La storia della canzone napoletana passa attraverso epoche diverse. Già nel XIII secolo si parlava, tra le ‘aule’ dell’Università
Partenopea (fondata da Federico II di Svevia), di prime forme di canzoni, perlopiù
sotto forma di poesia.
Intorno al ‘400 iniziarono a svilupparsi testi più
complessi, in forma di ballate e, in seguito, formalizzandosi nelle così
dette “Villanelle” (ovvero una composizione, principalmente di genere
profano con temi riguardanti la vita rustica e la satira), cui primi fautori
furono proprio i napoletani.
L’Ottocento vide l’ulteriore sviluppo delle villanelle in ritmi più complessi che
furono alla base dei ritmi caratterizzanti la Tarantella, in tutte le sue
forme regionali del Sud Italia.
La canzone napoletana è stata per secoli mezzo di
diffusione di moti popolari, come per ‘0
Cunto ‘e Masaniello, o il Canto
dei Sanfedisti, o Italiella,
il cui testo satirico denunciava la condizione delle popolazioni meridionali al
momento dell’Unità d’Italia.
A voler fare una ricerca filologica di molti di questi
testim hanno lavorato, negli anni Sessanta, diversi gruppi, primo fra tutti
la Nuova
Compagnia di Canto Popolare (NCCP), fondata nel ‘66 da Eugenio
Bennato, Carlo D’Angiò, Roberto de Simone, Giovanni Mauriello, successivamente
‘raggiunti’ da Peppe Barra, Patrizia Schettino, Patrizio Trampetti, Fausta
Vetere e Nunzio Areni.
La Compagnia contribuì fortemente alla realizzazione
di antichissimi brani della tradizione popolare, restituendone il suono, che
altrimenti sarebbe stato dimenticato (essendo molti di questi trasmessi
oralmente).
La canzone napoletana (in particolare quella popolare) è stata veicolo della voce di un Popolo (come
quello napoletano) con un forte senso di comunità, a tratti rivelatosi
“ingovernabile” per coloro che tentarono di gestire la loro individuale libertà.
Un popolo abituato a resistere, che per secoli si è dimostrato capace di grandi
rivoluzioni, tutte, in un certo senso direzionate dalla canzone popolare,
stendardo di ogni moto sviluppatosi a Napoli nel corso degli anni, dalle
restaurazioni Borboniche della rivoluzione francese all’immediato secondo
dopoguerra.
La canzone napoletana è il lascito dei nostri antenati, fonte scritta di informazione non solo riguardo ad eventi e
tragedie, ma anche veicolo di trasmissione di veri e propri sentimenti popolari.
Fonti
-
Pasquale
Scialo, La canzone
napoletana
- Vittorio
Palliotti, Storia
della Canzone Italiana
- Ettore
De Mura, Enciclopedia
della Canzone Napoletana
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