McCain con Al Baghdadi in Siria
Quanto
è pericoloso l’Impero della Menzogna? Quante vittime produce, ogni ora, il
sistema orwelliano basato sulle fake news criminali rilanciate a reti
unificate, senza le quali non potrebbe essere scagliato nemmeno un missile? La
farsa dell’orrore, copione strettamente seguito anche per l’ultimo raid “mirato
e limitato” sulla Siria (ben attenti, gli attaccanti, a non sfiorare
installazioni russe), dimostra almeno un risvolto positivo: chi preme quei
fatali pulsanti ha ancora paura dell’opinione pubblica, se si premura di
mentirle con tanto impegno. Lo afferma la giornalista Enrica Perucchietti, con
alle spalle saggi sul terrorismo “false flag” e sulla propaganda di regime
basata su notizie sistematicamente false: noi spettatori siamo rimasti
probabilmente gli unici a non sapere quanto contiamo, visto che chi muove
portaerei e impiega armi di distruzione di massa si preoccupa innanzitutto di
raccontarci il contrario della verità, nel timore che qualcuno di noi si svegli
dal letargo televisivo. E’ grazie al nostro sonno se i killer possono oggi
presentarsi come giustizieri: gli Stati Uniti, che hanno scagliato decine di
missili su obiettivi siriani alla periferia di Damasco, sono gli stessi che
hanno trasformato la Siria in un inferno, armando i tagliagole jihadisti che
hanno terrorizzato la popolazione, di fatto spingendola a stringersi attorno al
regime di Assad, visto certamente come il male minore.
Maschere
tragiche come la fallimentare Theresa May e il suo comico di corte Boris
Johnson, nei guai per il dopo-Brexit, minuettano (tra una menzogna e l’altra)
con personaggi come l’inquietante Emmanuel Macron, l’uomo dei
Rothschild travestito da giovane rinnovatore, incaricato di demolire il
welfare di un paese reduce dal bagno di sangue dell’auto-terrorismo,
magicamente cessato dopo la rottamazione di François Hollande. Tutto si tiene?
Impossibile dimenticare lo stridente contrasto tra l’elegante sorriso di Barack
Obama, a lungo in giro per il mondo con l’aria di essere una divinità scomodata
per il bene altrui, e la fogna infestata di ratti nella quale fu fotografato il
suo inviato speciale per il Medio Oriente, il senatore John McCain, in
amichevole colloquio con i peggiori mozzatori di teste della regione, tra cui
il tristemente celebre Abu Bakr Al-Baghdadi. Loro, tutti insieme – Obama,
McCain e i colleghi dell’Isis, con la graziosa collaborazione di altri paladini
dell’umanità (il turco Erdogan, l’israeliano Netanyahu e i monarchi islamisti
dell’Arabia Saudita) – hanno ridotto la laica Siria ad un’apocalisse di
macerie. Un girone dantesco di profughi e lutti, su cui oggi, per buon peso, si
abbattono anche i missili umanitari americani, inglesi e francesi, con il
pretesto dell’ultima strage ipotetica, denunciata (come tutte le altre) senza
uno straccio di prova.
E
proprio lì sta il punto: per scatenare la violenza, c’è stato comunque bisogno
del massimo sforzo per propagare notizie false, attraverso il circuito del
mainstream televisivo. Se solo i giornalisti avessero continuato a fare il loro
mestiere, accusa un fuoriclasse come lo statunitense Seymour Hersh, Premio
Pulitzer per le sue scomode corrispondenze di guerra,
noi oggi sconteremmo un numero di vittime enormemente ridotto: meno dolore e
meno cimiteri, con più giornalisti onesti in circolazione. Sembra un colossale
esercizio di ipnosi: il copione è sempre uguale, ma il pubblico non sembra
accorgersene. Subisce gli eventi, preparati da una narrazione infedele e spesso
paradossale fino al ridicolo, invariabilmente accolta con rassegnato fatalismo.
Non contiamo più nulla, si ripete da più parti: il grande potere fa
quello che vuole, senza nemmeno considerarci. Non è vero, rileva Enrica
Perucchietti: ha bisogno, ogni volta, di parlarci. Ha la necessità di
raccontarci storie, di propalarci menzogne. Non lo farebbe, se non avesse paura
dell’ipotetico dissenso. Non cambia mai nulla? Neppure questo è vero: di fronte
all’eventualità dei raid occidentali sulla Siria e contro la Russia,
dall’Italia si sono levate voci significative, comequelle di Salvini e di
Bagnai. Non sarebbe accaduto, ieri, quando infuriavano altri analoghi orrori
come quello libico. Contano, i politici italiani? Moltissimo, per il pubblico
nazionale: insinuano il germe del dubbio, aprono praterie al pensiero autonomo,
incrinano il dogma teologico dietro il quale si nascondono i finti giustizieri.
L’ultimo
casus belli sembra l’ennesimo capolavoro di propaganda. Non si sa neppure se
sia avvenuta davvero, la presuna strage siriana di Douma. Provocata da gas
nervino o da cloro? Scatenata da chi? A pochi chilometri di distanza, Israele
si fa meno problemi: spara e basta, anche alla schiena, colpendo gli inermi
manifestanti di Gaza. Carri armati contro bersagli mobili senza difesa,
ragazzini in jeans e maglietta. Quindici morti in una sola giornata, 700 feriti
anche nel replay, la settimana seguente. La minaccia di Hamas è reale?
Quand’anche, esiste una parola come “sproporzione”, che passeggia nella storia a
varie latitudini. Nel medioevo, la cavalleria occitanica schierata per
proteggere i catari, perseguitati dai crociati nel sud della Francia, chiamò
“desmisura” la ferocia gratuita dei vincitori. Oggi, in caso di guerra unilaterale,
i media rispolverano
un lessico novecentesco – l’America, la Francia, l’Inghilterra – come se
davvero fossero coinvolte intere nazioni, nei crimini “umanitari” di quegli
eserciti. Lentamente, si va demistificando la retorica: fior di saggi rivelano
che non esiste più una sola politica sovrana,
un solo leader che prenda decisioni non dettate dall’oligarchia bancaria
e mercantile che ha privatizzato Stati e governi. E ancora e sempre, ogni
crimine viene prima annunciato in televisione con il consueto corredo di
notizie false, da un potere smisuratamente
egemone ma non onnipotente, che ha ancora paura che qualcuno di noi si alzi in
pedi e dica: non sono d’accordo, non siete autorizzati ad agire a nome mio.
Contenuti e foto da Idee Libre
Nessun commento:
Posta un commento