Paolo Becchi |
Sabino Cassese a Palazzo
Chigi, con Di Maio come ruota di scorta e il placet di Renzi. Tradotto: come
seppellire in poche settimane l’indicazione degli elettori, che il 4 marzo si
sono chiaramente espressi per voltare pagina rispetto al passato. Senza contare
il 27% di italiani rimasti prudentemente lontani dalle urne, il 55% ha scelto 5
Stelle, Lega e Fratelli d’Italia. Ovvero: fine dei governi-ombra agli ordini di
Bruxelles, inaugurati da Monti e proseguiti con Letta, Renzi e Gentiloni,
l’uomo “invisibile” che passerà alla storia per aver convalidato il decreto
Lorenzin sui vaccini obbligatori in assenza di emergenze sanitarie,
terremotando le famiglie italiane. Dopo l’illusione della diarchia Salvini-Di
Maio a incarnare il cambiamento invocato dagli elettori (meno tasse, reddito di
cittadinanza), secondo Paolo Becchi – a causa del veto grillino su Berlusconi –
si fa strada l’ipotesi peggiore: un “governo del presidente” sostenuto dai 5
Stelle ma senza più Di Maio a Palazzo Chigi. Un esecutivo pallido, sorretto
anche dal Pd tuttora renziano. Filosofo del diritto, in passato vicino alla
leadership grillina, Becchi ora avverte: «Di Maio non può pretendere di mettere
Salvini di fronte a un ricatto. A quel punto si assume una gravissima
responsabilità: quella di consegnare la volontà degli elettori o a una cattiva
alleanza, quella col Pd, o alle ipotesi tecniche».
Secondo Becchi, sondato da Federico Ferraù per “Il Sussidiario”,
«il Quirinale ha un preciso
disegno in testa», però «intende arrivarci
gradualmente, certificando il fallimento delle ipotesi alternative». Ha
conferito a Elisabetta Casellati un mandato esplorativo a stretto giro,
mentre «centrodestra e M5S non hanno raggiunto un accordo in un mese e mezzo».
Impensabile che accada qualcosa di decisivo prima delle elezioni regionali, in programma il 22
aprile in Molise e il 29 in Friuli. Cosa c’entrano le elezioni regionali? «L’intento di
Mattarella – sostiene Becchi – è quello di mettere in difficoltà i due
probabili vincitori di questo voto, amministrativo ma di grande valore
politico, perché se Berlusconi perde malamente in Molise, dove si sta
impegnando in prima persona, politicamente è finito. A quel punto Salvini
sarebbe più autonomo e potrebbe alzare la posta». Significa che il Colle vuole
impedire a Di Maio e Salvini di mettere sul piatto delle trattative di governo
le rispettive vittorie elettorali in Molise e Friuli? «Significa che vuole
impedire a Salvini di avere più peso politico all’interno della coalizione
vincente nelle urne del 4 marzo, tagliando così le gambe alle possibilità
residue di un accordo M5S-Lega».
Sabino Cassese |
Luigi Di Maio |
La manovra servirebbe a
legittimare altri scenari, ovvero «un patto M5S-Pd, oppure un “governo del
presidente”, affidato per esempio a Sabino Cassese», giurista e accademico,
giudice emerito della Corte Costituzionale. Lo stesso Cassese, in un editoriale
“interventista” sul “Corriere della Sera”, ha lanciato un monito a tutti, dalla
Siria all’Italia: la sovranità degli Stati «va tenuta sotto controllo», e
inoltre gli Stati «agiscono per la realizzazione di principi globali». Princìpi
che il nuovo M5S “atlantista” potrebbe sottoscrivere. «Il disegno è chiaro»,
dice Becchi: «Far saltare l’accordo del M5S con il centrodestra per evitare il
“pericolo” leghista e far nascere un “governo del presidente” con 5 Stelle e
Pd, mettendo al posto di un inesperto come Di Maio un ex giudice costituzionale
in grado di garantire la collocazione internazionale e la messa in sicurezza
del paese». E perché mai Di Maio ci dovrebbe stare? «Perché a quel punto avrà
giocato male la sua partita con Salvini e non potrà più tornare indietro», argomenta
Becchi. «Dovrà scegliere tra dare un governo al paese o andare al voto. Di Maio
ha tiratotroppo la corda e alla fine l’ha spezzata. Non se ne è ancora reso
conto, ma non farà più il capo del governo». E Renzi? «Darebbe l’okay, perché
Di Maio non farebbe più il premier».
Di Maio ha detto che
vorrebbe governare solo con Salvini? «L’impressione è che alla Lega il
governo
non interessi» sottolinea Becchi: «L’opposizione è più redditizia e in palio
c’è il centrodestra del dopo-Berlusconi». Il professore è ancora convinto che
Salvini voglia innanzitutto portare il centrodestra al governo, e che voglia farlo
coi 5 Stelle «perché sono le due forze che hanno vinto le elezioni». Ma i due programmi non sono
incompatibili? «Non lo credo», risponde Becchi. «Il M5S non ha nessun programma,
fa e disfa i programmi a piacimento a seconda delle convenienze. E’ un partito
liquido, con a capo un trentenne che si è montato la testa e vuole fare il
premier a tutti i costi. E infatti darebbe tranquillamente alla Lega i
ministeri di peso». Se la Casellati guadagnasse tempo, aggiunge Becchi, forse
prolungherebbe la vita all’ipotesi 5 Stelle-Lega: «Non è stata esplorata fino
in fondo, e sono proprio le urne di Molise e Friuli a legittimarla». L’ipotesi
della staffetta Di Maio-Salvini «offrirebbe garanzie anche a Berlusconi: gli
permetterebbe di avere qualche ministro e soprattutto ci potrebbe stare un
accordo per tutelare le aziende».
Matteo Renzi |
Il veto del Movimento 5 Stelle sul Cavaliere «avvalora l’ipotesi
che Di Maio voglia davvero fare il governo col Pd», afferma Becchi». Ma se
fosse Berlusconi a continuare a opporsi ai grillini, le elezioni in Molise e in Friuli
potrebbero tradirlo: «In questo caso Salvini, più forte grazie al risultato
regionale, potrebbe davvero abbandonare Berlusconi, andandosene con Fratelli
d’Italia e con metà Forza Italia per fare un centrodestra a propria immagine:
se
Berlusconi non accettasse, sarebbe il suo funerale politico». Viceversa, un
nuovo Patto del Nazareno spaccherebbe il centrodestra: «La Lega e Fratelli
d’Italia uscirebbero: Salvini non accetterebbe mai di entrare in un “governo
del presidente”». E Di Maio? Perché non si è ancora reso conto del fatto che
non farà più il premier? «Per una ragione profonda, non politica», sostiene Becchi. «Di Maio e il
gruppo dirigente del M5S, ma la considerazione vale anche per i militanti, sono
ormai persone che vivono di rancore, di passioni tristi. Il risentimento li
blocca e li bloccherà su tutto. Se non sei più in grado di contemplare una
ipotesi politica di
governo, se credi che avendo 11 milioni di voti alle spalle ti puoi comportare
come vuoi continuando a dire io-io-io, o me o nessuno, se Berlusconi ti dice
che non ha veti e tu continui a dire no, allora è finita». Questo lo ha detto,
a Di Maio?«Sì, ma non c’è stato verso». Come andrà a finire? «La crisi di governo li sta fregando –
chiosa Becchi – perché sta diventando anche e soprattutto colpa loro, di Di
Maio soprattutto. E se per caso si vota, i 5 Stelle potrebbero avere brutte
sorprese».
Matteo Salvini |
Articolo ripreso da Idee Libre
Foto riprese dal web ritenendole di pubblico dominio
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