gioielli di famiglia”, o facendo nuovi debiti presso i ben noti strozzini della finanza internazionale. E tutto questo, in base a una semplice decisione “tecnica”: senza più alcun bisogno dei partiti, del Parlamento, di nessuna istituzione legata alla politica.
Proprio il pareggio di bilancio introdotto forzatamente nella Costituzione, in ossequio all’ultimo diktat della Commissione Europea retta da tecnocrati non-eletti, oscuri emissari delle lobby del super-potere mondiale, segna l’inizio della fine delle democrazia europee, già amputate della loro sovranità vitale, quella monetaria: e se ora gli Stati non potranno più neppure spendere a favore dei propri cittadini, è come se cessassero di esistere. La “confisca” definitiva delle libertà nazionali è un piano europeo, che in Italia è stato appoggiato da un vasto fronte istituzionale, che «accomuna il presidente della Repubblica e il capo del governo, il governo stesso e i parlamentari che lo sostengono, cioè Alfano, Bersani, Casini e tutti i loro scherani». Nel suo ultimo video-editoriale su “Megachip”, Giulietto Chiesa parla apertamente di “alto tradimento”: ipotesi di reato da aggiungere all’elenco di imputazioni che l’avvocato cagliaritano Paola Musu ha trasmesso alla Procura, con Paolo Barnard, denunciando Monti e Napolitano come “golpisti”.
Siamo di fronte alla possibile fine della Repubblica italiana, sostiene Chiesa: se il Parlamento non sarà più autorizzato a decidere come spendere il denaro pubblico, non potrà più «adempiere ai diritti e doveri riconosciuti dalla Costituzione». Grazie al pareggio di bilancio, il Parlamento (attuale e futuro) «viene delegittimato totalmente». Quindi, non ci sarà più alcuna necessità della politica: «Con assoluta chiarezza», già oggi il governo dei tecnici «dice sostanzialmente che non ci sarà più da discutere di nulla». L’anonimo club dei tecno-commissari insediati nel Palazzo sta per raggiungere «l’apogeo della sua significazione», mettendoci di fronte al fatto compiuto: «Un governo dei tecnici, abilitato a prendere decisioni tecniche da una modifica costituzionale, trasformata a sua volta in atto tecnico e illegittimo».
La prima, grande decisione: privatizzare tutto e tutti, «perché è solo vendendo quello che abbiamo accumulato nella nostra storia, tutta intera, che potremo ancora fare investimenti, cioè pensare a una qualche forma di sviluppo». Parola di per sé preoccupante, se si pensa allo sviluppismo cieco che ha creato la crisi: ma è sviluppo anche quello dei diritti, delle pari opportunità per tutti, delle condizioni umane, della cultura. Bene, da domani non sarà più possibile: lo Stato sarà costretto a dare solo 100, dopo aver preso 100 sotto forma di tasse. In pratica, come soggetto socio-economico attivo, la Repubblica non esisterà più: privata di moneta sovrana e ora anche di capacità di spesa, potrà finanziare investimenti solo svendendo ai privati i “gioielli di famiglia”, o facendo nuovi debiti presso i ben noti strozzini della finanza internazionale. E tutto questo, in base a una semplice decisione “tecnica”: senza più alcun bisogno dei partiti, del Parlamento, di nessuna istituzione legata alla politica.
«Date un’occhiata al
cosiddetto quadro politico che abbiamo di fronte», dice Giulietto Chiesa: «Lo
sfacelo dei partiti
a cui stiamo assistendo, sotto molti profili, sembra fatto apposta per
assecondare questa grande operazione di discredito definitivo della politica».
Operazione sottile, perché abbina due elementi: il discredito dei
partiti-vergogna fa crollare quel che resta della credibilità della politica
come strumento democratico. «Vedo un rapporto netto – aggiunge Chiesa – tra il
pareggio di bilancio e la grande canea sui lingotti d’oro e i brillanti della
Lega, o sul partito della Margherita, o in generale sull’ondata di liquame che
scivola sui partiti e nel quale i partiti nuotano. Sono due cose: una tecnica,
che abolisce la politica, e l’altra politica, cioè la politica fangosa che
abolisce i partiti».
Risultato: «Tra un
anno dovremo votare, e ci sarà una politica azzerata: tecnicamente e moralmente.
E ci sarà un’“antipolitica” che ovviamente sarà relegata ai margini, perché
l’intero sistema della comunicazione sarà dispiegato per screditarla». Senza
contare, naturalmente, la grande incognita: la massa degli astensionisti, che
non andranno a votare. «E allora possiamo aspettarci che venga fuori qualcuno
che dirà: ma perché andare a votare? Ha ancora senso andare a votare in queste
condizioni?». Perché, attenzione: «La crisi è molto più grave di quello che
immaginiamo». Il crollo della democrazia rappresentativa «avverrà nel contesto
di una furia di milioni di persone, private della loro illusione di consumo
indefinito e gettate in una situazione in cui non potranno più consumare»,
perché «stiamo andando verso una recessione generalizzata e dovremo stringere la
cinghia: tutti, salvo quello scarso 0,1% che ci ha portato in questa
situazione».
C’è poco da scherzare:
«Il pericolo è straordinariamente grande: non ce n’è mai stato uno grande come
questo – per la nostra vita e per il nostro futuro, oltre che per la nostra
democrazia». Naturalmente, i media cantano tutt’altra canzone, mentre l’Italia
sta per precipitare verso il baratro: il pareggio di bilancio è una strada
pericolosa, senza ritorno, e segna l’atto finale dell’esautorazione dei
cittadini, l’inizio dello smantellamento definitivo dello Stato, dapprima
“disarmato” – con l’imposizione dell’euro, moneta “straniera” da prendere in
prestito a caro prezzo – e ora neutralizzato anche come “sindacato dei
cittadini”, privato di portafoglio, obbligato (per legge) a non spendere più. Lo
dicono in molti: dagli americani della Modern Money Theory all’economista Paul
Krugman, premio Nobel: il “rigore” e i diktat dell’Europa stanno preparando una
catastrofe, un suicidio già scritto. L’alternativa? «Una sola: fermarli prima».
Giulietto Chiesa auspica «una rivolta generalizzata, di massa, contro questo
potere». Rivolta? Ebbene sì, perché saranno le condizioni sempre più disperate a
renderla attuabile: «Dovunque possibile, dovremo rivoltarci e difendere il
nostro territorio, con ogni mezzo legale di resistenza. Perché la legge siamo
noi e, dunque, noi siamo l’alternativa».
Fonte: http://www.libreidee.org/2012/04/ladri-traditori-e-golpisti-tecnici-morte-allitalia-per-legge/
Video: "Un altro tassello del colpo di stato" di Giulietto Chiesa, http://youtu.be/jWpYJre7J5c
Video: "Un altro tassello del colpo di stato" di Giulietto Chiesa, http://youtu.be/jWpYJre7J5c
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