L’Italia era primo partner commerciale
dell’Iraq al tempo dell’intervento contro Saddam.
Era il primo partner commerciale della Libia al
tempo dell’intervento contro Gheddafi e, “casualmente”, era primo partner
commerciale della Siria, prima che cominciassero le ostilità.
Catastrofico, poi, il crollo dell’ingente
fatturato del Made in Italy nella Russia vittima dell’embargo ordinato dagli
Usa e dall’Europa obbediente.
In tutto questo, oltre alle ingenti perdite
commerciali, lo Stato italiano sborsa 64 milioni di euro al giorno per i costi a
sostegno dei “contingenti di pace” (per meglio dire, è più onesto e veritiero
definirli “di guerra d’invasione”).
Nello scenario siriano, si ragiona come se
fosse in atto una guerra civile, ma è falso: è una guerra di potenze regionali
che hanno coinvolto mezzo mondo.
Lo scontro tra Iran e Arabia per l’egemonia sul
Golfo e sul Medio Oriente, il problema della sicurezza di Israele e la politica neo-ottomana
di Erdogan configurano uno scenario in cui la Francia sta cercando un suo
spazio, mettendo l’Europa davanti alla politica del fatto
compiuto.
Macron ci sta portando in guerra in Siria per
una politica che sarà
vantaggiosa solo per la Francia e per l’Arabia.
Difficile, invece, capire quale sia il
vantaggio per il resto d’Europa.
In mezzo a tutto questo, fa capolino Trump con
le sue sparate idiote, in stile berlusconiano vecchia maniera, su Twitter,
minaccia la guerra e poi se lo rimangia, come un bambino dal basso quoziente intellettivo.
La strategia di Trump dipende molto più da
obbligatori fattori di accondiscendenza con la politica interna del
potere finanziario, che gli detta la necessità di tali comportamenti infantili
se vuole scrollarsi di dosso le inchieste che lo riguardano.
Non è altro che un deja vue! Nulla di nuovo
nella politica criminale che indossa i finti panni di una democrazia che non
rispetta né l’umanità, né i diritti dei cittadini.
E in tutto questo, il bamboccio Di Maio e l’intero
M5S non sanno predicare altro che il taglio dei vitalizi ai parlamentari (che,
per carità, vanno tagliati e ridimensionati, ma non sono il problema prioritario
su cui appoggiare oggi un intero programma politico), i quali, per la cronaca,
ammontano a meno di 200 milioni di euro annui, l’equivalente dei costi delle
nostre forze armate per tre giorni di guerre d’invasione. Pardon, di “contingenti
di pace”.
Sempre per dovere di cronaca: il Vaticano ci
costa in totale circa 30 miliardi di euro annui, pari a 15 anni di spese per i
vitalizi parlamentari (ma questo nessuna coalizione politica osa dirlo).
Nino
Caliendo
Parte dei contenuti è ripresa dalle
dichiarazioni di Mario Mauro rilasciate a Paolo Vites nell’intervista “Guerra in Siria,
Macron ci sta portando in guerra per arricchire la Francia”, pubblicata da “Il Sussidiario” il 13/4/2018
Foto da Wikipedia
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