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Ilaria Bifarini |
Pura
idiozia? No, peggio: è sadismo. Sanno benissimo che i tagli sono una
catastrofe, ma insistono col rigore di bilancio: è il loro unico programma, il
loro dogma. Lo ricorda la “bocconiana redenta” Ilaria Bifarini, autrice del
saggio “Neoliberismo e manipolazione di massa”. «I danni dell’austerity sono
noti allo stesso Fmi», scrive, su Twitter. «Il consolidamento del debito
aumenta il livello di disoccupazione di lungo termine e il tasso di
disuguaglianza. Eppure continuano a prescrivere la stessa letale ricetta». E’
come somministrare un farmaco letale a un paziente moribondo, dichiara
l’economista, intervistata da “Lo speciale”. «Le stesse
organizzazioni economiche internazionali fautrici della dottrina neoliberista
hanno più volte ammesso la fallimentarietà delle loro teorie», premette. «Gli
economisti del Fondo Monetario Internazionale ad esempio, con uno studio del
2016, hanno calcolato gli effetti deleteri delle politiche di austerity in
termini di aumento della disoccupazione di lungo periodo e del tasso di
disuguaglianza. Eppure, proprio oggi è stato diffuso un working paper dello
stesso Fondo Monetario in cui vengono raccomandati ulteriori tagli alla spesa
pubblica, in particolare nel settore sanitario, che in Italia ha subito tagli
draconiani, raggiungendo livelli considerati allarmanti per la salute pubblica,
e nel sistema previdenziale, nonostante la famigerata riforma Fornero».
In pratica, si continua
con la stessa ricetta – mortale – che ha ridotto il malato in fin di vita.
Secondo uno studio della stessa Oxfam, aggiunge Bifarini, «se le misure di
austerità continueranno, entro il 2025 l’Europa potrebbe
avere da 15 a 25 milioni di poveri in più». Ma il mainstream politico e
giornalistico «preferisce ignorare queste verità che trapelano ogni tanto dai
documenti ufficiali delle organizzazioni internazionali e propagandare quelli
conformi al pensiero unico economico». Nel silenzio generale dei media è
uscita questa notizia: è ormai a rischio povertà anche chi lavora, quasi 1 su
8. «La colpa è proprio di questo sistema, che premia la disuguaglianza», spiega
Bigarini. «Il futuro ci prospetta una società sempre più polarizzata, con una
ristretta cerchia di privilegiati sempre più ricchi e il resto della
popolazione, lavoratrice e non, che continuerà a impoverirsi». D’altronde,
aggiunge, il fenomeno dei “working poors” è già diffuso in Germania,
dove il problema della disoccupazione non è “mostruoso” come in Italia. Eppure,
anche in Germania «la deflazione salariale
è una colonna portante del modello neoliberista».
Inversioni
di rotta? Siamo alla vigilia di un cambiamento? Fa pensare, sostiene
“Lo speciale”, che il Movimento 5 Stelle oggi parli di natalità e soldi alle
coppie con figli: dirlo solo cinque anni fa avrebbe creato polemiche su un
presunto “ritorno al fascismo”, in relazione al primitivo welfare nazionalista
mussoliniano. «Sicuramente è iniziata una svolta nel sentimento della
popolazione», sostiene Ilaria Bifarini, secondo cui il voto del 4 marzo «ha
dimostrato la forte volontà e speranza di cambiamento da parte dei cittadini».
Politicamente parlando, per l’economista «andrà avanti chi manterrà le promesse
e non deluderà gli elettori». E questo, aggiunge, «perché c’è più
consapevolezza, anche grazie all’informazione indipendente», che si è
progressivamente sviluppata sul web. «Lavoro e famiglia sono senz’altro
prioritari: il problema della denatalità non può essere risolto né aggirato con
l’accoglienza indiscriminata, ma va affrontato seriamente». Proponendo reddito
minimo e Flat Tax, Di Maio e Salvini dimostrano di sapere che occorre dare (o
lasciare) più soldi a famiglie e aziende: il contrario dei tagli, che l’Ue – al
servizio dei grandi oligopoli globalizzati – continua a raccomandare, fingendo
di non conoscerne le conseguenze.
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